Ancora agli inizi degli anni Novanta si discuteva in merito a un’eventuale centralità della figura di Elsa Morante nella letteratura italiana. Appena inserita, unica donna fra tante, e fra non poche critiche, nella Storia della Letteratura italiana di Giulio Ferroni pubblicata nel 1991 (pp. 551-61). Di lei – come del resto di varie altre scrittrici di cui si è occupato Cesare Garboli – il grande saggista sosteneva con quelle sue ormai famose iperboli come “[…] quest’autore, letterariamente, non si sa da dove venga […] immune da qualunque complesso, da qualunque anxiety of influence”(Garboli 1995, p. 19). Questo studio propone l’approfondimento di alcune fonti francesi alla base del dialogo fra la scrittura di Elsa Morante e la tradizione del romanzo europeo. Tale analisi definisce quali siano in parte le linee portanti della sua stessa canonicità.Il mio percorso suggerisce di riaffermare l’ovvietà critica del dialogo fra testi letterari e di dimostrare come ognuno di essi contenga il seme della trasgressione e innovazione già inscritto nelle intenzioni autoriali. Grazie al proprio consapevole talento, Morante aveva saputo fagocitare dai lavori di alcuni autori francesi vari elementi che rivediamo riportati in fase preparatoria sulle pagine dei suoi famosi quaderni (canzonette francesi, riferimenti a poesie e romanzi che possiamo consultare nel Fondo Vittorio Emanuele, dove sono conservati i manoscritti dell'autrice). L’innesto si rivela fondamentale per la cifra morantiana: per un curioso effetto di traslazione della suggestione dai testi d’ispirazione si ritrova, ad esempio, quella sua abilità a riprodurre il suono della vita italiana, anzi meridionale, secondo immagini totalmente innovative che s’intrecciano in un gioco di tensioni fra riprese e rifiuti di stilemi precedenti.
Entre le rêve et la realité: Morante e i ragazzi di Cocteau e Alain-Fournier
Lucamante SPrimo
2015-01-01
Abstract
Ancora agli inizi degli anni Novanta si discuteva in merito a un’eventuale centralità della figura di Elsa Morante nella letteratura italiana. Appena inserita, unica donna fra tante, e fra non poche critiche, nella Storia della Letteratura italiana di Giulio Ferroni pubblicata nel 1991 (pp. 551-61). Di lei – come del resto di varie altre scrittrici di cui si è occupato Cesare Garboli – il grande saggista sosteneva con quelle sue ormai famose iperboli come “[…] quest’autore, letterariamente, non si sa da dove venga […] immune da qualunque complesso, da qualunque anxiety of influence”(Garboli 1995, p. 19). Questo studio propone l’approfondimento di alcune fonti francesi alla base del dialogo fra la scrittura di Elsa Morante e la tradizione del romanzo europeo. Tale analisi definisce quali siano in parte le linee portanti della sua stessa canonicità.Il mio percorso suggerisce di riaffermare l’ovvietà critica del dialogo fra testi letterari e di dimostrare come ognuno di essi contenga il seme della trasgressione e innovazione già inscritto nelle intenzioni autoriali. Grazie al proprio consapevole talento, Morante aveva saputo fagocitare dai lavori di alcuni autori francesi vari elementi che rivediamo riportati in fase preparatoria sulle pagine dei suoi famosi quaderni (canzonette francesi, riferimenti a poesie e romanzi che possiamo consultare nel Fondo Vittorio Emanuele, dove sono conservati i manoscritti dell'autrice). L’innesto si rivela fondamentale per la cifra morantiana: per un curioso effetto di traslazione della suggestione dai testi d’ispirazione si ritrova, ad esempio, quella sua abilità a riprodurre il suono della vita italiana, anzi meridionale, secondo immagini totalmente innovative che s’intrecciano in un gioco di tensioni fra riprese e rifiuti di stilemi precedenti.File | Dimensione | Formato | |
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