A fronte della povertà di dati relativi alla conoscenza di operatori dell’edilizia in Sardegna tra XI e XIV secolo e per sopperire alla mancanza di uno studio sistematico mirato ad individuarne i nomi e i contesti di azione, la tesi si propone di raccogliere quanti più dati possibile sul tema a partire dalle fonti documentarie edite e da quelle epigrafiche analizzate in situ o nei luoghi di attuale conservazione e tramite le edizioni ad esse dedicate. Se per la maggior parte dei casi non è dato conoscere i fondamenti teorici che sovrintendevano alle pratiche artigianali, all’azione dei cosiddetti pratici, è però stato possibile risalire alle modalità di trasmissione di questi saperi, in base allo studio dei manufatti a confronto con le attuali modalità di lavoro (che si discostano quanto alla tecnologia ma rispondono alle medesime necessità: richiesta di un manufatto da parte di un committente, del quale si deve soddisfare anche il gusto), e ai procedimenti di realizzazione degli stessi, tramite pratiche e strumenti che in molti casi autorizzano a pensare ad un’attività seriale e standardizzata, per lo meno per le commissioni dei manufatti di più largo uso. Nello specifico caso della Sardegna, il tipo di metodologia comparativa prescelta si dimostra il più indicato e richiede uno sforzo di contestualizzazione in una realtà che si conferma comunque economicamente povera, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di reperimento in loco di maestranze più o meno specializzate, ovvero l’arrivo di taglie da fuori, e la distinzione assai marcata tra i cantieri di cattedrali o di importanti commesse pubbliche (per le quali si presume un maggior apporto di fondi) e cantieri più piccoli.
Architetti e muratori nell'Età Giudicale in Sardegna. Fonti d'archivio ed evidenze monumentali fra l'XI e il XIV secolo
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2008-04-14
Abstract
A fronte della povertà di dati relativi alla conoscenza di operatori dell’edilizia in Sardegna tra XI e XIV secolo e per sopperire alla mancanza di uno studio sistematico mirato ad individuarne i nomi e i contesti di azione, la tesi si propone di raccogliere quanti più dati possibile sul tema a partire dalle fonti documentarie edite e da quelle epigrafiche analizzate in situ o nei luoghi di attuale conservazione e tramite le edizioni ad esse dedicate. Se per la maggior parte dei casi non è dato conoscere i fondamenti teorici che sovrintendevano alle pratiche artigianali, all’azione dei cosiddetti pratici, è però stato possibile risalire alle modalità di trasmissione di questi saperi, in base allo studio dei manufatti a confronto con le attuali modalità di lavoro (che si discostano quanto alla tecnologia ma rispondono alle medesime necessità: richiesta di un manufatto da parte di un committente, del quale si deve soddisfare anche il gusto), e ai procedimenti di realizzazione degli stessi, tramite pratiche e strumenti che in molti casi autorizzano a pensare ad un’attività seriale e standardizzata, per lo meno per le commissioni dei manufatti di più largo uso. Nello specifico caso della Sardegna, il tipo di metodologia comparativa prescelta si dimostra il più indicato e richiede uno sforzo di contestualizzazione in una realtà che si conferma comunque economicamente povera, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di reperimento in loco di maestranze più o meno specializzate, ovvero l’arrivo di taglie da fuori, e la distinzione assai marcata tra i cantieri di cattedrali o di importanti commesse pubbliche (per le quali si presume un maggior apporto di fondi) e cantieri più piccoli.File | Dimensione | Formato | |
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