Nel corso degli ultimi decenni i paesi dell’Europa occidentale hanno legittimato le unioni tra persone dello stesso sesso e anche la genitorialità gay e lesbica è stata riconosciuta e tutelata. Tuttavia, l’opposizione verso le coppie dello stesso sesso e le politiche di genere non è venuta meno, in particolare nei paesi a forte tradizione cattolica (De Michele, 2010; Digoix et al., 2016; Lasio e Serri, in press; Santos, 2013). In Italia, dopo decenni di forti opposizioni, nel 2016 è stata approvata la Legge 20 maggio 2016, n.76 che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso estendendo loro la quasi totalità dei diritti derivanti dal matrimonio eterosessuale, tra i quali il diritto alla reversibilità della pensione, l’assistenza ospedaliera, il diritto a subentrare nei contratti di locazione. Tuttavia, alcuni aspetti previsti dal disegno di legge noto come Cirinnà (ddl 2081/2015), come ad esempio l’obbligo di fedeltà, sono stati eliminati prima che la legge fosse approvata, perché secondo una parte della maggioranza di governo promotrice della proposta legislativa, avrebbero creato un’assimilazione eccessiva delle unioni gay e lesbiche alle coppie eterosessuali unite in matrimonio. Gli aspetti più divisivi del ddl, sui quali l’opposizione parlamentare è stata trasversale e anche parte dell’opinione pubblica e la Chiesa cattolica hanno assunto posizioni intransigenti, sono stati quelli inerenti la genitorialità gay e lesbica, e la possibilità per il genitore non biologico di adottare il figlio o la figlia del partner (Lasio e Serri, in press). La cancellazione dell’articolo 5 del ddl, che avrebbe regolamentato la cosiddetta step-child adoption, è stata la condizione indispensabile perché la legge potesse essere approvata. L’opposizione che in Italia è stata opposta sin dagli anni ’80 al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, la ferocia del dibattito che ha avuto luogo in occasione della discussione della L.76/2016 e il fatto che la genitorialità gay e lesbica sia stata esclusa per l’opposizione intransigente e trasversale di gruppi politici, delle gerarchie ecclesiastiche e di gruppi di cittadini e cittadine riunitisi intorno all’esigenza di difendere la famiglia tradizionale, rivela che in Italia l’eteronormatività ha ancora il potere di costruire l’eterosessualità come l’unica forma naturale di organizzare la sessualità e la genitorialità (Warner, 1991). Il binarismo omosesssuale/eterosessuale è ancora una divisione fondamentale nelle società occidentali (Sedgwick, 1990) e mentre l’eterosessualità ha un accesso naturale alla riproduzione e ai legami familiari, le persone gay e lesbiche sono considerate come una minaccia all’ordine di genere della società (Connell, 2009), e alienate da tutto ciò che è inerente la parentela (Weston, 1991). L’eterosessualità è ipostatizzata, considerata come un’entità simbolica e non sociale, si fa struttura fondante della parentela stessa che “è già da sempre eterosessuale” (Butler, 2002: 34). Richiedendo il riconoscimento dei diritti alla genitorialità, gay e lesbiche escono dall’invisibilità e rivelano “l’imbroglio” che costruisce come naturale l’accesso esclusivo dell’eterosessualità alla riproduzione e ai legami familiari (Lasio e Serri, in press). Le configurazioni assunte dal genere nelle coppie gay e lesbiche sono considerate anormali perché mettono in discussione i ruoli di genere definiti dal modello eteronormativo, come la madre che si prende cura della prole e il padre che provvede al sostentamento della famiglia con il suo lavoro per il mercato (Hicks, 2013). L’ideologia della maternità intensiva (Hays, 1996) costruisce la madre come dotata di capacità di cura naturali e istintive, in grado, grazie al suo amore oblativo, di costruire una relazione speciale con la prole. La genitorialità al di fuori dell’ordine eterosessuale, e in particolare, la paternità gay, sono considerate una minaccia per la società e per l’umanità (Butler, 2004) perché sfidano l’ideologia del genere, della maternità e della famiglia alla base della stabilità della società (Romans, 1992). Questo lavoro analizza il dibattito parlamentare che ha avuto luogo in Italia sulla regolamentazione delle coppie dello stesso sesso e della genitorialità gay e lesbica. In particolare, la ricerca esamina la discussione che ha avuto luogo nel parlamento italiano sul ddl Cirinnà e le sue successive modificazioni al fine di individuare i discorsi che giustificano l’opposizione al riconoscimento della genitorialità gay e lesbica. Il materiale empirico è costituito dalle trascrizioni stenografiche degli interventi parlamentari del periodo intercorrente tra la presentazione del ddl 2081/2015 (6 ottobre 2015) e l’approvazione da parte della Camera dei deputati