L’avvento delle bocche da fuoco e lo sviluppo delle moderne tecniche ossidionali conducono, a partire dalla seconda metà del Quattrocento, ad un adeguamento delle cinte medievali, divenute oramai incapaci di resistere alle bordate dei cannoni ed a consentire le manovre degli stessi. La frenetica attività svolta da studiosi e uomini d’arme nella ricerca delle soluzioni tecniche che garantissero la difesa di città e territori conduce a numerosi interventi progettuali che interessano la penisola italiana e con particolare intensità, a partire dalla fine del Quattrocento, anche la Sardegna. Alla scuola italiana ed in particolare all’opera di Francesco di Giorgio Martini e dei Sangallo si deve la paternità della soluzione formale che garantirà la copertura completa della linea difensiva, attraverso una architettura funzionale, che trova nel bastione pentagonale, l’elemento caratterizzante delle cosiddette “fortificazioni alla moderna”. Gli ingegneri militari, in mancanza di istituti di istruzione, si formano sui campi di battaglia ed alla pratica è assegnata una importanza maggiore rispetto allo studio dei trattati che diverranno “specialistici” ed avranno maggior diffusione solo a partire dalla seconda metà del Cinquecento. L’occupazione di Otranto (1480) da parte dei Turchi darà una spinta decisiva verso una politica di ammodernamento delle difese del Capoluogo isolano, all’epoca sotto il dominio aragonese, che condurrà tra la fine del secolo e gli inizi del Cinquecento alla realizzazione dei primi interventi, promossi dal vicerè Joan Dusay (1499-1507). Tali opere puntuali poste in essere nell’area di San Pancrazio e nell’area di Santa Croce e gli interventi messi in atto intorno agli anni ’20 (citati nel 1523 all’interno del Memoriale del Marchese di Pescara Ferdinando de Avalos e nella relazione che nel 1551 il Governatore del Capo di Cagliari Gerolamo de Aragall presenta a Carlo V), precederanno il primo disegno organico esteso all’intera città ed affidato ad uno specialista, il cremonese Rocco Capellino, inviato nell’Isola dal sovrano spagnolo nel 1552. A questa data si deve infatti la soluzione progettuale per la difesa dei quartieri di Marina e Castello, opera di un ingegnere militare che nell’arco di un ventennio prenderà parte a vari livelli alla realizzazione dei baluardi di Cagliari e Alghero, ideando inoltre le soluzioni progettuali per difese delle città di Oristano e Sassari. A partire dal 1563 opera nell’Isola il ticinese Jacopo Palearo Fratino “El fratin” il quale durante il soggiorno di due mesi e mezzo modifica i disegni del Capellino per le opere in fase in esecuzione nei cantieri di Cagliari e Alghero e fornisce al Capellino una serie indicazioni progettuali ed esecutive per la prosecuzione dei lavori. Le indicazioni di El fratin non trovano completa attuazione nel periodo che segue la sua visita, in quanto l’ingegnere cremonese persevera nella conduzione delle opere secondo il suo pensiero progettuale e questo determina nel 1573 l’arrivo di Giorgio Palearo, anch’egli esperto nell’arte di “fabbricar fortezze”, con il compito di far rispettare la traça del fratello Jacopo. La permanenza di Giorgio nell’Isola si protrae sino all’estate del 1578; nell’arco di questo periodo egli realizza numerosi elaborati grafici tra i quali le planimetrie del 1573, documenti nei quale compaiono lo stato delle opere realizzate sino ad allora a Cagliari e Alghero, le modifiche previste dal disegno di Jacopo del 1563 ed una personale ipotesi di ampliamento del circuito difensivo nel quale includere il quartiere di Stampace a Cagliari e avanzare con un’opera a tenaglia il fronte di terra ad Alghero. Faranno seguito nel 1575 il progetto della cortina di Santa Chiara nel Capoluogo e della fortezza di San Giuliano ad Alghero, nel 1578 la soluzione progettuale per la cinta muraria di Villamassargia e le viste assonometriche delle due piazzeforti isolane, rappresentazione grafica delle opere portate a compimento sotto la sua supervisione. Attraverso l’analisi dei progetti, lo studio della trattatistica militare (in particolare del trattato “Della fortificatione delle città” del Maggi & Castriotto, edito a Venezia nel 1564 e citato da Jacopo Palearo quale testo di riferimento utilizzato per la realizzazione dei baluardi di Cagliari) ed i rilievi delle strutture esistenti il contributo si propone di tracciare un profilo tecnico degli specialisti che hanno operato nei cantieri di Cagliari nel periodo 1552-1578, inquadrandone le caratteristiche progettuali nel più ampio panorama europeo dell’epoca.

