Il libro si pone al crocevia di tre dimensioni: quella del comico, categoria complessa e sfaccettata, difficile da inquadrare, e pure dotata, per condivisa affermazione degli studiosi, di elementi comuni e ricorrenti, specialmente sul piano linguistico; il linguaggio, appunto, a cui la comicità si lega nella convinzione che essa si realizzi soprattutto mediante precise strategie formali; il genere, infine, che costituisce il trait d’union tra le altre due dimensioni. Il volume si focalizza, dunque, sul rapporto tra lingua e genere in relazione alla resa del comico. Si tratta di un nodo tematico ancora peregrino nel panorama degli studi (che iniziano a essere numerosi anche in Italia) su lingua e genere, e, finalmente, su genere e comico. La tematica costituisce anche l’occasione per ribadire l’inconfutabile continuità tra antico e moderno in tema di stereotipi di genere. Numerosi contributi hanno messo in luce l’esistenza, dall’antichità a oggi, di una linea ininterrotta e persistente di comportamenti linguistici attribuiti ai generi, diversi dei quali chiamano in causa anche la dimensione del comico e le implicazioni che a essa pertengono. La stessa inettitudine della donna a produrre comicità, oltre alla inopportunità di suscitarla, costituisce una costante che attraversa il tempo e lo spazio. Di questo ambizioso viaggio si prendono in esame le tappe poste agli estremi, e in particolare le origini. Il libro infatti si concentra sulle manifestazioni dell’antico, prendendo le mosse, però, in un percorso à rebour, dalla contemporaneità, che si è voluto accostare, forse arditamente, a casi e a esempi tratti dalla commedia aristofanea, nella consapevolezza che un ampio spazio intermedio, fatto di secoli, resta da indagare su un tema affascinante e, di là dalle apparenze, decisamente serio.

Le amiche di Lisistrata. Lingua, genere, comicità nel tempo

Valeria Melis
;
Rita Fresu
2021-01-01

Abstract

Il libro si pone al crocevia di tre dimensioni: quella del comico, categoria complessa e sfaccettata, difficile da inquadrare, e pure dotata, per condivisa affermazione degli studiosi, di elementi comuni e ricorrenti, specialmente sul piano linguistico; il linguaggio, appunto, a cui la comicità si lega nella convinzione che essa si realizzi soprattutto mediante precise strategie formali; il genere, infine, che costituisce il trait d’union tra le altre due dimensioni. Il volume si focalizza, dunque, sul rapporto tra lingua e genere in relazione alla resa del comico. Si tratta di un nodo tematico ancora peregrino nel panorama degli studi (che iniziano a essere numerosi anche in Italia) su lingua e genere, e, finalmente, su genere e comico. La tematica costituisce anche l’occasione per ribadire l’inconfutabile continuità tra antico e moderno in tema di stereotipi di genere. Numerosi contributi hanno messo in luce l’esistenza, dall’antichità a oggi, di una linea ininterrotta e persistente di comportamenti linguistici attribuiti ai generi, diversi dei quali chiamano in causa anche la dimensione del comico e le implicazioni che a essa pertengono. La stessa inettitudine della donna a produrre comicità, oltre alla inopportunità di suscitarla, costituisce una costante che attraversa il tempo e lo spazio. Di questo ambizioso viaggio si prendono in esame le tappe poste agli estremi, e in particolare le origini. Il libro infatti si concentra sulle manifestazioni dell’antico, prendendo le mosse, però, in un percorso à rebour, dalla contemporaneità, che si è voluto accostare, forse arditamente, a casi e a esempi tratti dalla commedia aristofanea, nella consapevolezza che un ampio spazio intermedio, fatto di secoli, resta da indagare su un tema affascinante e, di là dalle apparenze, decisamente serio.
2021
978-88-9392-326-2
Linguistica italiana; Sociolinguistica; Lingua e genere; Comicità; Letteratura greca; Teatro; Storia della lingua italiana; Stereotipi; Comico; Aristofane
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