Il palazzo dell'Enel di Cagliari, progettato nel 1956 dall'ingegnere e architetto Gigi Ghò e inaugurato nel 1961, si configura come l'esito di una riuscita ricerca di equilibrio tra il linguaggio architettonico riconducibile alla scuola di Giò Ponti e la nuova tecnologia delle facciate che furono realizzate in Italia tra i primi anni cinquanta e la metà degli anni sessanta. Gli apporti innovativi più interessanti si concentrano nel fronte principale dell’edificio, un piccolo grattacielo di tredici piani che si affaccia verso il porto e fa da sfondo a una delle arterie più importanti della città. L'archetipo del curtain wall internazionale, composto da elementi prefabbricati in metallo e vetro, viene qui reinterpretato attraverso una parete composta da un esile e slanciato telaio in calcestruzzo lasciato a vista e da un sistema di frangisole in alluminio lega e poliestere che proteggono la parete più interna, concepita inizialmente come una vetrata a tutta altezza ma infine risolta nei primi piani con una finestra a nastro e negli ultimi con l'alternanza di aperture alte quanto l’interpiano e pannelli in muratura. La capacità espressiva della invenzione strutturale viene affidata ad alcune soluzioni di dettaglio che rivelano l'attitudine dell'autore alla sperimentazione tecnica e formale. Alla base i montanti verticali convergono a due a due in cinque originali "faticoni" a forcella 1 ancorati a una cerniera lasciata a vista. Mentre in sommità il telaio cede il passo alla copertura, una sottile struttura "in foglio" 2 realizzata in cemento armato, un origami composto dalla successione di falde che suppliscono all'assenza del timpano con la loro resistenza per forma e con la presenza di un corpo centrale di irrigidimento. L'esito è un curtain wall all'italiana la cui singolarità, come precisa Sergio Poretti, risiede nel fatto che non costituisce una trama superficiale indefinita, ma diventa componente di una figura architettonica compiuta che conserva la natura di parete con la sua concretezza materica e figurativa.

Il curtain wall “all’italiana” del palazzo dell'Enel di Gigi Ghò a Cagliari

Giuseppina Monni;Paolo Sanjust;Antonello Sanna
2017-01-01

Abstract

Il palazzo dell'Enel di Cagliari, progettato nel 1956 dall'ingegnere e architetto Gigi Ghò e inaugurato nel 1961, si configura come l'esito di una riuscita ricerca di equilibrio tra il linguaggio architettonico riconducibile alla scuola di Giò Ponti e la nuova tecnologia delle facciate che furono realizzate in Italia tra i primi anni cinquanta e la metà degli anni sessanta. Gli apporti innovativi più interessanti si concentrano nel fronte principale dell’edificio, un piccolo grattacielo di tredici piani che si affaccia verso il porto e fa da sfondo a una delle arterie più importanti della città. L'archetipo del curtain wall internazionale, composto da elementi prefabbricati in metallo e vetro, viene qui reinterpretato attraverso una parete composta da un esile e slanciato telaio in calcestruzzo lasciato a vista e da un sistema di frangisole in alluminio lega e poliestere che proteggono la parete più interna, concepita inizialmente come una vetrata a tutta altezza ma infine risolta nei primi piani con una finestra a nastro e negli ultimi con l'alternanza di aperture alte quanto l’interpiano e pannelli in muratura. La capacità espressiva della invenzione strutturale viene affidata ad alcune soluzioni di dettaglio che rivelano l'attitudine dell'autore alla sperimentazione tecnica e formale. Alla base i montanti verticali convergono a due a due in cinque originali "faticoni" a forcella 1 ancorati a una cerniera lasciata a vista. Mentre in sommità il telaio cede il passo alla copertura, una sottile struttura "in foglio" 2 realizzata in cemento armato, un origami composto dalla successione di falde che suppliscono all'assenza del timpano con la loro resistenza per forma e con la presenza di un corpo centrale di irrigidimento. L'esito è un curtain wall all'italiana la cui singolarità, come precisa Sergio Poretti, risiede nel fatto che non costituisce una trama superficiale indefinita, ma diventa componente di una figura architettonica compiuta che conserva la natura di parete con la sua concretezza materica e figurativa.
2017
978-88-96386-58-3
Gigi Ghò; curtain wall; tecnoclogia delle facciate; brise-soleil; sistema frangisole; palazzo per uffici
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