Dal 1° gennaio 2005 le società italiane quotate in un mercato regolamentato europeo redigono il proprio bilancio consolidato in conformità al modello IASB. Tale prescrizione è stata poi estesa, principalmente, ai bilanci di esercizio delle società quotate a partire dall’esercizio 2006. L’adozione degli IAS/IFRS rappresentata una sorta di “rivoluzione” rispetto alle tradizioni negli studi economico-aziendali del nostro Paese. Sotto il profilo della logica contabile, il modello di bilancio IASB risponde a un’impostazione di natura patrimonialista. Nel sistema patrimoniale il fine primario risiede nella rilevazione della consistenza del patrimonio aziendale e delle sue variazioni per effetto delle operazioni di gestione. In realtà, simili concetti non sono del tutto nuovi in Italia. Essi sono rintracciabili nel sistema contabile patrimoniale teorizzato da Fabio Besta sul finire del XIX secolo. Obiettivo del presente lavoro di tesi è l’analisi del pensiero di Fabio Besta al fine di metterne in evidenza aspetti di attualità alla luce dell’introduzione del modello di bilancio IASB. In particolare, l’analisi si concentra sui fondamenti delle rilevazioni di bilancio e sui criteri di valutazione degli elementi patrimoniali, senza tralasciare i differenti periodi storici in cui i due approcci si sono sviluppati. Dallo studio emerge che le similarità tra i due approcci trovano riscontro a partire dalla condivisa impostazione patrimonialista e dalla valutazione dei beni facenti parte del patrimonio aziendale. La prima è riconducibile ai concetti di costo e ricavo che, per ambedue i modelli, risultano connessi con quelli di attività e di passività, in quanto i primi esprimono concettualmente una variazione dei secondi. Rispetto alla valutazione dei beni facenti parte del patrimonio aziendale, l’importanza che Besta ripone nell’attribuire un valore “reale” a tutti i beni patrimoniali mostra delle analogie con il criterio di valutazione al fair value.

Il modello di bilancio IASB alla luce del sistema patrimoniale di Fabio Besta

PAGLIETTI, PAOLA
2006-01-01

Abstract

Dal 1° gennaio 2005 le società italiane quotate in un mercato regolamentato europeo redigono il proprio bilancio consolidato in conformità al modello IASB. Tale prescrizione è stata poi estesa, principalmente, ai bilanci di esercizio delle società quotate a partire dall’esercizio 2006. L’adozione degli IAS/IFRS rappresentata una sorta di “rivoluzione” rispetto alle tradizioni negli studi economico-aziendali del nostro Paese. Sotto il profilo della logica contabile, il modello di bilancio IASB risponde a un’impostazione di natura patrimonialista. Nel sistema patrimoniale il fine primario risiede nella rilevazione della consistenza del patrimonio aziendale e delle sue variazioni per effetto delle operazioni di gestione. In realtà, simili concetti non sono del tutto nuovi in Italia. Essi sono rintracciabili nel sistema contabile patrimoniale teorizzato da Fabio Besta sul finire del XIX secolo. Obiettivo del presente lavoro di tesi è l’analisi del pensiero di Fabio Besta al fine di metterne in evidenza aspetti di attualità alla luce dell’introduzione del modello di bilancio IASB. In particolare, l’analisi si concentra sui fondamenti delle rilevazioni di bilancio e sui criteri di valutazione degli elementi patrimoniali, senza tralasciare i differenti periodi storici in cui i due approcci si sono sviluppati. Dallo studio emerge che le similarità tra i due approcci trovano riscontro a partire dalla condivisa impostazione patrimonialista e dalla valutazione dei beni facenti parte del patrimonio aziendale. La prima è riconducibile ai concetti di costo e ricavo che, per ambedue i modelli, risultano connessi con quelli di attività e di passività, in quanto i primi esprimono concettualmente una variazione dei secondi. Rispetto alla valutazione dei beni facenti parte del patrimonio aziendale, l’importanza che Besta ripone nell’attribuire un valore “reale” a tutti i beni patrimoniali mostra delle analogie con il criterio di valutazione al fair value.
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