In questo lavoro si affrontano i nodi focali dell’attuale di battito sulla riforma dell’architettura istituzionale europea e del progresso verso l’Unione Bancaria. Il tema è inquadrato, in primo luogo, sotto il profilo della teoria del commercio, dell’accumulazione e della finanza internazionale. In secondo luogo, utilizzando un esercizio naïve di tipo aritmetico sulle componenti del debito sovrano sotto il profilo del livello e della sua dinamica. Il tema è quello di riconciliare la condivisione del rischio con la disciplina di mercato sulla base di quanto proposto nel documento CEPR del 2018. Ipotizzando l’abolizione del vincolo del 3% del deficit/PIL o misure equivalenti del Fiscal Compact e legando, invece, la disciplina fiscale di ciascun paese all’obbligo per la spesa pubblica al netto degli interessi, vengono ipotizzate delle emissioni junior e senior (inclusi in un unico “safe haven asset”) di debiti pubblici. Dai risultati emerge che, per quanto riguarda le politiche italiane, sarebbe utile non stravolgere le riforme sulle pensioni, da Dini a Fornero e più in generale a riforme che implicano un peggioramento in termini di finanza pubblica. Infatti il debito pubblico esplicito e implicito ci pone ai primi posti nel ranking dei migliori paesi industrializzati dell’euro e rende meno vulnerabile l’Italia nell’approvvigionamento sui mercati internazionali nel rinnovo dei titoli di debito pubblico.

L’incognita dei debiti sovrani: l’aritmetica oltre la siepe del Fiscal Compact

Aliano Mauro
2019-01-01

Abstract

In questo lavoro si affrontano i nodi focali dell’attuale di battito sulla riforma dell’architettura istituzionale europea e del progresso verso l’Unione Bancaria. Il tema è inquadrato, in primo luogo, sotto il profilo della teoria del commercio, dell’accumulazione e della finanza internazionale. In secondo luogo, utilizzando un esercizio naïve di tipo aritmetico sulle componenti del debito sovrano sotto il profilo del livello e della sua dinamica. Il tema è quello di riconciliare la condivisione del rischio con la disciplina di mercato sulla base di quanto proposto nel documento CEPR del 2018. Ipotizzando l’abolizione del vincolo del 3% del deficit/PIL o misure equivalenti del Fiscal Compact e legando, invece, la disciplina fiscale di ciascun paese all’obbligo per la spesa pubblica al netto degli interessi, vengono ipotizzate delle emissioni junior e senior (inclusi in un unico “safe haven asset”) di debiti pubblici. Dai risultati emerge che, per quanto riguarda le politiche italiane, sarebbe utile non stravolgere le riforme sulle pensioni, da Dini a Fornero e più in generale a riforme che implicano un peggioramento in termini di finanza pubblica. Infatti il debito pubblico esplicito e implicito ci pone ai primi posti nel ranking dei migliori paesi industrializzati dell’euro e rende meno vulnerabile l’Italia nell’approvvigionamento sui mercati internazionali nel rinnovo dei titoli di debito pubblico.
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