Il contributo esplora il tema del progetto contemporaneo in ambito archeologico, relativamente alle necessità della conservazione e della musealizzazione in situ. La protezione in situ è una di quelle condizioni di limite nelle quali è interessante definire il campo di relazioni reali e potenziali fra la preesistenza e il nuovo. Emerge una condizione di equilibrio delicata che, a partire dallo scavo, evidenzia la necessità del progetto contemporaneo per la conservazione del sito archeologico, non soltanto in termini prestazionali. Se l’obiettivo minimo delle infrastrutture di protezione è di tipo preventivo, il tema della presa in cura del patrimonio archeologico e storico, individua un’intersezione feconda col tema del riuso degli spazi e del suolo, in termini di frequentazione e riappropriazione. Infatti, la sola conservazione della materia è l’unico modo di confrontarsi con l’eredità del patrimonio? [1] Il quesito investe il potenziale dei dispositivi di protezione in termini non soltanto di progetto, qualità dello spazio, qualità della conservazione ma di radicamento e attualizzazione del patrimonio conservato, intesa questa come assimilazione e appropriazione nell’alveo dei processi di lunga durata, che non si esaurisca in una stratificazione diacronica basata esclusivamente sulla distinguibilità per forma e linguaggio, non sempre in grado di generare un sistema vecchio-nuovo. Il contributo evidenzia questioni di metodo rispetto al tema del rapporto antico-nuovo per individuare un potenziale approccio preliminare alle considerazioni del caso per caso, provando a superare un’impostazione di retroguardia, rilevabile anche nella terminologia, che ancora vede il progetto in ambito archeologico definito entro i limiti della protezione provvisionale, dello sheltering. I nodi chiave di questo approccio sono: la peculiarità della preesistenza archeologica in termini spaziali, temporali (preesistenza differita) e di fragilità; l’assenza di relazioni strutturate col luogo; l’interscalarità e la multiscalarità del problema; il progetto contemporaneo non come subordinata funzionale della preesistenza ma come una necessità che vada oltre il quadro prestazionale per la costruzione e ricostruzione delle relazioni della preesistenza col luogo e col paesaggio, nella quale i temi dell’attraversamento e della riappropriazione sono determinanti; che lo sviluppo dei nuovi strumenti di realtà virtuale possono sgravare l’architettura dall’onere della simulazione filologica dello spazio.
Conservation as a design opportunity. Protection systems in the archaeological field.
Stefano Cadoni
2022-01-01
Abstract
Il contributo esplora il tema del progetto contemporaneo in ambito archeologico, relativamente alle necessità della conservazione e della musealizzazione in situ. La protezione in situ è una di quelle condizioni di limite nelle quali è interessante definire il campo di relazioni reali e potenziali fra la preesistenza e il nuovo. Emerge una condizione di equilibrio delicata che, a partire dallo scavo, evidenzia la necessità del progetto contemporaneo per la conservazione del sito archeologico, non soltanto in termini prestazionali. Se l’obiettivo minimo delle infrastrutture di protezione è di tipo preventivo, il tema della presa in cura del patrimonio archeologico e storico, individua un’intersezione feconda col tema del riuso degli spazi e del suolo, in termini di frequentazione e riappropriazione. Infatti, la sola conservazione della materia è l’unico modo di confrontarsi con l’eredità del patrimonio? [1] Il quesito investe il potenziale dei dispositivi di protezione in termini non soltanto di progetto, qualità dello spazio, qualità della conservazione ma di radicamento e attualizzazione del patrimonio conservato, intesa questa come assimilazione e appropriazione nell’alveo dei processi di lunga durata, che non si esaurisca in una stratificazione diacronica basata esclusivamente sulla distinguibilità per forma e linguaggio, non sempre in grado di generare un sistema vecchio-nuovo. Il contributo evidenzia questioni di metodo rispetto al tema del rapporto antico-nuovo per individuare un potenziale approccio preliminare alle considerazioni del caso per caso, provando a superare un’impostazione di retroguardia, rilevabile anche nella terminologia, che ancora vede il progetto in ambito archeologico definito entro i limiti della protezione provvisionale, dello sheltering. I nodi chiave di questo approccio sono: la peculiarità della preesistenza archeologica in termini spaziali, temporali (preesistenza differita) e di fragilità; l’assenza di relazioni strutturate col luogo; l’interscalarità e la multiscalarità del problema; il progetto contemporaneo non come subordinata funzionale della preesistenza ma come una necessità che vada oltre il quadro prestazionale per la costruzione e ricostruzione delle relazioni della preesistenza col luogo e col paesaggio, nella quale i temi dell’attraversamento e della riappropriazione sono determinanti; che lo sviluppo dei nuovi strumenti di realtà virtuale possono sgravare l’architettura dall’onere della simulazione filologica dello spazio.File | Dimensione | Formato | |
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