della L.76/2016 (20 maggio 2016). Dopo una prima fase di analisi tematica che ha consentito di categorizzare gli interventi in temi più ampi, l’analisi dei testi è stata condotta secondo gli assunti dell’analisi critica del discorso (Fairclough 2001, 2003) con l’obiettivo di rivelare quali discorsi e pratiche sociali contribuiscono a mantenere l’iscrizione della genitorialità nell’ordine eteronormativo e la discriminazione delle famiglie con padri gay e madri lesbiche. L’analisi dei discorsi ha evidenziato una netta prevalenza di interventi parlamentari focalizzati sulla paternità gay e sulla necessità di scongiurare il rischio di legittimare le pratiche di surrogazione della maternità che, sebbene illegali in Italia e non contemplate dal ddl Cirinnà, secondo le parti oppositrici della legge sarebbero state implicitamente avallate dalla step-child adoption in quanto le coppie gay avrebbero potuto fare ricorso a tali pratiche all’estero e poi vedere riconosciuto lo stato di padre a entrambi i membri della coppia in Italia. Tre discorsi principali giustificano l’opposizione al riconoscimento della genitorialità gay e lesbica negli interventi parlamentari: la visione essenzialista della maternità, che considera la madre come la principale responsabile della cura della prole in base a caratteristiche connaturate alla femminilità; la mostruosità della paternità gay, che attraverso il ricorso a tecniche di procreazione assistita sfrutta il corpo della donna e mette a rischio la prole privandola dell’indispensabile figura materna; e la rivoluzione antropologica che deriverebbe dal sovvertimento dell’ordine di genere cui è attribuito il mantenimento della società e della specie umana. I risultati evidenziano la forte resistenza opposta dall’egemonia eteronormativa alla genitorialità che si colloca al di fuori dell’ordine eterosessuale e fanno luce sui motivi di opposizione alla paternità gay, considerata come sovversiva dell’ordine di genere che presiede all’intelligibilità dell’umano. I risultati, inoltre, evidenziano contraddizioni e paradossi presenti nell’ordine del discorso dominante che consentono di individuare possibilità di cambiamento del regime di normalità esistente.

Eteronormatività e resistenza alla paternità gay nel dibattito politico italiano sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso

Diego Lasio;Nicola Congiargiu;Francesco Serri
2017-01-01

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni i paesi dell’Europa occidentale hanno legittimato le unioni tra persone dello stesso sesso e anche la genitorialità gay e lesbica è stata riconosciuta e tutelata. Tuttavia, l’opposizione verso le coppie dello stesso sesso e le politiche di genere non è venuta meno, in particolare nei paesi a forte tradizione cattolica (De Michele, 2010; Digoix et al., 2016; Lasio e Serri, in press; Santos, 2013). In Italia, dopo decenni di forti opposizioni, nel 2016 è stata approvata la Legge 20 maggio 2016, n.76 che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso estendendo loro la quasi totalità dei diritti derivanti dal matrimonio eterosessuale, tra i quali il diritto alla reversibilità della pensione, l’assistenza ospedaliera, il diritto a subentrare nei contratti di locazione. Tuttavia, alcuni aspetti previsti dal disegno di legge noto come Cirinnà (ddl 2081/2015), come ad esempio l’obbligo di fedeltà, sono stati eliminati prima che la legge fosse approvata, perché secondo una parte della maggioranza di governo promotrice della proposta legislativa, avrebbero creato un’assimilazione eccessiva delle unioni gay e lesbiche alle coppie eterosessuali unite in matrimonio. Gli aspetti più divisivi del ddl, sui quali l’opposizione parlamentare è stata trasversale e anche parte dell’opinione pubblica e la Chiesa cattolica hanno assunto posizioni intransigenti, sono stati quelli inerenti la genitorialità gay e lesbica, e la possibilità per il genitore non biologico di adottare il figlio o la figlia del partner (Lasio e Serri, in press). La cancellazione dell’articolo 5 del ddl, che avrebbe regolamentato la cosiddetta step-child adoption, è stata la condizione indispensabile perché la legge potesse essere approvata. L’opposizione che in Italia è stata opposta sin dagli anni ’80 al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, la ferocia del dibattito che ha avuto luogo in occasione della discussione della L.76/2016 e il fatto che la genitorialità gay e lesbica sia stata esclusa per l’opposizione intransigente e trasversale di gruppi politici, delle gerarchie ecclesiastiche e di gruppi di cittadini e cittadine riunitisi intorno all’esigenza di difendere la famiglia tradizionale, rivela che in Italia l’eteronormatività ha ancora il potere di costruire l’eterosessualità