Frutto di una consapevole ricerca di equilibrio tra previsioni progettuali e realizzazione in cantiere, tra soluzione tecnica e costi, tra la necessità di esprimersi nei modi congrui al proprio tempo e il rispetto per la cultura architettonica e la tradizione costruttiva del luogo, il Palazzo INA a Iglesias è uno dei risultati più interessanti raggiunti dal professionismo di Enrico Mandolesi, che firmò questo progetto nel 1957. Una ricerca perseguita a tutte le scale che investe volumi, struttura, partiture, materiali, colori, dettagli, tutto. La dialettica tra telaio in cemento armato e muratura in laterizio trae il proprio paradigma dalle torri di viale Etiopia di Mario Ridolfi che persegue la sincerità costruttiva e l’asciuttezza del linguaggio. L’attività di insegnamento spinge inoltre Mandolesi a porre al centro della pratica progettuale il ruolo didattico dell’opera. Ed è proprio questo uno degli aspetti che maggiormente caratterizza il Palazzo INA. La modularità del partito di facciata, la semplicità dell’articolazione volumetrica, la nudità dei materiali, il telaio in calcestruzzo armato lasciato a vista, quale esposizione della genesi del processo costruttivo, trovano le loro ragioni in quell’ansia di chiarezza formale che l’autore persegue sia nel progetto sia nella costruzione quale risposta all’imperativo etico tanto caro a Ethan Nathan Rogers di contribuire all’evoluzione della cultura e alla sua circolarità. L’ampiezza dello slargo, che su Via Gramsci anticipa il corpo alto, enfatizza la percezione prospettica del complesso e ne accentua la sua dimensione urbana. Un compito che l’autore affida al portico il quale è anche elemento di cerniera tra il massiccio basamento in pietra e la leggerezza dell’inedito quanto modernissimo curtain wall che delimita il piano dedicato agli uffici. Esso ingloba la struttura intelaiata in una sequenza serrata di aperture a tutta altezza che suggeriscono la diversa destinazione d’uso affidata a questo piano, annullando al contempo la distinzione concettuale tra struttura e pareti.

Il palazzo INA ad Iglesias di Enrico Mandolesi, progetto e costruzione

Antonello Sanna;Giuseppina Monni;Fausto Cuboni
2018-01-01

Abstract

Frutto di una consapevole ricerca di equilibrio tra previsioni progettuali e realizzazione in cantiere, tra soluzione tecnica e costi, tra la necessità di esprimersi nei modi congrui al proprio tempo e il rispetto per la cultura architettonica e la tradizione costruttiva del luogo, il Palazzo INA a Iglesias è uno dei risultati più interessanti raggiunti dal professionismo di Enrico Mandolesi, che firmò questo progetto nel 1957. Una ricerca perseguita a tutte le scale che investe volumi, struttura, partiture, materiali, colori, dettagli, tutto. La dialettica tra telaio in cemento armato e muratura in laterizio trae il proprio paradigma dalle torri di viale Etiopia di Mario Ridolfi che persegue la sincerità costruttiva e l’asciuttezza del linguaggio. L’attività di insegnamento spinge inoltre Mandolesi a porre al centro della pratica progettuale il ruolo didattico dell’opera. Ed è proprio questo uno degli aspetti che maggiormente caratterizza il Palazzo INA. La modularità del partito di facciata, la semplicità dell’articolazione volumetrica, la nudità dei materiali, il telaio in calcestruzzo armato lasciato a vista, quale esposizione della genesi del processo costruttivo, trovano le loro ragioni in quell’ansia di chiarezza formale che l’autore persegue sia nel progetto sia nella costruzione quale risposta all’imperativo etico tanto caro a Ethan Nathan Rogers di contribuire all’evoluzione della cultura e alla sua circolarità. L’ampiezza dello slargo, che su Via Gramsci anticipa il corpo alto, enfatizza la percezione prospettica del complesso e ne accentua la sua dimensione urbana. Un compito che l’autore affida al portico il quale è anche elemento di cerniera tra il massiccio basamento in pietra e la leggerezza dell’inedito quanto modernissimo curtain wall che delimita il piano dedicato agli uffici. Esso ingloba la struttura intelaiata in una sequenza serrata di aperture a tutta altezza che suggeriscono la diversa destinazione d’uso affidata a questo piano, annullando al contempo la distinzione concettuale tra struttura e pareti.
2018
978-88-96386-74-3
The result of a conscious research for balance between design forecasts and construction on site, technical solution and costs, the need to express oneself in congruous fashion and respect for the architectural culture and the constructive local building traditions, Palazzo INA building at Iglesias is one of the most interesting results achieved by the professionalism of Enrico Mandolesi, who signed this project in 1957. A research pursued at all scales that involves volumes, structure, scores, materials, colors, details, everything. The dialectic between reinforced concrete frame and brick masonry draws its own paradigm from the towers of Viale Ethiopia by Mario Ridolfi, which pursues constructive sincerity and the dryness of language. In fact, the teaching activity pushes Mandolesi to place the didactic role of the work at the center of the design practice. And this is precisely one of the aspects that most characterizes the Palazzo INA building. The modularity of the façade design, the simplicity of the volumetric articulation, the nudity of the materials and the exposure of the reinforced concrete structure find their reasons in that anxiety of formal clarity that the author pursues both the project and the construction to respond to the ethical imperative so dear to Ethan Nathan Rogers to contribute to the evolution of culture and its circularity. The amplitude of the open space on Via Gramsci, that anticipates the high body, emphasizes the perspective perception of the complex and accentuates its urban dimension. A task that the author entrusts to the portico which is also a hinge element between the massive stone base and the lightness of the new, but very modern, curtain wall that delimits the floor dedicated to the offices. It incorporates the framed structure in a tight sequence of full-height openings that suggest the different intended use of this floor, while at the same time canceling the conceptual distinction between structure and walls.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/256828
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