Il contributo, di taglio panoramico, mira a sistematizzare, ripercorrendoli, gli orientamenti che hanno contraddistinto nel dominio italiano gli studi storico- e sociolinguistici sulle varietà substandard, intese come insieme di realizzazioni diastraticamente e/o diafasicamente marcate verso il basso. Privilegiando le manifestazioni scritte, e lo sguardo diacronico, il saggio richiama innanzitutto l’importanza dell’interazione delle variabili al fine di valutare un fenomeno linguistico e di inquadrare tali produzioni in una gradualità di competenze scrittorie. Si focalizza poi sui cambiamenti di visuale che si scorgono nelle attuali ricerche sul tema, individuando, attraverso studi di caso, le principali linee di tendenza che riflettono le posture interpretative con cui gli specialisti si accostano, soprattutto nell’ultimo ventennio, alle produzioni substandard: lo slittamento da un approccio descrittivo-normativo (e valutativo) a una prospettiva funzionale, che massimizza il peso delle intenzioni comunicative dello scrivente, alle quali ricondurre le strategie attraverso cui tali obiettivi vengono raggiunti ma anche le motivazioni delle infrazioni commesse da chi scrive; la tendenza a valorizzare attraverso una attenta disamina formale la componente espressiva che talvolta si ravvisa nelle produzioni di semialfabetizzati, e che può indurre, in qualche caso, a mettere in discussione l’assenza di dimensione letteraria, soprattutto in determinate tipologie testuali; la necessità di identificare parametri funzionali a graduare e a distribuire le competenze degli scriventi su livelli differenziati, relativizzando i fenomeni rinvenuti in rapporto alla norma coeva, e tenendo conto di fattori che indicano il livello di coscienza linguistica di chi scrive, come il dominio dell’interferenza locale (il distanziamento dai demotismi più evidenti), la capacità di mantenere un assetto sintattico-testuale stabile e coeso (e lontano dai modi dell’oralità) e la consapevolezza testuale, ovvero la capacità di accostarsi intenzionalmente a un genere testuale, rispettandone le regole costitutive. Conclude il saggio una riflessione sull’impiego e sulla circolazione dell’etichetta di semicolto nella letteratura scientifica.
Italiano popolare/italiano dei semicolti: orientamenti, rappresentazioni, prospettive
Rita Fresu
Primo
2025-01-01
Abstract
Il contributo, di taglio panoramico, mira a sistematizzare, ripercorrendoli, gli orientamenti che hanno contraddistinto nel dominio italiano gli studi storico- e sociolinguistici sulle varietà substandard, intese come insieme di realizzazioni diastraticamente e/o diafasicamente marcate verso il basso. Privilegiando le manifestazioni scritte, e lo sguardo diacronico, il saggio richiama innanzitutto l’importanza dell’interazione delle variabili al fine di valutare un fenomeno linguistico e di inquadrare tali produzioni in una gradualità di competenze scrittorie. Si focalizza poi sui cambiamenti di visuale che si scorgono nelle attuali ricerche sul tema, individuando, attraverso studi di caso, le principali linee di tendenza che riflettono le posture interpretative con cui gli specialisti si accostano, soprattutto nell’ultimo ventennio, alle produzioni substandard: lo slittamento da un approccio descrittivo-normativo (e valutativo) a una prospettiva funzionale, che massimizza il peso delle intenzioni comunicative dello scrivente, alle quali ricondurre le strategie attraverso cui tali obiettivi vengono raggiunti ma anche le motivazioni delle infrazioni commesse da chi scrive; la tendenza a valorizzare attraverso una attenta disamina formale la componente espressiva che talvolta si ravvisa nelle produzioni di semialfabetizzati, e che può indurre, in qualche caso, a mettere in discussione l’assenza di dimensione letteraria, soprattutto in determinate tipologie testuali; la necessità di identificare parametri funzionali a graduare e a distribuire le competenze degli scriventi su livelli differenziati, relativizzando i fenomeni rinvenuti in rapporto alla norma coeva, e tenendo conto di fattori che indicano il livello di coscienza linguistica di chi scrive, come il dominio dell’interferenza locale (il distanziamento dai demotismi più evidenti), la capacità di mantenere un assetto sintattico-testuale stabile e coeso (e lontano dai modi dell’oralità) e la consapevolezza testuale, ovvero la capacità di accostarsi intenzionalmente a un genere testuale, rispettandone le regole costitutive. Conclude il saggio una riflessione sull’impiego e sulla circolazione dell’etichetta di semicolto nella letteratura scientifica.| File | Dimensione | Formato | |
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