La Rivoluzione tunisina è stata di fatto considerata come la prima delle rivoluzioni della cosiddetta Primavera araba, fonte di un “contagio” che, con un effetto domino, ha investito tante altre città del Maghreb e del Medio Oriente, per poi arrivare anche in Europa. Tante forme di contestazione, rivolta, rivoluzione che, secondo molti osservatori, hanno significato, per il Nord Africa e il Medio Oriente, un cambiamento di impatto paragonabile a quello della caduta del muro di Berlino del 1989 per i Paesi dell'Est dell'Europa. Al di là delle obiezioni che si possono fare a quest'assunto, gli effetti dei moti di contestazione hanno costituito una “rottura” nella geografia politica di questi territori, in cui molte città e molti spazi pubblici hanno rappresentato contemporaneamente un enjeu territoriale, un “luogo d’elezione” e un “nodo cruciale” delle pratiche sociali della contestazione e della rivendicazione. La nostra ipotesi di partenza è che gli spazi pubblici di Tunisi – e in particolare quelli del suo alveo centrale composto dalla Kasbah, dalla Medina e dall’Avenue Bourguiba – rappresentino i luoghi che, a distanza di due anni, permangono intrisi della carica di auto-organizzazione dei cittadini. Luoghi nei quali si concentrano i significati condivisi dell’appartenenza civile e politica oltre ad essere quelli in cui sono più esplicite o evidenti le trasformazioni post-rivoluzionarie dell’uso e delle pratiche dello spazio. Nel contesto di tensione sociale e di contestazione politica, gli spazi pubblici del centro di Tunisi costituiscono lo scenario principale del ribaltamento del regime politico, quanto una sorta di “teatro territoriale” delle forme di mobilitazione sociale e politica. Essi paiono in grado di sintetizzare un “movimento sociale” contestualizzato e temporalmente definito ma, anche, un fenomeno più globale nel quale l'intera società locale appare in movimento. La geografia di questi spazi pubblici si “riscrive” attraverso l'emergere di pratiche e consapevolezze nuove, nel rinnovamento delle temporalità e dei modi di frequentazione, nella modificazione delle forme, dei significati e delle consapevolezze del paesaggio urbano. Queste forme di ri-territorializzazione della città e degli spazi pubblici sono al cuore della nostra web-ricerca. Negli spazi apparentemente neutri delle piazze urbane ha preso corpo una nuova riconfigurazione dell'agire politico e civile, della produzione di discorso e delle pratiche di mobilitazione, impossibili in questi contesti per molti decenni. Una riconfigurazione sociale e spaziale che, partendo da un evento eccezionale come una rivoluzione, mette in luce le capacità di continua reinvenzione dello spazio pubblico.
Web Ricerca Al Centro di Tunisi. Geografie dello spazio pubblico dopo una rivoluzione http://webdoc.unica.it/it/index.html#Home
CATTEDRA, RAFFAELE;MEMOLI, MAURIZIO;
2013-01-01
Abstract
La Rivoluzione tunisina è stata di fatto considerata come la prima delle rivoluzioni della cosiddetta Primavera araba, fonte di un “contagio” che, con un effetto domino, ha investito tante altre città del Maghreb e del Medio Oriente, per poi arrivare anche in Europa. Tante forme di contestazione, rivolta, rivoluzione che, secondo molti osservatori, hanno significato, per il Nord Africa e il Medio Oriente, un cambiamento di impatto paragonabile a quello della caduta del muro di Berlino del 1989 per i Paesi dell'Est dell'Europa. Al di là delle obiezioni che si possono fare a quest'assunto, gli effetti dei moti di contestazione hanno costituito una “rottura” nella geografia politica di questi territori, in cui molte città e molti spazi pubblici hanno rappresentato contemporaneamente un enjeu territoriale, un “luogo d’elezione” e un “nodo cruciale” delle pratiche sociali della contestazione e della rivendicazione. La nostra ipotesi di partenza è che gli spazi pubblici di Tunisi – e in particolare quelli del suo alveo centrale composto dalla Kasbah, dalla Medina e dall’Avenue Bourguiba – rappresentino i luoghi che, a distanza di due anni, permangono intrisi della carica di auto-organizzazione dei cittadini. Luoghi nei quali si concentrano i significati condivisi dell’appartenenza civile e politica oltre ad essere quelli in cui sono più esplicite o evidenti le trasformazioni post-rivoluzionarie dell’uso e delle pratiche dello spazio. Nel contesto di tensione sociale e di contestazione politica, gli spazi pubblici del centro di Tunisi costituiscono lo scenario principale del ribaltamento del regime politico, quanto una sorta di “teatro territoriale” delle forme di mobilitazione sociale e politica. Essi paiono in grado di sintetizzare un “movimento sociale” contestualizzato e temporalmente definito ma, anche, un fenomeno più globale nel quale l'intera società locale appare in movimento. La geografia di questi spazi pubblici si “riscrive” attraverso l'emergere di pratiche e consapevolezze nuove, nel rinnovamento delle temporalità e dei modi di frequentazione, nella modificazione delle forme, dei significati e delle consapevolezze del paesaggio urbano. Queste forme di ri-territorializzazione della città e degli spazi pubblici sono al cuore della nostra web-ricerca. Negli spazi apparentemente neutri delle piazze urbane ha preso corpo una nuova riconfigurazione dell'agire politico e civile, della produzione di discorso e delle pratiche di mobilitazione, impossibili in questi contesti per molti decenni. Una riconfigurazione sociale e spaziale che, partendo da un evento eccezionale come una rivoluzione, mette in luce le capacità di continua reinvenzione dello spazio pubblico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.