Introduzione: nonostante attualmente la presenza delle macchie scleroticali nel postmortem sia comunemente ritenuto un segno del tutto aspecifico, in alcuni lavori del nostro gruppo, abbiamo evidenziato il ruolo etiologico del distacco della coroide dalla sclera nella manifestazione di tale reperto. Lo scopo del corrente lavoro è quello di esaminare in maniera retrospettiva i casi nei quali sono stati rilevate le macchie scleroticali, ricavare dei dati epidemiologico-statistici utili ad una miglior comprensione di questo fenomeno tanatologico e avere delle indicazioni utili dal punto di vista pratico. Materiali e Metodi. Sono stati esaminati in maniera retrospettiva 905 casi giunti all’attenzione del nostro settorato fra il 2007 ed il 2022. Dall’esame della documentazione iconografica due patologi hanno individuato in maniera indipendente la presenza del segno in 21 casi che sono stati esaminati in maniera approfondita. Sono stati esclusi i casi nei quali ad un colorito grigio-perlaceo della sclera era associata una deformazione bulbare. Risultati: dallo studio è emersa la presenza di tale segno nel 2,3% dei casi totali giunti alla nostra osservazione. Il campione selezionato era costituito per circa l’86% (18/21) da uomini e per il 14% (3/21) da donne. L’età media del campione era di 40,1 anni con una DS di ± 11,9 anni. Nel 71% dei casi (15/21) il segno era monolaterale; nel 29% (6/21) bilaterale. Fra le cause di morte rilevate tramite autopsia il 33.3% (7/21) era data da una asfissia meccanica violenta da impiccamento. Fra questi 7 casi, nel 57% (4/7) si trattava di un impiccamento tipico e nel 43% (3/7) atipico, nel 71% si trattava di impiccamento completo e nel 29% incompleto. La presenza del segno era bilaterale nel 57% dei casi e nel 43% monolaterale. Per quanto attiene alle altre cause di morte, nel 33.3% dei casi si trattava di uno shock emorragico, nel restante 33.3% la morte era stata causata da un trauma del distretto cranio encefalico. Nella totalità dei casi, al sopralluogo il patologo aveva rilevato l’apertura più o meno marcata della rima palpebrale. Discussione: nella nostra casistica la formazione delle macchie scleroticali è stata riscontrata sostanzialmente in tre principali tipologie di decessi: asfissia meccanica violenta da impiccamento, shock emorragico acuto e trauma cranio-encefalico; questi meccanismi hanno in comune il verificarsi di una rapida variazione della pressione del bulbo oculare. Tale variazione è individuabile quale caratteristica necessaria per il verificarsi del fenomeno tanatologico oggetto del nostro studio, ossia il distacco della coroide dalla sclera. Alterazioni del colorito sclerale che si verificano in PMI avanzati sono invece riferibili verosimilmente ai fenomeni trasformativi che si realizzano a carico della camera posteriore (liquefazione del vitreo e trazione della coroide) e come tali non dovrebbero essere confusi con le macchie scleroticali vere e proprie. Il limite del corrente studio è insito nella sua natura retrospettiva e osservazionale. In futuro un esame prospettico e tramite imaging (i.e. OCT) su un campione più ampio permetterà una comprensione più approfondita del fenomeno e avrà certamente maggiori ripercussioni pratiche in patologia fore

Macchie scleroticali postmortali: tanatogenesi e causa di morte. Nuovi elementi da una serie di 21 casi afferenti ad una singola Istituzione.

M. Nioi
Primo
;
P. E. Napoli;A. Chighine;M. Fossarello;R. Demontis
2022-01-01

Abstract

Introduzione: nonostante attualmente la presenza delle macchie scleroticali nel postmortem sia comunemente ritenuto un segno del tutto aspecifico, in alcuni lavori del nostro gruppo, abbiamo evidenziato il ruolo etiologico del distacco della coroide dalla sclera nella manifestazione di tale reperto. Lo scopo del corrente lavoro è quello di esaminare in maniera retrospettiva i casi nei quali sono stati rilevate le macchie scleroticali, ricavare dei dati epidemiologico-statistici utili ad una miglior comprensione di questo fenomeno tanatologico e avere delle indicazioni utili dal punto di vista pratico. Materiali e Metodi. Sono stati esaminati in maniera retrospettiva 905 casi giunti all’attenzione del nostro settorato fra il 2007 ed il 2022. Dall’esame della documentazione iconografica due patologi hanno individuato in maniera indipendente la presenza del segno in 21 casi che sono stati esaminati in maniera approfondita. Sono stati esclusi i casi nei quali ad un colorito grigio-perlaceo della sclera era associata una deformazione bulbare. Risultati: dallo studio è emersa la presenza di tale segno nel 2,3% dei casi totali giunti alla nostra osservazione. Il campione selezionato era costituito per circa l’86% (18/21) da uomini e per il 14% (3/21) da donne. L’età media del campione era di 40,1 anni con una DS di ± 11,9 anni. Nel 71% dei casi (15/21) il segno era monolaterale; nel 29% (6/21) bilaterale. Fra le cause di morte rilevate tramite autopsia il 33.3% (7/21) era data da una asfissia meccanica violenta da impiccamento. Fra questi 7 casi, nel 57% (4/7) si trattava di un impiccamento tipico e nel 43% (3/7) atipico, nel 71% si trattava di impiccamento completo e nel 29% incompleto. La presenza del segno era bilaterale nel 57% dei casi e nel 43% monolaterale. Per quanto attiene alle altre cause di morte, nel 33.3% dei casi si trattava di uno shock emorragico, nel restante 33.3% la morte era stata causata da un trauma del distretto cranio encefalico. Nella totalità dei casi, al sopralluogo il patologo aveva rilevato l’apertura più o meno marcata della rima palpebrale. Discussione: nella nostra casistica la formazione delle macchie scleroticali è stata riscontrata sostanzialmente in tre principali tipologie di decessi: asfissia meccanica violenta da impiccamento, shock emorragico acuto e trauma cranio-encefalico; questi meccanismi hanno in comune il verificarsi di una rapida variazione della pressione del bulbo oculare. Tale variazione è individuabile quale caratteristica necessaria per il verificarsi del fenomeno tanatologico oggetto del nostro studio, ossia il distacco della coroide dalla sclera. Alterazioni del colorito sclerale che si verificano in PMI avanzati sono invece riferibili verosimilmente ai fenomeni trasformativi che si realizzano a carico della camera posteriore (liquefazione del vitreo e trazione della coroide) e come tali non dovrebbero essere confusi con le macchie scleroticali vere e proprie. Il limite del corrente studio è insito nella sua natura retrospettiva e osservazionale. In futuro un esame prospettico e tramite imaging (i.e. OCT) su un campione più ampio permetterà una comprensione più approfondita del fenomeno e avrà certamente maggiori ripercussioni pratiche in patologia fore
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