Il volume mira a indagare la nascita della cultura video in Italia a partire dai primi anni Ottanta e a delineare una sua mappa concettuale attraverso i discorsi, le pratiche e le tecnologie. La commercializzazione dei primi device tecnologici per il video risale all’inizio degli anni Settanta, ma sarà solo a partire dagli anni Ottanta che si potrà parlare di una vera e propria diffusione ad ampio spettro. Ciò è dovuto a diversi fattori: la ripresa economica (con un progressivo rafforzamento della Lira rispetto alla moneta di paesi esportatori come il Giappone), l’abbassamento dei prezzi e la commercializzazione di macchinari meno ingombranti e più accessibili dal punto di vista tecnico (si pensi all’immissione sul mercato dei camcorder). Rielaborando il concetto di “cultura filmica” (da film culture – si vedano, come riferimenti, i lavori di Sitney e di Hagener) e riprendendo la questione della video culture (si veda la raccolta curata nel 1986 da Hanhardt e il volume On Video di Roy Armes), tenteremo di indagare non le espressioni artistiche connesse al nastro magnetico, ma la sua diffusione “dal basso”. In particolare, ci concentreremo sulle riviste Video e Video Magazine (entrambe uscite nel 1981) e le considereremo come parte di uno schema epistemico (e, quindi, di un dispositivo) capace di mettere in correlazione pratiche e tecnologie durante il quindicennio (fino al 1996) del “video analogico”.
Cultura video. Le riviste specializzate in Italia (1970-1995)
Diego Cavallotti
2018-01-01
Abstract
Il volume mira a indagare la nascita della cultura video in Italia a partire dai primi anni Ottanta e a delineare una sua mappa concettuale attraverso i discorsi, le pratiche e le tecnologie. La commercializzazione dei primi device tecnologici per il video risale all’inizio degli anni Settanta, ma sarà solo a partire dagli anni Ottanta che si potrà parlare di una vera e propria diffusione ad ampio spettro. Ciò è dovuto a diversi fattori: la ripresa economica (con un progressivo rafforzamento della Lira rispetto alla moneta di paesi esportatori come il Giappone), l’abbassamento dei prezzi e la commercializzazione di macchinari meno ingombranti e più accessibili dal punto di vista tecnico (si pensi all’immissione sul mercato dei camcorder). Rielaborando il concetto di “cultura filmica” (da film culture – si vedano, come riferimenti, i lavori di Sitney e di Hagener) e riprendendo la questione della video culture (si veda la raccolta curata nel 1986 da Hanhardt e il volume On Video di Roy Armes), tenteremo di indagare non le espressioni artistiche connesse al nastro magnetico, ma la sua diffusione “dal basso”. In particolare, ci concentreremo sulle riviste Video e Video Magazine (entrambe uscite nel 1981) e le considereremo come parte di uno schema epistemico (e, quindi, di un dispositivo) capace di mettere in correlazione pratiche e tecnologie durante il quindicennio (fino al 1996) del “video analogico”.File | Dimensione | Formato | |
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