come l’unica forma naturale di organizzare la sessualità e la genitorialità (Warner, 1991). Il binarismo omosesssuale/eterosessuale è ancora una divisione fondamentale nelle società occidentali (Sedgwick, 1990) e mentre l’eterosessualità ha un accesso naturale alla riproduzione e ai legami familiari, le persone gay e lesbiche sono considerate come una minaccia all’ordine di genere della società (Connell, 2009), e alienate da tutto ciò che è inerente la parentela (Weston, 1991). L’eterosessualità è ipostatizzata, considerata come un’entità simbolica e non sociale, si fa struttura fondante della parentela stessa che “è già da sempre eterosessuale” (Butler, 2002: 34). Richiedendo il riconoscimento dei diritti alla genitorialità, gay e lesbiche escono dall’invisibilità e rivelano “l’imbroglio” che costruisce come naturale l’accesso esclusivo dell’eterosessualità alla riproduzione e ai legami familiari (Lasio e Serri, in press). Le configurazioni assunte dal genere nelle coppie gay e lesbiche sono considerate anormali perché mettono in discussione i ruoli di genere definiti dal modello eteronormativo, come la madre che si prende cura della prole e il padre che provvede al sostentamento della famiglia con il suo lavoro per il mercato (Hicks, 2013). L’ideologia della maternità intensiva (Hays, 1996) costruisce la madre come dotata di capacità di cura naturali e istintive, in grado, grazie al suo amore oblativo, di costruire una relazione speciale con la prole. La genitorialità al di fuori dell’ordine eterosessuale, e in particolare, la paternità gay, sono considerate una minaccia per la società e per l’umanità (Butler, 2004) perché sfidano l’ideologia del genere, della maternità e della famiglia alla base della stabilità della società (Romans, 1992). Questo lavoro analizza il dibattito parlamentare che ha avuto luogo in Italia sulla regolamentazione delle coppie dello stesso sesso e della genitorialità gay e lesbica. In particolare, la ricerca esamina la discussione che ha avuto luogo nel parlamento italiano sul ddl Cirinnà e le sue successive modificazioni al fine di individuare i discorsi che giustificano l’opposizione al riconoscimento della genitorialità gay e lesbica. Il materiale empirico è costituito dalle trascrizioni stenografiche degli interventi parlamentari del periodo intercorrente tra la presentazione del ddl 2081/2015 (6 ottobre 2015) e l’approvazione da parte della Camera dei deputati della L.76/2016 (20 maggio 2016). Dopo una prima fase di analisi tematica che ha consentito di categorizzare gli interventi in temi più ampi, l’analisi dei testi è stata condotta secondo gli assunti dell’analisi critica del discorso (Fairclough 2001, 2003) con l’obiettivo di rivelare quali discorsi e pratiche sociali contribuiscono a mantenere l’iscrizione della genitorialità nell’ordine eteronormativo e la discriminazione delle famiglie con padri gay e madri lesbiche. L’analisi dei discorsi ha evidenziato una netta prevalenza di interventi parlamentari focalizzati sulla paternità gay e sulla necessità di scongiurare il rischio di legittimare le pratiche di surrogazione della maternità che, sebbene illegali in Italia e non contemplate dal ddl Cirinnà, secondo le parti oppositrici della legge sarebbero state implicitamente avallate dalla step-child adoption in quanto le coppie gay avrebbero potuto fare ricorso a tali pratiche all’estero e poi vedere riconosciuto lo stato di padre a entrambi i membri della coppia in Italia. Tre discorsi principali giustificano l’opposizione al riconoscimento della genitorialità gay e lesbica negli interventi parlamentari: la visione essenzialista della maternità, che considera la madre come la principale responsabile della cura della prole in base a caratteristiche connaturate alla femminilità; la mostruosità della paternità gay, che attraverso il ricorso a tecniche di procreazione assistita sfrutta il corpo della donna e mette a rischio la prole privandola dell’indispensabile figura materna; e la rivoluzione antropologica che deriverebbe dal sovvertimento dell’ordine di genere cui è attribuito il mantenimento della società e della specie umana. I risultati evidenziano la forte resistenza opposta dall’egemonia eteronormativa alla genitorialità che si colloca al di fuori dell’ordine eterosessuale e fanno luce sui motivi di opposizione alla paternità gay, considerata come sovversiva dell’ordine di genere che presiede all’intelligibilità dell’umano. I risultati, inoltre, evidenziano contraddizioni e paradossi presenti nell’ordine del discorso dominante che consentono di individuare possibilità di cambiamento del regime di normalità esistente.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/292227
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact