The ‘cummeda’ is farcical traditional folk theatre wide spread in Sardinia, particularly in Southern Sardinia where ‘Campidanese’ is spoken. The works have been performed by amateurish theatre companies since the beginning of the twentieth century; they are characterized by puns which play on Sardinian and Italian, and often depict characters alien to the rural environment in which the scenes are set, because they are from mainland Italy or because they have become estranged from their original social environment having acquired, often superficially, the Italian way of speaking during life on the mainland. When the discursive forms found in these works are studied, analysing the language and the stereotypes, we can read some linguistic structures of the alterity that the authors’ imagination is subject to and that of the audience the works are dedicated to. The essay examines a corpus of 23 plays written between 1907 and 1987 starting from analogous works on imaginary forms (Clara Gallini, Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Rome 1996); it reconstructs the main forms of naturalistic stereotype which preside over the construction of alterity within and outside Sardinia. The essay focuses particularly on the polysemous importance of the notion of race and the agro-pastoral metaphors used to define boundaries between groups.

La cummedia è un genere di teatro farsesco popolareggiante diffuso in tutta la Sardegna, specialmente nell’ area meridionale linguisticamente connotata dalla parlata campidanese. Le opere, portate in scena da compagnie dilettantesche lungo tutto il corso del ventesimo secolo e fino ad oggi, sono caratterizzate da equivoci linguistici tra sardo e italiano e mettono in scena spesso figure estranee all’universo contadino in cui sono ambientate perché native dell’Italia continentale o, in una certa misura, “estraniate” dall’ambiente sociale di provenienza perché sardi che hanno acquisito, spesso superficialmente, la parlata italiana durante esperienze di vita in terra ferma. All’interno di queste si possono ritrovare forme discorsive che, attraverso l’analisi del linguaggio e degli stereotipi, permettono di leggere alcune forme di costruzione dell’alterità soggiacenti l’immaginario degli autori e del pubblico cui sono dedicate. Tra questi una parte rilevante spetta alle forme di naturalizzazione della differenza. Il saggio, partendo da analoghi lavori condotti sulle forme dell’immaginario (CLARA GALLINI, Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Roma 1996), prende in esame un corpus di 23 commedie scritte tra il 1907 e il 1987 ricostruendo le principali forme di stereotipo naturalistico che presiedono alla costruzione dell’alterità interna ed esterna alla Sardegna, con particolare attenzione al valore polisemico della nozione di razza e alle metafore agropastorali utilizzate nella definizione dei confini tra gruppi.

Razze, greggi, forestieri. Forme stereotipate di naturalizzazione della differenza nella commedia sarda del novecento

Bachis F
2015-01-01

Abstract

The ‘cummeda’ is farcical traditional folk theatre wide spread in Sardinia, particularly in Southern Sardinia where ‘Campidanese’ is spoken. The works have been performed by amateurish theatre companies since the beginning of the twentieth century; they are characterized by puns which play on Sardinian and Italian, and often depict characters alien to the rural environment in which the scenes are set, because they are from mainland Italy or because they have become estranged from their original social environment having acquired, often superficially, the Italian way of speaking during life on the mainland. When the discursive forms found in these works are studied, analysing the language and the stereotypes, we can read some linguistic structures of the alterity that the authors’ imagination is subject to and that of the audience the works are dedicated to. The essay examines a corpus of 23 plays written between 1907 and 1987 starting from analogous works on imaginary forms (Clara Gallini, Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Rome 1996); it reconstructs the main forms of naturalistic stereotype which preside over the construction of alterity within and outside Sardinia. The essay focuses particularly on the polysemous importance of the notion of race and the agro-pastoral metaphors used to define boundaries between groups.
2015
9788822263575
La cummedia è un genere di teatro farsesco popolareggiante diffuso in tutta la Sardegna, specialmente nell’ area meridionale linguisticamente connotata dalla parlata campidanese. Le opere, portate in scena da compagnie dilettantesche lungo tutto il corso del ventesimo secolo e fino ad oggi, sono caratterizzate da equivoci linguistici tra sardo e italiano e mettono in scena spesso figure estranee all’universo contadino in cui sono ambientate perché native dell’Italia continentale o, in una certa misura, “estraniate” dall’ambiente sociale di provenienza perché sardi che hanno acquisito, spesso superficialmente, la parlata italiana durante esperienze di vita in terra ferma. All’interno di queste si possono ritrovare forme discorsive che, attraverso l’analisi del linguaggio e degli stereotipi, permettono di leggere alcune forme di costruzione dell’alterità soggiacenti l’immaginario degli autori e del pubblico cui sono dedicate. Tra questi una parte rilevante spetta alle forme di naturalizzazione della differenza. Il saggio, partendo da analoghi lavori condotti sulle forme dell’immaginario (CLARA GALLINI, Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Roma 1996), prende in esame un corpus di 23 commedie scritte tra il 1907 e il 1987 ricostruendo le principali forme di stereotipo naturalistico che presiedono alla costruzione dell’alterità interna ed esterna alla Sardegna, con particolare attenzione al valore polisemico della nozione di razza e alle metafore agropastorali utilizzate nella definizione dei confini tra gruppi.
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