Dall’operato dell’Ing. Giovanni Antonio Carbonazzi, tra i pochi progettisti piemontesi di inizio Ottocento formatisi all’École Polytechnique, emergono oggi nuove informazioni sul trasferimento delle conoscenze tecniche e culturali dall’Oltralpe all’Italia. Nato nel 1792 a Felizzano, Carbonazzi ottenne il titolo di Allievo Ingegnere all’École Polytechnique e si specializzò nel Corpo di Ponts-et- Chaussées, dove rimase fino al rientro a Torino nel 1817. In patria entrò a far parte del Genio Civile, in cui divenne presto punto di riferimento nell’amministrazione centrale dei lavori pubblici. Da personaggio colto e altamente qualificato Carbonazzi impersonò le tensioni ma anche le virtù del fruttuoso ammodernamento delle infrastrutture del Regno, attuate per volontà regia; un compito assunto sempre con grande tenacia e forza tecnica dal respiro internazionale, nella consapevolezza di essere parte dell’epocale rivoluzione internazionale delle infrastrutture. Dal suo archivio emergono appunti, riflessioni e scritti teorici evidentemente debitori della cultura francese, anche se maggiore testimonianza del trasferimento delle tecnologie e conoscenze dalla Francia si registrano, nella sua carriera, nell’applicazione progettuale: Carbonazzi si cimentò con abilità negli ultimi ritrovati tecnici con arditi progetti di strade ferrate, canali navigabili, mulini e bonifiche, fino al progetto delle più tradizionali vie di comunicazione stradale. Soprattutto con il progetto di queste dimostrò di sapersi confrontare con le condizioni locali contribuendo a elevare il livello tecnico generale; ne è esempio l’innovativa operazione di costruzione della Strada Reale Carlo Felice, utile per collegare gli estremi capi dell’isola di Sardegna, i cui disegni d’archivio palesano l’aderenza con les applications a la construction des routes et des ponts, impartite nei cours de costrution parigini.
Cultura francese nel progetto delle infrastrutture di Giovanni Antonio Carbonazzi per il Regno di Sardegna. La Strada Reale da Cagliari a Porto Torres (1822), un bene paesaggistico
Stefano Mais
2018-01-01
Abstract
Dall’operato dell’Ing. Giovanni Antonio Carbonazzi, tra i pochi progettisti piemontesi di inizio Ottocento formatisi all’École Polytechnique, emergono oggi nuove informazioni sul trasferimento delle conoscenze tecniche e culturali dall’Oltralpe all’Italia. Nato nel 1792 a Felizzano, Carbonazzi ottenne il titolo di Allievo Ingegnere all’École Polytechnique e si specializzò nel Corpo di Ponts-et- Chaussées, dove rimase fino al rientro a Torino nel 1817. In patria entrò a far parte del Genio Civile, in cui divenne presto punto di riferimento nell’amministrazione centrale dei lavori pubblici. Da personaggio colto e altamente qualificato Carbonazzi impersonò le tensioni ma anche le virtù del fruttuoso ammodernamento delle infrastrutture del Regno, attuate per volontà regia; un compito assunto sempre con grande tenacia e forza tecnica dal respiro internazionale, nella consapevolezza di essere parte dell’epocale rivoluzione internazionale delle infrastrutture. Dal suo archivio emergono appunti, riflessioni e scritti teorici evidentemente debitori della cultura francese, anche se maggiore testimonianza del trasferimento delle tecnologie e conoscenze dalla Francia si registrano, nella sua carriera, nell’applicazione progettuale: Carbonazzi si cimentò con abilità negli ultimi ritrovati tecnici con arditi progetti di strade ferrate, canali navigabili, mulini e bonifiche, fino al progetto delle più tradizionali vie di comunicazione stradale. Soprattutto con il progetto di queste dimostrò di sapersi confrontare con le condizioni locali contribuendo a elevare il livello tecnico generale; ne è esempio l’innovativa operazione di costruzione della Strada Reale Carlo Felice, utile per collegare gli estremi capi dell’isola di Sardegna, i cui disegni d’archivio palesano l’aderenza con les applications a la construction des routes et des ponts, impartite nei cours de costrution parigini.File | Dimensione | Formato | |
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