La condizione delle donne palestinesi è determinata dalle macro-complessità succedutesi in un arco temporale (1987-2023) che concentra eventi fortemente traumatici, prolungati stati di pericolo, di insicurezza e di incertezze che impattano sulla vita quotidiana e sulle relazioni tra i generi. La lettura sociologica cercherà di mettere in luce come la condizione delle donne a Gaza, e più in generale in Palestina, specie a partire dalla Seconda Intifada (2000-2005), trascenda dalla linearità emancipatoria occidentale, per manifestare una specificità dell’agency e del suo riconoscimento sociale che, come sottolineano alcune studiose, non sempre sono inquadrabili nei femminismi occidentali (Shalhoub-Kevorkian, 2014; Haj, 1992). Questo apre interrogativi sui limiti delle categorie di agency, di soggettivazione, di autodeterminazione edi costruzione di genere. Nell’economia di questo testo sarebbe presuntuoso pretendere di poterli discernere; riteniamo sia comunque importante sollevarne la problematicità. Nel testo tracciamo il filo rosso che tiene insieme le diverse sfaccettature di questi cambiamenti, molti attivati a partire dalla prima Intifada (1987-1992) e consolidati nella seconda (2000-2005). Mutamenti che hanno visto la centralità dell’istituzione familiare quale unità sociale di protezione, cura e resilienza, compresa la sua estensione proiettiva di constituency statuale, come si argomenterà più avanti. L’agency delle donne viene così a trovarsi in bilico tra resilienza, resistenza e posizionalità multiple nel tentativo di bilanciarsi tra tradizionalismo e desiderio di cambiamento per fronteggiare una violenza che attraversa la società nella sua interezza, dalle relazionitra generi alle brutalità coloniali.
Le resilienti vite delle donne di Gaza tra violenza, sfide e precarietà (1987-2023)
Esu, Aide
2024-01-01
Abstract
La condizione delle donne palestinesi è determinata dalle macro-complessità succedutesi in un arco temporale (1987-2023) che concentra eventi fortemente traumatici, prolungati stati di pericolo, di insicurezza e di incertezze che impattano sulla vita quotidiana e sulle relazioni tra i generi. La lettura sociologica cercherà di mettere in luce come la condizione delle donne a Gaza, e più in generale in Palestina, specie a partire dalla Seconda Intifada (2000-2005), trascenda dalla linearità emancipatoria occidentale, per manifestare una specificità dell’agency e del suo riconoscimento sociale che, come sottolineano alcune studiose, non sempre sono inquadrabili nei femminismi occidentali (Shalhoub-Kevorkian, 2014; Haj, 1992). Questo apre interrogativi sui limiti delle categorie di agency, di soggettivazione, di autodeterminazione edi costruzione di genere. Nell’economia di questo testo sarebbe presuntuoso pretendere di poterli discernere; riteniamo sia comunque importante sollevarne la problematicità. Nel testo tracciamo il filo rosso che tiene insieme le diverse sfaccettature di questi cambiamenti, molti attivati a partire dalla prima Intifada (1987-1992) e consolidati nella seconda (2000-2005). Mutamenti che hanno visto la centralità dell’istituzione familiare quale unità sociale di protezione, cura e resilienza, compresa la sua estensione proiettiva di constituency statuale, come si argomenterà più avanti. L’agency delle donne viene così a trovarsi in bilico tra resilienza, resistenza e posizionalità multiple nel tentativo di bilanciarsi tra tradizionalismo e desiderio di cambiamento per fronteggiare una violenza che attraversa la società nella sua interezza, dalle relazionitra generi alle brutalità coloniali.| File | Dimensione | Formato | |
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