La sostenibilità dell’abitare contemporaneo passa attraverso l’applicazione del concetto di flessibilità alla residenza, come risposta all’alto grado di instabilità della società contemporanea. La tesi si pone come obbiettivo quello di esplorare l’adattabilità delle costruzioni, individuandone i caratteri che la rendono possibile, per poi andare a costruire un manuale di indicazioni generali e casi pratici. La ricerca ritraccia le evoluzioni storiche della flessibilità: le sue radici nel vernacolare, il modo in cui ha costituito il programma incompiuto dell’architettura moderna, la sua rivalutazione sotto la nuova luce della partecipazione durante gli anni ’60 e ’70, e come sia al giorno d’oggi l’elemento chiave per capire il fenomeno dell’autocostruzione dei fabbricati in molte periferie cittadine. Le questioni del coinvolgimento durante il progetto di chi occupa in seguito l’abitazione e della costruzione di quest’ultima secondo precisi criteri, tra cui la semplicità e il minimo dispendio di risorse, appaiono il comune denominatore di quelle fasi. In particolare si analizza l’opera di Glenn Murcutt, che rappresenta una delle migliori sintesi contemporanee di questi temi ed è suscettibile di futuri sviluppi e riflessioni. Le sue case si pongono come opere aperte, e quindi in armonia, nei confronti del paesaggio, dei modi di abitare e delle diverse culture. Tale risultato trova la sua ragion d’essere nella metodologia progettuale che egli ha sviluppato in una carriera lunga più di quarant’anni. Con un approccio prettamente tettonico, nei suoi progetti ha elaborato esperienze della storia dell’architettura sia internazionali, sia tradizionali dei luoghi in cui andava ad operare. Il ragionare in senso tipologico sugli stessi punti cardine, come l’appropriatezza dell’uso del materiale, il posizionamento delle verande, il modo di disporre i servizi, i componenti movibili dall’utente e il controllo della luce e della ventilazione, ha permesso di individuare delle strategie e degli elementi costruttivi con cui realizzare la flessibilità. Due essenziali proprietà di uno spazio sottendono il raggiungimento di essa: da una parte la possibilità di rispondere ad esigenze e circostanze diverse da un punto di vista funzionale, dall’altra, la capacità di cambiare la propria configurazione, quando necessario, da un punto di vista fisico-costruttivo.
La flessibilità nell’abitare contemporaneo: l’opera di Glenn Murcutt come manuale
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2010-02-04
Abstract
La sostenibilità dell’abitare contemporaneo passa attraverso l’applicazione del concetto di flessibilità alla residenza, come risposta all’alto grado di instabilità della società contemporanea. La tesi si pone come obbiettivo quello di esplorare l’adattabilità delle costruzioni, individuandone i caratteri che la rendono possibile, per poi andare a costruire un manuale di indicazioni generali e casi pratici. La ricerca ritraccia le evoluzioni storiche della flessibilità: le sue radici nel vernacolare, il modo in cui ha costituito il programma incompiuto dell’architettura moderna, la sua rivalutazione sotto la nuova luce della partecipazione durante gli anni ’60 e ’70, e come sia al giorno d’oggi l’elemento chiave per capire il fenomeno dell’autocostruzione dei fabbricati in molte periferie cittadine. Le questioni del coinvolgimento durante il progetto di chi occupa in seguito l’abitazione e della costruzione di quest’ultima secondo precisi criteri, tra cui la semplicità e il minimo dispendio di risorse, appaiono il comune denominatore di quelle fasi. In particolare si analizza l’opera di Glenn Murcutt, che rappresenta una delle migliori sintesi contemporanee di questi temi ed è suscettibile di futuri sviluppi e riflessioni. Le sue case si pongono come opere aperte, e quindi in armonia, nei confronti del paesaggio, dei modi di abitare e delle diverse culture. Tale risultato trova la sua ragion d’essere nella metodologia progettuale che egli ha sviluppato in una carriera lunga più di quarant’anni. Con un approccio prettamente tettonico, nei suoi progetti ha elaborato esperienze della storia dell’architettura sia internazionali, sia tradizionali dei luoghi in cui andava ad operare. Il ragionare in senso tipologico sugli stessi punti cardine, come l’appropriatezza dell’uso del materiale, il posizionamento delle verande, il modo di disporre i servizi, i componenti movibili dall’utente e il controllo della luce e della ventilazione, ha permesso di individuare delle strategie e degli elementi costruttivi con cui realizzare la flessibilità. Due essenziali proprietà di uno spazio sottendono il raggiungimento di essa: da una parte la possibilità di rispondere ad esigenze e circostanze diverse da un punto di vista funzionale, dall’altra, la capacità di cambiare la propria configurazione, quando necessario, da un punto di vista fisico-costruttivo.File | Dimensione | Formato | |
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