The INA complex of Iglesias, at the undisputed time even if declining capital of the mining district of the same name, then the most important national metal pole, testifies the eclectic ability of Mandolesi to conjugate in a flexible and at the same time “demanding” way of building towards the industrialization, which he had set out to drive, and the “artisanal” and often “backward” conditions - however fragmented - that mainly characterized the local expressions. Mandolesi works on a historical fabric: the INA complex belongs to the first addition of the nineteenth century outside the medieval walls of Iglesias. In this strategic knot of the modernization of the city Mandolesi is faced with all the great themes of the moment - the relationship between tradition and innovation, between craftsmanship and industry .... - and takes position without ambiguity but also in a structured way. As a bearer of innovation, he does not take into account any hypothesis of mimicry, but he seems far from unaware of the debate on what will be called “ambientism”. He designs a complex planimetric system composed of three blocks of different heights arranged in C, made by means of the reinforced concrete frame left exposed, the bricks panels in exposed brick bricks, the monobloc fixtures in tubular steel as high as the inter-floor, the built-in loggias, the pavilion roof clad in anticorodal panels. In addition a slight overhang allows a new courtain wall to hide the framed structure with a tight sequence of openings at full height that suggest the different intended use entrusted to the floor.

Il complesso INA di Iglesias, al tempo indiscussa seppure declinante capitale del distretto minerario omonimo, allora il più importante polo metallifero nazionale, testimonia l’eclettica capacità di Mandolesi di coniugare in modo flessibile e allo stesso tempo “esigente” un percorso dell’edilizia verso l’industrializzazione, che egli si era prefisso di guidare, e le condizioni “artigianali” e spesso “arretrate”, – comunque frammentate – che ne caratterizzavano soprattutto le espressioni locali. Mandolesi lavora su un tessuto storico: il complesso INA appartiene infatti alla prima addizione ottocentesca fuori le mura medioevali di Iglesias. In questo nodo strategico della modernizzazione della città Mandolesi è messo di fronte a tutti i grandi temi del momento – il rapporto tra tradizione e innovazione, tra artigianato e industria…. – e prende posizione senza ambiguità ma anche in maniera articolata. Da alfiere dell’innovazione non prende in considerazione nessuna ipotesi di mimetismo, ma sembra tutt’altro che inconsapevole del dibattito su quello che verrà chiamato “ambientismo”. Progetta un complesso impianto planimetrico composto da tre blocchi di diverse altezze disposti a C, realizzato mediante il telaio in cemento armato lasciato a vista, i pannelli di tamponamento in mattoni laterizi a vista, gli infissi monoblocco in acciaio tubolare alti quanto l’interpiano, le logge incassate, il tetto a padiglione in parte rivestito in pannelli anticorodal. Un leggero aggetto permette inoltre a un inedito courtain wall di nascondere la struttura intelaiata con una sequenza serrata di aperture in legno a tutta altezza che suggeriscono la diversa destinazione d’uso affidata al piano.

Il palazzo INA a Iglesias di Enrico Mandolesi. Progetto e costruzione

Antonello Sanna
;
Giuseppina Monni
;
Fausto Cuboni
;
Emanuela Quaquero
2018-01-01

Abstract

The INA complex of Iglesias, at the undisputed time even if declining capital of the mining district of the same name, then the most important national metal pole, testifies the eclectic ability of Mandolesi to conjugate in a flexible and at the same time “demanding” way of building towards the industrialization, which he had set out to drive, and the “artisanal” and often “backward” conditions - however fragmented - that mainly characterized the local expressions. Mandolesi works on a historical fabric: the INA complex belongs to the first addition of the nineteenth century outside the medieval walls of Iglesias. In this strategic knot of the modernization of the city Mandolesi is faced with all the great themes of the moment - the relationship between tradition and innovation, between craftsmanship and industry .... - and takes position without ambiguity but also in a structured way. As a bearer of innovation, he does not take into account any hypothesis of mimicry, but he seems far from unaware of the debate on what will be called “ambientism”. He designs a complex planimetric system composed of three blocks of different heights arranged in C, made by means of the reinforced concrete frame left exposed, the bricks panels in exposed brick bricks, the monobloc fixtures in tubular steel as high as the inter-floor, the built-in loggias, the pavilion roof clad in anticorodal panels. In addition a slight overhang allows a new courtain wall to hide the framed structure with a tight sequence of openings at full height that suggest the different intended use entrusted to the floor.
2018
978-88-96386-75-0
Il complesso INA di Iglesias, al tempo indiscussa seppure declinante capitale del distretto minerario omonimo, allora il più importante polo metallifero nazionale, testimonia l’eclettica capacità di Mandolesi di coniugare in modo flessibile e allo stesso tempo “esigente” un percorso dell’edilizia verso l’industrializzazione, che egli si era prefisso di guidare, e le condizioni “artigianali” e spesso “arretrate”, – comunque frammentate – che ne caratterizzavano soprattutto le espressioni locali. Mandolesi lavora su un tessuto storico: il complesso INA appartiene infatti alla prima addizione ottocentesca fuori le mura medioevali di Iglesias. In questo nodo strategico della modernizzazione della città Mandolesi è messo di fronte a tutti i grandi temi del momento – il rapporto tra tradizione e innovazione, tra artigianato e industria…. – e prende posizione senza ambiguità ma anche in maniera articolata. Da alfiere dell’innovazione non prende in considerazione nessuna ipotesi di mimetismo, ma sembra tutt’altro che inconsapevole del dibattito su quello che verrà chiamato “ambientismo”. Progetta un complesso impianto planimetrico composto da tre blocchi di diverse altezze disposti a C, realizzato mediante il telaio in cemento armato lasciato a vista, i pannelli di tamponamento in mattoni laterizi a vista, gli infissi monoblocco in acciaio tubolare alti quanto l’interpiano, le logge incassate, il tetto a padiglione in parte rivestito in pannelli anticorodal. Un leggero aggetto permette inoltre a un inedito courtain wall di nascondere la struttura intelaiata con una sequenza serrata di aperture in legno a tutta altezza che suggeriscono la diversa destinazione d’uso affidata al piano.
Construction history and preservation; Iglesias; Enrico Mandolesi; Twenty century architecture
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