Intorno al mito dei “giganti”, che la tradizione popolare isolana identifica con i defunti sepolti nelle numerose tombe megalitiche protostoriche dette “tombe dei giganti”, e alla rinnovata mitopoiesi alimentata dal rinvenimento di statue nuragiche di antichi eroi e guerrieri negli scavi archeologi condotti presso la necropoli di Mont’e Prama (Cabras), in Sardegna si manifestano forme di valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico che entrano in frizione con le politiche industriali, soprattutto con quelle della green economy. Beni culturali, ambientalismo, new economy ed economia circolare sono in gioco nelle pratiche e nelle narrazioni del locale, rivelando, come una cartina di tornasole, le varie forme di posizionamento dei poteri intorno ai beni comuni. Come un filo di Arianna, infatti, i “giganti”, oggetti reali e metaforici, tra tradizione e marchio commerciale, consentono all’etnografo di esaminare le retoriche storico-identitarie e la dimensione politica, sociale ed economica dei modi di pensare e praticare i “beni comuni” (acque, terre, paesaggi, beni culturali), condivisi o rivendicati, preservati o costruiti dai vari soggetti coinvolti (organizzazioni sociali, comitati neo-ambientalisti, istituzioni, soggetti politici ed economici). Seguendo i “giganti” di ieri e di oggi, le prassi in atto nell’arena patrimonializzante svelano processi egemonici e subalternità che accompagnano le forme di appropriazione, uso e gestione dei beni comuni.
Conflitti all’ombra dei “giganti”. Antropocene, beni comuni e sviluppo sostenibile in Sardegna
Tatiana Cossu
2024-01-01
Abstract
Intorno al mito dei “giganti”, che la tradizione popolare isolana identifica con i defunti sepolti nelle numerose tombe megalitiche protostoriche dette “tombe dei giganti”, e alla rinnovata mitopoiesi alimentata dal rinvenimento di statue nuragiche di antichi eroi e guerrieri negli scavi archeologi condotti presso la necropoli di Mont’e Prama (Cabras), in Sardegna si manifestano forme di valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico che entrano in frizione con le politiche industriali, soprattutto con quelle della green economy. Beni culturali, ambientalismo, new economy ed economia circolare sono in gioco nelle pratiche e nelle narrazioni del locale, rivelando, come una cartina di tornasole, le varie forme di posizionamento dei poteri intorno ai beni comuni. Come un filo di Arianna, infatti, i “giganti”, oggetti reali e metaforici, tra tradizione e marchio commerciale, consentono all’etnografo di esaminare le retoriche storico-identitarie e la dimensione politica, sociale ed economica dei modi di pensare e praticare i “beni comuni” (acque, terre, paesaggi, beni culturali), condivisi o rivendicati, preservati o costruiti dai vari soggetti coinvolti (organizzazioni sociali, comitati neo-ambientalisti, istituzioni, soggetti politici ed economici). Seguendo i “giganti” di ieri e di oggi, le prassi in atto nell’arena patrimonializzante svelano processi egemonici e subalternità che accompagnano le forme di appropriazione, uso e gestione dei beni comuni.File | Dimensione | Formato | |
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