Forma e progetto della piazzaforte di Cagliari nel periodo 1552-1578. L’arrivo degli specialisti Rocco Capellino e i Paleari Fratino

PIRINU, ANDREA
2015-01-01

Abstract

L’avvento delle bocche da fuoco e lo sviluppo delle moderne tecniche ossidionali conducono, a partire dalla seconda metà del Quattrocento, ad un adeguamento delle cinte medievali, divenute oramai incapaci di resistere alle bordate dei cannoni ed a consentire le manovre degli stessi. La frenetica attività svolta da studiosi e uomini d’arme nella ricerca delle soluzioni tecniche che garantissero la difesa di città e territori conduce a numerosi interventi progettuali che interessano la penisola italiana e con particolare intensità, a partire dalla fine del Quattrocento, anche la Sardegna. Alla scuola italiana ed in particolare all’opera di Francesco di Giorgio Martini e dei Sangallo si deve la paternità della soluzione formale che garantirà la copertura completa della linea difensiva, attraverso una architettura funzionale, che trova nel bastione pentagonale, l’elemento caratterizzante delle cosiddette “fortificazioni alla moderna”. Gli ingegneri militari, in mancanza di istituti di istruzione, si formano sui campi di battaglia ed alla pratica è assegnata una importanza maggiore rispetto allo studio dei trattati che diverranno “specialistici” ed avranno maggior diffusione solo a partire dalla seconda metà del Cinquecento. L’occupazione di Otranto (1480) da parte dei Turchi darà una spinta decisiva verso una politica di ammodernamento delle difese del Capoluogo isolano, all’epoca sotto il dominio aragonese, che condurrà tra la fine del secolo e gli inizi del Cinquecento alla realizzazione dei primi interventi, promossi dal vicerè Joan Dusay (1499-1507). Tali opere puntuali poste in essere nell’area di San Pancrazio e nell’area di Santa Croce e gli interventi messi in atto intorno agli anni ’20 (citati nel 1523 all’interno del Memoriale del Marchese di Pescara Ferdinando de Avalos e nella relazione che nel 1551 il Governatore del Capo di Cagliari Gerolamo de Aragall presenta a Carlo V), precederanno il primo disegno organico esteso all’intera città ed affidato ad uno specialista, il cremonese Rocco Capellino, inviato nell’Isola dal sovrano spagnolo nel 1552. A questa data si deve infatti la soluzione progettuale per la difesa dei quartieri di Marina e Castello, opera di un ingegnere militare che nell’arco di un ventennio prenderà parte a vari livelli alla realizzazione dei baluardi di Cagliari e Alghero, ideando inoltre le soluzioni progettuali per difese delle città di Oristano e Sassari. A partire dal 1563 opera nell’Isola il ticinese Jacopo Palearo Fratino “El fratin” il quale durante il soggiorno di due mesi e mezzo modifica i disegni del Capellino per le opere in fase in esecuzione nei cantieri di Cagliari e Alghero e fornisce al Capellino una serie indicazioni progettuali ed esecutive per la prosecuzione dei lavori. Le indicazioni di El fratin non trovano completa attuazione nel periodo che segue la sua visita, in quanto l’ingegnere cremonese persevera nella conduzione delle opere secondo il suo pensiero progettuale e questo determina nel 1573 l’arrivo di Giorgio Palearo, anch’egli esperto nell’arte di “fabbricar fortezze”, con il compito di far rispettare la traça del fratello Jacopo. La permanenza di Giorgio nell’Isola si protrae sino all’estate del 1578; nell’arco di questo periodo egli realizza numerosi elaborati grafici tra i quali le planimetrie del 1573, documenti nei quale compaiono lo stato delle opere realizzate sino ad allora a Cagliari e Alghero, le modifiche previste dal disegno di Jacopo del 1563 ed una personale ipotesi di ampliamento del circuito difensivo nel quale includere il quartiere di Stampace a Cagliari e avanzare con un’opera a tenaglia il fronte di terra ad Alghero. Faranno seguito nel 1575 il progetto della cortina di Santa Chiara nel Capoluogo e della fortezza di San Giuliano ad Alghero, nel 1578 la soluzione progettuale per la cinta muraria di Villamassargia e le viste assonometriche delle due piazzeforti isolane, rappresentazione grafica delle opere portate a compimento sotto la sua supervisione. Attraverso l’analisi dei progetti, lo studio della trattatistica militare (in particolare del trattato “Della fortificatione delle città” del Maggi & Castriotto, edito a Venezia nel 1564 e citato da Jacopo Palearo quale testo di riferimento utilizzato per la realizzazione dei baluardi di Cagliari) ed i rilievi delle strutture esistenti il contributo si propone di tracciare un profilo tecnico degli specialisti che hanno operato nei cantieri di Cagliari nel periodo 1552-1578, inquadrandone le caratteristiche progettuali nel più ampio panorama europeo dell’epoca.
2015
978 88 917 1151 9
Cinquecento, baluardi, ingegneri, Cagliari, Sardegna
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