Introduzione La presenza delle macchie scleroticali post-mortali è un segno ben conosciuto ma scarsamente studiato in patologia forense. Attualmente essa viene considerata un segno aspecifico riconducibile essenzialmente alla disidratazione della superficie sclerale quando l’occhio del cadavere rimane aperto. Lo scopo del corrente lavoro è acquisire maggiori conoscenze sia morfologiche sia concernenti la tanatogenesi di tale segno. Materiali e Metodi. Lo studio, effettuato fra il luglio ed il settembre 2018, è stato articolato in due fasi: una su modello animale e una su modello umano. Nella prima sono stati analizzati in situ, tramite Optical coherence tomography (OCT) e senza enucleazione, 66 occhi (33 teste) di pecora adulta (età >2 anni). I capi sono stati sacrificati in un macello locale e le teste conservate a temperature ed umidità note. L’occhio destro è stato tenuto aperto tramite escissione dell’apparato ciliare. Quello sinistro è stato invece tenuto chiuso tramite sutura e controllato ad intervalli di un’ora. Sono state quindi effettuate delle scansioni sclerali in corrispondenza di ogni alterazione macroscopicamente rilevabile a carico del tessuto con particolare riguardo alle macchie scleroticali. Nella seconda fase sono stati esaminati i cadaveri giunti in Istituto nel medesimo periodo nei quali non è stato alterato lo stato di apertura o chiusura delle palpebre. Tale parte dello studio si è limitata all’osservazione delle caratteristiche sclerali e alla scansione nei casi in cui vi fossero delle macchie scleroticali. Su 30 cadaveri esaminati solo uno presentava le caratteristiche richieste. Il campione era costituito da un individuo di sesso maschile di 30 anni morto suicida per una lesione da arma da fuoco al capo. I dati di imaging sono stati visionati ed interpretati da due esperti oculisti facenti parte del team. Risultati e discussione: per quanto concerne il modello animale nessuna alterazione sclerale è stata rilevata a carico degli occhi tenuti chiusi. A carico degli occhi aperti invece, in tutti i campioni fra la 3^ e la 6^ ora post-mortem si sono manifestate le macchie scleroticali in sede supero-centrale ovvero in corrispondenza del tratto nel quale il tessuto sclerale era sottoposto a maggior tensione e la coroide veniva tratta verso il basso per gravità dal peso del vitreo. Il rilievo principale della prima fase è costituito dal fatto che nella totalità dei campioni esaminati alla scansione OCT (dato che rende inutile l’effettuazione di una analisi statistica) si sono manifestati iper-riflettività del tessuto sclerale e distacco coroido-sclerale in corrispondenza della macchia scleroticale. Il dato è stato confermato nell’unico caso umano. Quanto verificato dimostra che la disidratazione sclerale è un elemento necessario ma non sufficiente alla manifestazione delle macchie scleroticali. Allo stesso modo affinché il segno si manifesti è necessario che, oltre alla disidratazione, la dinamica del decesso o gli eventi post-mortali comportino un coesistente distacco corioideo. Sebbene lo studio necessiti di un ulteriore approfondimento soprattutto sul modello umano l’evidenza raggiunta potrebbe avere importanti ripercussioni di tipo pratico. La presenza di macchie scleroticali, infatti, sottende che nel perimortem l’individuo sia stato sottoposto ad eventi traumatici, la dinamica dei quali sia compatibile con il verificarsi di un distacco di coroide (impiccamento, lesione da arma da fuoco al capo, traumi facciali etc), che verosimilmente producono una variazione
Tanatogenesi delle macchie scleroticali: il ruolo del distacco di coroide. Evidenze morfologiche dai dati di imaging ottenuti tramite Optical Coherence Tomography.
M. Nioi;P. E. Napoli;E. Porru;R. Caria;L. Natali;S. Pittaluga;M. Fossarello;R. Demontis
2022-01-01
Abstract
Introduzione La presenza delle macchie scleroticali post-mortali è un segno ben conosciuto ma scarsamente studiato in patologia forense. Attualmente essa viene considerata un segno aspecifico riconducibile essenzialmente alla disidratazione della superficie sclerale quando l’occhio del cadavere rimane aperto. Lo scopo del corrente lavoro è acquisire maggiori conoscenze sia morfologiche sia concernenti la tanatogenesi di tale segno. Materiali e Metodi. Lo studio, effettuato fra il luglio ed il settembre 2018, è stato articolato in due fasi: una su modello animale e una su modello umano. Nella prima sono stati analizzati in situ, tramite Optical coherence tomography (OCT) e senza enucleazione, 66 occhi (33 teste) di pecora adulta (età >2 anni). I capi sono stati sacrificati in un macello locale e le teste conservate a temperature ed umidità note. L’occhio destro è stato tenuto aperto tramite escissione dell’apparato ciliare. Quello sinistro è stato invece tenuto chiuso tramite sutura e controllato ad intervalli di un’ora. Sono state quindi effettuate delle scansioni sclerali in corrispondenza di ogni alterazione macroscopicamente rilevabile a carico del tessuto con particolare riguardo alle macchie scleroticali. Nella seconda fase sono stati esaminati i cadaveri giunti in Istituto nel medesimo periodo nei quali non è stato alterato lo stato di apertura o chiusura delle palpebre. Tale parte dello studio si è limitata all’osservazione delle caratteristiche sclerali e alla scansione nei casi in cui vi fossero delle macchie scleroticali. Su 30 cadaveri esaminati solo uno presentava le caratteristiche richieste. Il campione era costituito da un individuo di sesso maschile di 30 anni morto suicida per una lesione da arma da fuoco al capo. I dati di imaging sono stati visionati ed interpretati da due esperti oculisti facenti parte del team. Risultati e discussione: per quanto concerne il modello animale nessuna alterazione sclerale è stata rilevata a carico degli occhi tenuti chiusi. A carico degli occhi aperti invece, in tutti i campioni fra la 3^ e la 6^ ora post-mortem si sono manifestate le macchie scleroticali in sede supero-centrale ovvero in corrispondenza del tratto nel quale il tessuto sclerale era sottoposto a maggior tensione e la coroide veniva tratta verso il basso per gravità dal peso del vitreo. Il rilievo principale della prima fase è costituito dal fatto che nella totalità dei campioni esaminati alla scansione OCT (dato che rende inutile l’effettuazione di una analisi statistica) si sono manifestati iper-riflettività del tessuto sclerale e distacco coroido-sclerale in corrispondenza della macchia scleroticale. Il dato è stato confermato nell’unico caso umano. Quanto verificato dimostra che la disidratazione sclerale è un elemento necessario ma non sufficiente alla manifestazione delle macchie scleroticali. Allo stesso modo affinché il segno si manifesti è necessario che, oltre alla disidratazione, la dinamica del decesso o gli eventi post-mortali comportino un coesistente distacco corioideo. Sebbene lo studio necessiti di un ulteriore approfondimento soprattutto sul modello umano l’evidenza raggiunta potrebbe avere importanti ripercussioni di tipo pratico. La presenza di macchie scleroticali, infatti, sottende che nel perimortem l’individuo sia stato sottoposto ad eventi traumatici, la dinamica dei quali sia compatibile con il verificarsi di un distacco di coroide (impiccamento, lesione da arma da fuoco al capo, traumi facciali etc), che verosimilmente producono una variazioneI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.