Le categorie del vero e del falso non sono certamente una novità per la storiografia moderna e contemporanea. Nel XX e XXI secolo diverse ricerche si sono concentrate sulla falsificazione di documenti, oggetti, pratiche, sia dal punto di vista materiale (con l’ausilio della filologia, della paleografia e della diplomatica), sia nel più impervio campo dell’immateriale. Quest’ultimo filone di ricerca ha intrapreso a sua volta un duplice percorso: da una parte verso lo studio delle cosiddette “tradizioni inventate”, riprese nel celebre volume curato da Hobsbawm e Ranger; dall’altra si è sviluppato più recentemente un campo di ricerca impegnato a confutare interpretazioni della storia spesso parziali e incomplete, alimentate oggi da una vasta diffusione dei social media, attraverso cui i gruppi di pressione, pubblici o privati, agiscono in modo quasi tayloristico nella “fabbricazione” e nella diffusione di quelle che sono ormai comunemente chiamate fake news. Questo filone di studi ha preso piede dopo il cosiddetto “cultural turn” che ha acceso l’attenzione degli storici non solo sugli aspetti strettamente strutturali e diacronici, ma anche sull’analisi delle rappresentazioni e delle simbologie derivanti dall’attività dei gruppi umani.
Fare pace con la Storia. La Public History come campo di mediazione tra falsi, invenzioni, fake news, uso politico e costruzioni identitarie
Roberto Ibba
2021-01-01
Abstract
Le categorie del vero e del falso non sono certamente una novità per la storiografia moderna e contemporanea. Nel XX e XXI secolo diverse ricerche si sono concentrate sulla falsificazione di documenti, oggetti, pratiche, sia dal punto di vista materiale (con l’ausilio della filologia, della paleografia e della diplomatica), sia nel più impervio campo dell’immateriale. Quest’ultimo filone di ricerca ha intrapreso a sua volta un duplice percorso: da una parte verso lo studio delle cosiddette “tradizioni inventate”, riprese nel celebre volume curato da Hobsbawm e Ranger; dall’altra si è sviluppato più recentemente un campo di ricerca impegnato a confutare interpretazioni della storia spesso parziali e incomplete, alimentate oggi da una vasta diffusione dei social media, attraverso cui i gruppi di pressione, pubblici o privati, agiscono in modo quasi tayloristico nella “fabbricazione” e nella diffusione di quelle che sono ormai comunemente chiamate fake news. Questo filone di studi ha preso piede dopo il cosiddetto “cultural turn” che ha acceso l’attenzione degli storici non solo sugli aspetti strettamente strutturali e diacronici, ma anche sull’analisi delle rappresentazioni e delle simbologie derivanti dall’attività dei gruppi umani.File | Dimensione | Formato | |
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