Il mio progetto di lavoro sulla scrittura della Shoah analizza le possibilità di un testo letterario di costruire un lavoro di memorizzazione storica, complementare e indispensabile all’estetica stessa del testo, di un testo fittivo, quindi, che filtri il processo di prevaricazione delle “voci dei giudici” su quelle degli “imputati.” Mi preme costruire un percorso anche tassonomico che contenga il coro composto da tutte le voci che lo articolano per dire –in un testo storico/finzionale, in cui la documentazione o l’esperienza costituiscono lo zoccolo duro della scrittura- quello che né la storia intesa in senso positivista né il testo di finzione da soli possono dare. Oltre al verificarsi della perdita del valore estetico dell’opera perché, legata alla letterarietà perde di vista il fatto autentico, la loro mancata sintesi genera a mio avviso il pericolo di un vuoto ermeneutico. Il testo in cui memoria e finzione interagiscono riesce ad affidare quindi a tutte le voci, persino a quelle che sembrano assenti dal discorso collettivo ma che pure lo compongono, la responsabilità di una narrazione piena e complessa, empatica e molteplice di un evento storico.
Le madeleines della storia: l’uso della finzione nel racconto della storia da Elsa Morante a Helena Janeczek
Lucamante SPrimo
2017-01-01
Abstract
Il mio progetto di lavoro sulla scrittura della Shoah analizza le possibilità di un testo letterario di costruire un lavoro di memorizzazione storica, complementare e indispensabile all’estetica stessa del testo, di un testo fittivo, quindi, che filtri il processo di prevaricazione delle “voci dei giudici” su quelle degli “imputati.” Mi preme costruire un percorso anche tassonomico che contenga il coro composto da tutte le voci che lo articolano per dire –in un testo storico/finzionale, in cui la documentazione o l’esperienza costituiscono lo zoccolo duro della scrittura- quello che né la storia intesa in senso positivista né il testo di finzione da soli possono dare. Oltre al verificarsi della perdita del valore estetico dell’opera perché, legata alla letterarietà perde di vista il fatto autentico, la loro mancata sintesi genera a mio avviso il pericolo di un vuoto ermeneutico. Il testo in cui memoria e finzione interagiscono riesce ad affidare quindi a tutte le voci, persino a quelle che sembrano assenti dal discorso collettivo ma che pure lo compongono, la responsabilità di una narrazione piena e complessa, empatica e molteplice di un evento storico.File | Dimensione | Formato | |
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