La parola arcàico è spesso utilizzata per descrivere un momento della produzione storica che agisce come origine di una certa forma di espressione culturale, artistica, sociale. A differenza del concetto di archetipo, che si riferisce al tipo originario, alla forma di un’idea che appare in se compiuta e suscettibile di assurgere a modello, arcàico appare come un concetto aperto, non definito, in formazione. Arcàico rappresenta anche una condizione: è l’idea di un’immobilità che, non rinunciando ad una dimensione dinamica potenziale, esita all’abbandono di tutto ciò che rappresenta una forma di radicamento e di continuità. Il tempo della contemporaneità, all’opposto, è uno stato di realtà che tende alla continua costruzione di eventi eccezionali. In una visione arcàica della contemporaneità, il tempo, ad esempio, non è una freccia direzionata verso il passato o il futuro ma è un dispositivo multidirezionale nel quale la memoria opera come fondamentale elemento di scelta. Arcàico versus contemporaneo non è una contrapposizione ideologica ma rappresenta una possibilità, quella di liberarsi dell’ansia di novità, almeno nel senso della ricerca quasi esclusiva nel campo della forma. Il pensiero arcàico riduce la complessità agli elementi necessari del sopravvivere, è un’espressione non priva di profonde visioni innovatrici, cerca l’equilibrio tra le cose perché è un pensiero che aspira all’unità delle cose. Si riferisce all’idea di una continuità dell’esperienza. La grotta di Chauvet, ad esempio, è uno straordinario esempio di un’estetica della continuità che non rinuncia ad una interpretazione ed espressione del proprio tempo: le immagini di cavalli e animali dipinte nelle pareti mostrano un livello analogo di elaborazione artistica pur essendo realizzate a migliaia di anni di distanza e diviene difficile distinguerne il momento della loro produzione. Questi temi identificano un certo modo di intendere l’architettura. Il riconoscimento del passato come materia attiva e attuale è uno degli elementi che ci suggeriscono di interpretare in senso arcàico il nostro momento storico, di praticare il nostro mestiere, di architetti e di docenti, fuori dalla convulsa corsa verso la spettacolarità e l’originalità per ritrovare un senso permanente e non effimero del progetto. Arcàico è una forma di resistenza, una pratica lenta che aspira alla ricomposizione dell’unità perduta.

Arcàico versus contemporaneo

peghin
2018-01-01

Abstract

La parola arcàico è spesso utilizzata per descrivere un momento della produzione storica che agisce come origine di una certa forma di espressione culturale, artistica, sociale. A differenza del concetto di archetipo, che si riferisce al tipo originario, alla forma di un’idea che appare in se compiuta e suscettibile di assurgere a modello, arcàico appare come un concetto aperto, non definito, in formazione. Arcàico rappresenta anche una condizione: è l’idea di un’immobilità che, non rinunciando ad una dimensione dinamica potenziale, esita all’abbandono di tutto ciò che rappresenta una forma di radicamento e di continuità. Il tempo della contemporaneità, all’opposto, è uno stato di realtà che tende alla continua costruzione di eventi eccezionali. In una visione arcàica della contemporaneità, il tempo, ad esempio, non è una freccia direzionata verso il passato o il futuro ma è un dispositivo multidirezionale nel quale la memoria opera come fondamentale elemento di scelta. Arcàico versus contemporaneo non è una contrapposizione ideologica ma rappresenta una possibilità, quella di liberarsi dell’ansia di novità, almeno nel senso della ricerca quasi esclusiva nel campo della forma. Il pensiero arcàico riduce la complessità agli elementi necessari del sopravvivere, è un’espressione non priva di profonde visioni innovatrici, cerca l’equilibrio tra le cose perché è un pensiero che aspira all’unità delle cose. Si riferisce all’idea di una continuità dell’esperienza. La grotta di Chauvet, ad esempio, è uno straordinario esempio di un’estetica della continuità che non rinuncia ad una interpretazione ed espressione del proprio tempo: le immagini di cavalli e animali dipinte nelle pareti mostrano un livello analogo di elaborazione artistica pur essendo realizzate a migliaia di anni di distanza e diviene difficile distinguerne il momento della loro produzione. Questi temi identificano un certo modo di intendere l’architettura. Il riconoscimento del passato come materia attiva e attuale è uno degli elementi che ci suggeriscono di interpretare in senso arcàico il nostro momento storico, di praticare il nostro mestiere, di architetti e di docenti, fuori dalla convulsa corsa verso la spettacolarità e l’originalità per ritrovare un senso permanente e non effimero del progetto. Arcàico è una forma di resistenza, una pratica lenta che aspira alla ricomposizione dell’unità perduta.
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