Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone, a uno stile di pensiero? È legittimo l'accostamento di autori tanto diversi e, talora, in polemica opposizione? Ha un fondamento il sospetto secondo cui l'Italian Theory non sarebbe altro che l'ennesimo (e prevedibilmente effimero) trend filosofico condannato al medesimo destino di altre tendenze un tempo altrettanto à la page? Oppure la riapertura del dossier sul pensiero radicale italiano è operazione che consente feconde letture del presente? I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sul piano specifico della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli. Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?

Tra coercizione e immanenza. Una rivisitazione di americanismo e fordismo ai tempi dell'Italian Theory

Mauro pala
2016-01-01

Abstract

Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone, a uno stile di pensiero? È legittimo l'accostamento di autori tanto diversi e, talora, in polemica opposizione? Ha un fondamento il sospetto secondo cui l'Italian Theory non sarebbe altro che l'ennesimo (e prevedibilmente effimero) trend filosofico condannato al medesimo destino di altre tendenze un tempo altrettanto à la page? Oppure la riapertura del dossier sul pensiero radicale italiano è operazione che consente feconde letture del presente? I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sul piano specifico della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli. Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
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