Il volume, che contiene due saggi dell’antropologa Maria Gabriella Da Re e dell’architetto Paolo Sanjust, docenti all’Università di Cagliari, e foto di Marcello Stefanini, propone una visione contemporanea sulla vicenda e sugli spazi della bonifica di Arborea. Realizzata a partire dagli anni ’10 del XX secolo, la bonifica ha prodotto la realizzazione di una piccola città di fondazione e di 6 centri colonici, la sistemazione idraulica e la messa a coltura di quasi 20.000 ettari di territorio paludoso, il trasferimento di centinaia di famiglie dal veneto e dal ferrarese. Le riflessioni proposte dagli autori sottolineano i diversi aspetti sociali e umani (Da Re), dell’architettura e del paesaggio antropizzato (Sanjust) e, attraverso la campagna fotografica di Stefanini, evidenziano il trascorrere del tempo sulle strutture e sugli spazi della bonifica. Nel contributo di Sanjust vengono analizzate le due fasi delle architetture arborensi, una di ispirazione neomedievale e l’altra modernista, che sembrano non fondersi in armonico disegno, ma convivere e giustapporsi. In particolare il saggio si sofferma su alcuni edifici di pregio: l’idrovora di Sassu, la Casa del fascio e la Casa del Balilla. La prima viene descritta in termini nuovi e con qualche implicito problema di attribuzione, sottolineando la differenza tra il primo progetto, tradizionalista, e il secondo, modernista anche in termini costruttivi, un manufatto di alta qualità architettonica, che si perde tuttavia nelle parti appesantite da decorazioni richiamanti il regime. Anche qui una sorta di giustapposizione tra le due facciate dell’edificio, che sembra alludere ad una possibile interpretazione dell’intero periodo della storia italiana. Ispirate al più schietto modernismo sono le due Case del Fascio e del Balilla dell’architetto Ceas, catapultate in un contesto rurale con il quale non dialogano, restando nel loro prezioso isolamento tra i migliori esempi del modernismo in Sardegna.
Arborea nei paesaggi della bonifica
SANJUST, PAOLO;DA RE, MARIA GABRIELLA
2009-01-01
Abstract
Il volume, che contiene due saggi dell’antropologa Maria Gabriella Da Re e dell’architetto Paolo Sanjust, docenti all’Università di Cagliari, e foto di Marcello Stefanini, propone una visione contemporanea sulla vicenda e sugli spazi della bonifica di Arborea. Realizzata a partire dagli anni ’10 del XX secolo, la bonifica ha prodotto la realizzazione di una piccola città di fondazione e di 6 centri colonici, la sistemazione idraulica e la messa a coltura di quasi 20.000 ettari di territorio paludoso, il trasferimento di centinaia di famiglie dal veneto e dal ferrarese. Le riflessioni proposte dagli autori sottolineano i diversi aspetti sociali e umani (Da Re), dell’architettura e del paesaggio antropizzato (Sanjust) e, attraverso la campagna fotografica di Stefanini, evidenziano il trascorrere del tempo sulle strutture e sugli spazi della bonifica. Nel contributo di Sanjust vengono analizzate le due fasi delle architetture arborensi, una di ispirazione neomedievale e l’altra modernista, che sembrano non fondersi in armonico disegno, ma convivere e giustapporsi. In particolare il saggio si sofferma su alcuni edifici di pregio: l’idrovora di Sassu, la Casa del fascio e la Casa del Balilla. La prima viene descritta in termini nuovi e con qualche implicito problema di attribuzione, sottolineando la differenza tra il primo progetto, tradizionalista, e il secondo, modernista anche in termini costruttivi, un manufatto di alta qualità architettonica, che si perde tuttavia nelle parti appesantite da decorazioni richiamanti il regime. Anche qui una sorta di giustapposizione tra le due facciate dell’edificio, che sembra alludere ad una possibile interpretazione dell’intero periodo della storia italiana. Ispirate al più schietto modernismo sono le due Case del Fascio e del Balilla dell’architetto Ceas, catapultate in un contesto rurale con il quale non dialogano, restando nel loro prezioso isolamento tra i migliori esempi del modernismo in Sardegna.File | Dimensione | Formato | |
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