L’analisi prende l’avvio dalle prime attestazioni scrittorie della Sardegna in età medievale: scritture di carattere eminentemente giuridico e documentario, ma pure con emergenze di carattere storiografico e narrativo. In tale “preistoria” di una letteratura di Sardegna, obbediente ancora a scopi prevalentemente pragmatici, l’attività scrittoria sarda si trova legata a quella che è l’idea e la pratica della produzione testuale del medioevo, in cui la “scrittura letteraria” non ha ancora acquisito una sua autonomia, né fa riferimento a un’estetica o a una poetica già delineata e predefinita. Tuttavia, se le maggiori letterature europee si mostrano già sulla via di un’autonomia almeno intrinseca, che si espliciterà maggiormente nei secoli successivi, le scritture sarde manifestano in misura maggiore l’attinenza alla sfera pragmatica. Ciò non significa tuttavia che siano esenti da un’impostazione o da un’elaborazione retorica e funzionale: esse infatti presuppongono schemi narrativi a monte, e un’impostazione semiotica predisposta e programmata. Emergono così narrazioni documentarie e testimoniali, racconti che, pur essendo registrazioni dell’accaduto, assumono un valore talvolta “esemplare” e talvolta un andamento drammatico. È questo il caso di numerose schede dei Condaghes, tradizionalmente considerati come testi di carattere meramente probatorio, che forniscono invece una serie di esempi di intenzionalità narrativa, realizzata mediante una drammatizzazione del racconto e l’uso frequente di sequenze dialogiche. Gli evidenti rinvii alle modalità della narrazione orale non costituiscono tuttavia una spia del carattere immediato e naïf di queste scritture, che si innestano invece su strutture stilistiche e procedure narrative tipiche del testo biblico, modello imprescindibile per gli scriptores di ambito monastico. L’influenza di modelli di matrice “colta” risulta determinante anche nella stesura del Libellus Judicum Turritanorum, prima cronaca della Sardegna medioevale, in cui si realizza la sovrapposizione dei moduli della narrativa esemplare ed agiografica sul dato storico e cronachistico. Il discorso narrativo, didattico e esemplare, che si snoda attraverso la parabola della dinastia giudicale del Logudoro, inserisce la registrazione di eventi realmente accaduti all’interno di una prospettiva che trasfigura il dato in exemplum, la successione cronologica in disegno provvidenziale volto a strutturare in un quadro interpretativo organico la successione degli eventi. Non solo l’aurora di una scrittura storiografica quindi, ma piuttosto una testimonianza dell’inizio della scrittura letteraria in Sardegna.

Alle origini della scrittura letteraria in Sardegna

SERRA, PATRIZIA MARIA
2012-01-01

Abstract

L’analisi prende l’avvio dalle prime attestazioni scrittorie della Sardegna in età medievale: scritture di carattere eminentemente giuridico e documentario, ma pure con emergenze di carattere storiografico e narrativo. In tale “preistoria” di una letteratura di Sardegna, obbediente ancora a scopi prevalentemente pragmatici, l’attività scrittoria sarda si trova legata a quella che è l’idea e la pratica della produzione testuale del medioevo, in cui la “scrittura letteraria” non ha ancora acquisito una sua autonomia, né fa riferimento a un’estetica o a una poetica già delineata e predefinita. Tuttavia, se le maggiori letterature europee si mostrano già sulla via di un’autonomia almeno intrinseca, che si espliciterà maggiormente nei secoli successivi, le scritture sarde manifestano in misura maggiore l’attinenza alla sfera pragmatica. Ciò non significa tuttavia che siano esenti da un’impostazione o da un’elaborazione retorica e funzionale: esse infatti presuppongono schemi narrativi a monte, e un’impostazione semiotica predisposta e programmata. Emergono così narrazioni documentarie e testimoniali, racconti che, pur essendo registrazioni dell’accaduto, assumono un valore talvolta “esemplare” e talvolta un andamento drammatico. È questo il caso di numerose schede dei Condaghes, tradizionalmente considerati come testi di carattere meramente probatorio, che forniscono invece una serie di esempi di intenzionalità narrativa, realizzata mediante una drammatizzazione del racconto e l’uso frequente di sequenze dialogiche. Gli evidenti rinvii alle modalità della narrazione orale non costituiscono tuttavia una spia del carattere immediato e naïf di queste scritture, che si innestano invece su strutture stilistiche e procedure narrative tipiche del testo biblico, modello imprescindibile per gli scriptores di ambito monastico. L’influenza di modelli di matrice “colta” risulta determinante anche nella stesura del Libellus Judicum Turritanorum, prima cronaca della Sardegna medioevale, in cui si realizza la sovrapposizione dei moduli della narrativa esemplare ed agiografica sul dato storico e cronachistico. Il discorso narrativo, didattico e esemplare, che si snoda attraverso la parabola della dinastia giudicale del Logudoro, inserisce la registrazione di eventi realmente accaduti all’interno di una prospettiva che trasfigura il dato in exemplum, la successione cronologica in disegno provvidenziale volto a strutturare in un quadro interpretativo organico la successione degli eventi. Non solo l’aurora di una scrittura storiografica quindi, ma piuttosto una testimonianza dell’inizio della scrittura letteraria in Sardegna.
2012
9788820410711
testi sardi medioevali; Condaghes; Libellus Iudicum Turritanorum
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