Poche questioni sono state maggiormente seguite da Aldo Moro quando fu presidente del Consiglio nel periodo 1963-1968 di quella dell’Alto Adige/Sudtirolo che turbò gravemente le relazioni tra l’Italia e il mondo tedesco e alla cui soluzione diede un contributo decisivo. Il problema della minoranza di lingua tedesca in Alto Adige (i sudtirolesi), annessa forzatamente dall’Italia dopo la prima guerra mondiale, divenne drammatico dal 1961 al 1967 quando vi fu anche il ricorso al terrorismo da parte degli estremisti sudtirolesi che causò una ventina di morti. Era un problema molto complesso perché molti sudtirolesi volevano non una maggiore autonomia, ma il distacco dall’Italia, mentre le destre della Penisola e molti italiani, in particolare quelli abitanti in Alto Adige, erano contrari a concessioni. Inoltre, in base agli accordi De Gasperi-Gruber del 9 settembre 1946, l’Austria era parte in causa e si poneva come sostenitrice delle istanze dei sudtirolesi. La questione era quindi anche internazionale ed ancor più complicata dal fatto che molti in Italia accusavano ingiustamente soprattutto ambienti della Germania di Bonn per gli attentati terroristici. Moro mantenne sempre buoni rapporti con la RFG e, dando fondo a tutte le sue capacità di mediatore e di profondo intellettuale, fu il principale protagonista dell’accordo con l’Austria da lui stesso siglato il 30 novembre 1969 a Copenaghen quando era ministro degli Esteri. In particolare, lo statista pugliese stabilì uno stretto contatto con il leader della Südtiroler Volkspartei Silvius Magnago concordando, dopo lunghe trattative, il cosidetto «Pacchetto» con 137 misure per ampliare l’autonomia della provincia di Bolzano. Nello stesso tempo Moro, grazie anche agli sforzi dei suoi principali negoziatori con gli austriaci, i suoi diplomatici di fiducia Mario Toscano e Roberto Gaia, convinse anche Vienna ad accettare l’accordo senza che all’Italia derivassero maggiori impegni internazionali rispetto a quelli degli accordi De Gasperi-Gruber. Sembra che Moro avesse anche il disegno strategico di creare un blocco tra «Paesi di buona volontà» quali Italia, Austria e Iugoslavia per contribuire alla distensione internazionale.

Aldo Moro e la soluzione della questione sudtirolese

SCARANO, FEDERICO
2014-01-01

Abstract

Poche questioni sono state maggiormente seguite da Aldo Moro quando fu presidente del Consiglio nel periodo 1963-1968 di quella dell’Alto Adige/Sudtirolo che turbò gravemente le relazioni tra l’Italia e il mondo tedesco e alla cui soluzione diede un contributo decisivo. Il problema della minoranza di lingua tedesca in Alto Adige (i sudtirolesi), annessa forzatamente dall’Italia dopo la prima guerra mondiale, divenne drammatico dal 1961 al 1967 quando vi fu anche il ricorso al terrorismo da parte degli estremisti sudtirolesi che causò una ventina di morti. Era un problema molto complesso perché molti sudtirolesi volevano non una maggiore autonomia, ma il distacco dall’Italia, mentre le destre della Penisola e molti italiani, in particolare quelli abitanti in Alto Adige, erano contrari a concessioni. Inoltre, in base agli accordi De Gasperi-Gruber del 9 settembre 1946, l’Austria era parte in causa e si poneva come sostenitrice delle istanze dei sudtirolesi. La questione era quindi anche internazionale ed ancor più complicata dal fatto che molti in Italia accusavano ingiustamente soprattutto ambienti della Germania di Bonn per gli attentati terroristici. Moro mantenne sempre buoni rapporti con la RFG e, dando fondo a tutte le sue capacità di mediatore e di profondo intellettuale, fu il principale protagonista dell’accordo con l’Austria da lui stesso siglato il 30 novembre 1969 a Copenaghen quando era ministro degli Esteri. In particolare, lo statista pugliese stabilì uno stretto contatto con il leader della Südtiroler Volkspartei Silvius Magnago concordando, dopo lunghe trattative, il cosidetto «Pacchetto» con 137 misure per ampliare l’autonomia della provincia di Bolzano. Nello stesso tempo Moro, grazie anche agli sforzi dei suoi principali negoziatori con gli austriaci, i suoi diplomatici di fiducia Mario Toscano e Roberto Gaia, convinse anche Vienna ad accettare l’accordo senza che all’Italia derivassero maggiori impegni internazionali rispetto a quelli degli accordi De Gasperi-Gruber. Sembra che Moro avesse anche il disegno strategico di creare un blocco tra «Paesi di buona volontà» quali Italia, Austria e Iugoslavia per contribuire alla distensione internazionale.
2014
9788849841978
Aldo Moro; Questione sudtirolese; Rapporti Italia-Austria anni '60
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