L’introduzione delle nuove tecnologie nell’ambito dei procedimenti amministrativi è stata spesso associata all’idea di un cambiamento rivoluzionario, capace di ridurre, se non di eliminare del tutto, le patologie degli atti autoritativi. In quest’ottica, la “macchina” farebbe le stesse cose che fa l’uomo ma in tempi più brevi e senza possibilità di errore; il procedimento automatizzato diverrebbe dunque lo strumento più idoneo a perseguire, prima ancora degli obiettivi di efficacia ed economicità, il fine della legalità dell’azione amministrativa. Il dibattito scientifico più attento ha peraltro evidenziato come lo sviluppo tecnologico non sia «per nulla neutrale e oggettivo», quanto piuttosto accompagnato da incertezze e contraddizioni, destinate a ripercuotersi, inevitabilmente, sui soggetti preposti all’elaboratore e sull’attività da essi svolta. Il lavoro, analizza le ricadute, sul piano giuridico, della diffusione del calcolatore, con specifico riferimento all’automazione dei procedimenti di competenza delle pubbliche amministrazioni, individuando le (possibili) anormalità degli atti amministrativi informatici ed interrogandosi, al contempo, sulla compatibilità tra l’informatizzazione “spinta” delle procedure ed i principi che regolano il corretto esercizio della funzione amministrativa.

Contributo ad uno studio sull’anormalità dell’atto amministrativo informatico

PUDDU, STEFANIA
2006-01-01

Abstract

L’introduzione delle nuove tecnologie nell’ambito dei procedimenti amministrativi è stata spesso associata all’idea di un cambiamento rivoluzionario, capace di ridurre, se non di eliminare del tutto, le patologie degli atti autoritativi. In quest’ottica, la “macchina” farebbe le stesse cose che fa l’uomo ma in tempi più brevi e senza possibilità di errore; il procedimento automatizzato diverrebbe dunque lo strumento più idoneo a perseguire, prima ancora degli obiettivi di efficacia ed economicità, il fine della legalità dell’azione amministrativa. Il dibattito scientifico più attento ha peraltro evidenziato come lo sviluppo tecnologico non sia «per nulla neutrale e oggettivo», quanto piuttosto accompagnato da incertezze e contraddizioni, destinate a ripercuotersi, inevitabilmente, sui soggetti preposti all’elaboratore e sull’attività da essi svolta. Il lavoro, analizza le ricadute, sul piano giuridico, della diffusione del calcolatore, con specifico riferimento all’automazione dei procedimenti di competenza delle pubbliche amministrazioni, individuando le (possibili) anormalità degli atti amministrativi informatici ed interrogandosi, al contempo, sulla compatibilità tra l’informatizzazione “spinta” delle procedure ed i principi che regolano il corretto esercizio della funzione amministrativa.
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