Il contributo proposto è parte del filone di ricerca, avviato recentemente dalla cattedra di Restauro dell’Università di Cagliari, incentrato sullo studio del vasto e multiforme fenomeno dell’abbandono dei piccoli insediamenti urbani della Sardegna e dei relativi processi di spopolamento. Lo studio, partendo da un primo approccio tassonomico, ha messo in luce l’eterogeneità e la complessità di questi eventi in corso localmente, definendo una classificazione del patrimonio insediativo, in riferimento alla loro origine e al livello di abbandono. Tra i molti casi studio indagati, i seguenti siti sono particolarmente rappresentativi in relazione alla tipologia dell’insediamento, alla cronologia, alle diverse cause e dinamiche di abbandono così come per il differente grado di conservazione: le rovine di Gairo vecchia, il villaggio scomparso di Palmas Suergiu e il villaggio industriale di Ingurtosu. Gairo Vecchia è un villaggio medievale abbandonato negli anni sessanta del Novecento, quando, in seguito alla devastante alluvione del 1951, gli abitanti si sono trasferiti definitivamente nei centri urbani limitrofi. Le condizioni attuali sono il risultato dei danni causati dal dissesto idrogeologico, ma anche dalle demolizioni per la messa in sicurezza dei ruderi, divenuti nel frattempo oggetto di attrazione turistica. Palmas Suergiu, anch’esso di origine medievale, è stato invece abbandonato a metà del XX secolo e completamente scomparso a seguito di una programmata demolizione, del quale ad oggi permangono l’assetto viario, l’antica chiesa e i pochi resti, irriconoscibili, di un manufatto fortificato. Il villaggio di Ingurtosu, infine, è sorto nella seconda metà del XIX secolo per accogliere la comunità di lavoratori e dirigenti a servizio dell’attività mineraria estrattiva. Nel 1968, la dismissione della miniera ha determinato l’inevitabile spopolamento dell’insediamento, che oggi conta appena dieci abitanti. Le condizioni ambientali, tra cui la prossimità del mare e la qualità dei luoghi, ha determinato l’avvio di nuove forme di residenzialità, prevalentemente stagionale, che, a loro volta, hanno influito sullo stato di conservazione attuale degli edifici: alcuni risultano in buone condizioni, talvolta a seguito di veri e propri restauri, ma la maggior parte presenta preoccupanti livelli di degrado e ruderizzazione. L’indagine approfondita e la comparazione tra i differenti casi presentati hanno permesso, per le loro peculiarità, di mettere a fuoco le molteplici problematiche dello spopolamento. In particolare, sono state investigate le relazioni tra l’insediamento abbandonato e i nuovi abitati, sorti per accogliere le comunità che da quello si sono allontanate e il ruolo della tutela nei processi di conservazione dei testimoni architettonici superstiti dei villaggi scomparsi.

Dinamiche di spopolamento in Sardegna. Problematiche e potenzialità di casi studio a confronto

Donatella Rita Fiorino
;
Elisa Pilia
;
Maria Serena Pirisino
;
Martina Porcu
2018-01-01

Abstract

Il contributo proposto è parte del filone di ricerca, avviato recentemente dalla cattedra di Restauro dell’Università di Cagliari, incentrato sullo studio del vasto e multiforme fenomeno dell’abbandono dei piccoli insediamenti urbani della Sardegna e dei relativi processi di spopolamento. Lo studio, partendo da un primo approccio tassonomico, ha messo in luce l’eterogeneità e la complessità di questi eventi in corso localmente, definendo una classificazione del patrimonio insediativo, in riferimento alla loro origine e al livello di abbandono. Tra i molti casi studio indagati, i seguenti siti sono particolarmente rappresentativi in relazione alla tipologia dell’insediamento, alla cronologia, alle diverse cause e dinamiche di abbandono così come per il differente grado di conservazione: le rovine di Gairo vecchia, il villaggio scomparso di Palmas Suergiu e il villaggio industriale di Ingurtosu. Gairo Vecchia è un villaggio medievale abbandonato negli anni sessanta del Novecento, quando, in seguito alla devastante alluvione del 1951, gli abitanti si sono trasferiti definitivamente nei centri urbani limitrofi. Le condizioni attuali sono il risultato dei danni causati dal dissesto idrogeologico, ma anche dalle demolizioni per la messa in sicurezza dei ruderi, divenuti nel frattempo oggetto di attrazione turistica. Palmas Suergiu, anch’esso di origine medievale, è stato invece abbandonato a metà del XX secolo e completamente scomparso a seguito di una programmata demolizione, del quale ad oggi permangono l’assetto viario, l’antica chiesa e i pochi resti, irriconoscibili, di un manufatto fortificato. Il villaggio di Ingurtosu, infine, è sorto nella seconda metà del XIX secolo per accogliere la comunità di lavoratori e dirigenti a servizio dell’attività mineraria estrattiva. Nel 1968, la dismissione della miniera ha determinato l’inevitabile spopolamento dell’insediamento, che oggi conta appena dieci abitanti. Le condizioni ambientali, tra cui la prossimità del mare e la qualità dei luoghi, ha determinato l’avvio di nuove forme di residenzialità, prevalentemente stagionale, che, a loro volta, hanno influito sullo stato di conservazione attuale degli edifici: alcuni risultano in buone condizioni, talvolta a seguito di veri e propri restauri, ma la maggior parte presenta preoccupanti livelli di degrado e ruderizzazione. L’indagine approfondita e la comparazione tra i differenti casi presentati hanno permesso, per le loro peculiarità, di mettere a fuoco le molteplici problematiche dello spopolamento. In particolare, sono state investigate le relazioni tra l’insediamento abbandonato e i nuovi abitati, sorti per accogliere le comunità che da quello si sono allontanate e il ruolo della tutela nei processi di conservazione dei testimoni architettonici superstiti dei villaggi scomparsi.
2018
978-88-85479-01-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/260985
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