Le aree di diffusione del romeno e dell'ungherese sono tra le più estese in Europa, soprattutto se paragonate al fatto che entrambe le lingue hanno una popolazione di parlanti di dimensioni medie. Le due lingue, confinanti, condividono inoltre, a macchie di leopardo, ampie zone, di cui quella più nota è la Transilvania. Nella regione immediatamente adiacente, oltre i Carpazi Orientali, nella parte occidentale della regione storica di Moldavia, si sviluppa progressivamente, a partire dal tredicesmo secolo, un'area mista romeno-ungherese, a maggioranza romena, che viene alimentata con apporti demografici magiarofoni (e cattolici) provenienti dalla Transilvania fino a secolo XVIII inoltrato. Da questa popolazione di coloni magiarofoni cattolici discendono i cattolici moldavi odierni (csángók [č'ango:k] in ungherese, ceangăi [čang'əj] in romeno), di cui soltanto una parte parla ancora ungherese (con livelli di competenza orale difficilmente valutabili). La lunga convivenza e mescolanza delle due popolazioni ha creato condizioni favorevoli ai reciproci influssi linguistici. I lavori più ampi e più generali dedicati ai magiarismi del romeno e ai romenismi dell'ungherese sono rispettivamente Tamás L.,"Etymolog.-histor. Wörterb. der ungar. Elemente im Rumänischen" (Budapest,1967) e Bakos F.,"Storia degli elementi romeni del lessico ungherese" (in ung.; Budapest 1982). La situazione socio-economica e politica dei csángók moldavi non è assimilabile a quella degli Ungheresi (o dei magiarofoni) di Transilvania, in quanto i primi, dal Medioevo in poi, sono rimasti contadini ed artigiani, cattolici - dunque in posizioni subalterne da tutti i punti di vista - all'interno di uno stato a grande maggioranza romenofona e ortodossa. Sottoposti ad un processo di romenizzazione e di ruralizzazione, spontaneo e lento nelle fasi iniziali, attuato ed accelerato con mezzi appropriati dall'Ottocento in poi, questa importante minoranza rimasta magiarofona vive da 150 anni all'incirca una situazione di diglossia in cui l'ungherese continua a perdere ambiti e domini d'uso (forse le tendenze si stanno ora lentamente invertendo). Le indagini linguistiche (ed etnografiche) in generale, in particolare quelle volte a valutare il livello di competenza dell'ungherese da un lato nonché l'interferenza del romeno da un altro, sono state ostacolate ufficialmente, durante il secolo scorso, indipendentemente dai regimi politici vigenti al momento. Attualmente si notano distorsioni pragmalinguistiche (ipermagiarizzazioni) operate dai parlanti stessi, quando essi percepiscono di essere oggetto di osservazione linguistica. Questo tipo di ricerca richiede pertanto una metodologia appropriata e un impegno temporale non indifferente da parte dello studioso. Intendo perciò preventivamente approfondire quest'aspetto metodologico in base alle testimonianze altrui e alle mie esperienze personali. Mentre gli studi sistematici di carattere strettamente linguistico di cui disponiamo sono pochi, è possibile completare la documentazione riguardante le interferenze del romeno con materiale ricavato dalle ricerche degli etnografi. Questo tipo di documentazione aspecifica è composto di testi etnografici ed interviste, di annotazioni degli studiosi e di dichiarazioni o atti di lingua spontanei dei soggetti indagati. Tale materiale ricavato indirettamente permette la costituzione di un ulteriore campionario delle modalità di interferenza del romeno. Questo è dunque il secondo aspetto che intendo affrontare.

Ai confini orientali della Romanìa e dell'Unione Europea. Interferenze del romeno nella lingua ungherese della minoranza csángó della Moldavia/Romania.

LORINCZI, MARINELLA
2010-01-01

Abstract

Le aree di diffusione del romeno e dell'ungherese sono tra le più estese in Europa, soprattutto se paragonate al fatto che entrambe le lingue hanno una popolazione di parlanti di dimensioni medie. Le due lingue, confinanti, condividono inoltre, a macchie di leopardo, ampie zone, di cui quella più nota è la Transilvania. Nella regione immediatamente adiacente, oltre i Carpazi Orientali, nella parte occidentale della regione storica di Moldavia, si sviluppa progressivamente, a partire dal tredicesmo secolo, un'area mista romeno-ungherese, a maggioranza romena, che viene alimentata con apporti demografici magiarofoni (e cattolici) provenienti dalla Transilvania fino a secolo XVIII inoltrato. Da questa popolazione di coloni magiarofoni cattolici discendono i cattolici moldavi odierni (csángók [č'ango:k] in ungherese, ceangăi [čang'əj] in romeno), di cui soltanto una parte parla ancora ungherese (con livelli di competenza orale difficilmente valutabili). La lunga convivenza e mescolanza delle due popolazioni ha creato condizioni favorevoli ai reciproci influssi linguistici. I lavori più ampi e più generali dedicati ai magiarismi del romeno e ai romenismi dell'ungherese sono rispettivamente Tamás L.,"Etymolog.-histor. Wörterb. der ungar. Elemente im Rumänischen" (Budapest,1967) e Bakos F.,"Storia degli elementi romeni del lessico ungherese" (in ung.; Budapest 1982). La situazione socio-economica e politica dei csángók moldavi non è assimilabile a quella degli Ungheresi (o dei magiarofoni) di Transilvania, in quanto i primi, dal Medioevo in poi, sono rimasti contadini ed artigiani, cattolici - dunque in posizioni subalterne da tutti i punti di vista - all'interno di uno stato a grande maggioranza romenofona e ortodossa. Sottoposti ad un processo di romenizzazione e di ruralizzazione, spontaneo e lento nelle fasi iniziali, attuato ed accelerato con mezzi appropriati dall'Ottocento in poi, questa importante minoranza rimasta magiarofona vive da 150 anni all'incirca una situazione di diglossia in cui l'ungherese continua a perdere ambiti e domini d'uso (forse le tendenze si stanno ora lentamente invertendo). Le indagini linguistiche (ed etnografiche) in generale, in particolare quelle volte a valutare il livello di competenza dell'ungherese da un lato nonché l'interferenza del romeno da un altro, sono state ostacolate ufficialmente, durante il secolo scorso, indipendentemente dai regimi politici vigenti al momento. Attualmente si notano distorsioni pragmalinguistiche (ipermagiarizzazioni) operate dai parlanti stessi, quando essi percepiscono di essere oggetto di osservazione linguistica. Questo tipo di ricerca richiede pertanto una metodologia appropriata e un impegno temporale non indifferente da parte dello studioso. Intendo perciò preventivamente approfondire quest'aspetto metodologico in base alle testimonianze altrui e alle mie esperienze personali. Mentre gli studi sistematici di carattere strettamente linguistico di cui disponiamo sono pochi, è possibile completare la documentazione riguardante le interferenze del romeno con materiale ricavato dalle ricerche degli etnografi. Questo tipo di documentazione aspecifica è composto di testi etnografici ed interviste, di annotazioni degli studiosi e di dichiarazioni o atti di lingua spontanei dei soggetti indagati. Tale materiale ricavato indirettamente permette la costituzione di un ulteriore campionario delle modalità di interferenza del romeno. Questo è dunque il secondo aspetto che intendo affrontare.
2010
978-3-11-023193-9
lingua ungherese; lingua romena; interferenze linguistiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/35330
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