Stefano Pira "Diaspore e tolleranza religiosa tra Sardegna e Mediterraneo: Benedetto XIV e la colonia dei greci a Montresta", pp. 23-90 in "Nostos, Montresta e i Greci - Diaspore, emigrazioni e colonie nel Mediterraneo dal XVIII al XIX secolo", vol. a c. di S. Pira, AM&D Ed., Agorà Diaspore, Cagliari 2012. App. doc. a c. di S. Pira, "Istruzione sopra i Greci che domandano di essere collocati nell'Isola della Sardegna, composta dal sommo pontefice Benedetto XIV...", ibid. pp. 185-195. La storia della progettazione e della fondazione della colonia greca di Montresta, a partire dagli anni quaranta del Settecento, si rivela per lo studioso un laboratorio di rara ricchezza che permette di attraversare alcuni temi cruciali nella storia del Mediterraneo e della Sardegna: diaspore, tolleranza religiosa delle gerarchie ecclesiastiche e delle popolazioni locali, rapporto centro-periferia, difesa del territorio da parte delle singole comunità locali contro ogni ingerenza in un incontro-scontro multietnico e multireligioso, anticipatore della storia contemporanea. La classe dirigente sabauda, presente in Sardegna dal 1720, individua nelle colonie di popolamento il primo esperimento per introdurre immediati principi di buon governo in un’isola totalmente permeata dalla precedente cultura di governo spagnola. Il progetto coloniale, studiato da Stefano Pira, è quello di Montresta, territorio tra le città di Alghero e Bosa, scelto da tecnici e funzionari sabaudi secondo rigorosi parametri geografici, geologici, sanitari e giuridici che spaziano dalla vicinanza alle strade e ai porti, alla composizione dei terreni, dalla presenza di acque perenni alla qualità dell’aria, ai contenziosi con le comunità confinanti. L’esperimento di far giungere coloni dalla Maina nel Peloponneso greco assume i caratteri di un’accelerazione storica con la progettazione di una nuova diocesi greca ritagliata in quella latina di Bosa. A metà del Settecento il sovrano sabaudo Carlo Emanuele III, il pontefice Benedetto XIV Prospero Lambertini e i sette vescovi dell’isola dialogano per varare il nuovo popolamento. Nell’arco di un decennio si accumulano mappe, studi e trattative tra Sardegna, Corsica, Grecia, Torino e Roma, tra regi e sacri palazzi. I futuri coloni difendono lo spazio di libertà religiosa e istituzionale per le colonie da insediare in Sardegna chiedendo il rispetto della loro diversità religiosa: la loro terra d’origine, la Maina nel Peloponneso, accoglie sia cattolici di rito orientale che ortodossi, considerati scismatici da Roma. Il doppio dialogo della classe dirigente sabauda con il grande pontefice-intellettuale Benedetto XIV e con il fortissimo senso di identità della classe dirigente greco-maniotta produce una straordinaria documentazione che ripercorre la storia e l’evoluzione dell’intera diaspora greca nel Mediterraneo e in Europa. I temi messi in campo sono tra i più alti dal punto di vista culturale e istituzionale elaborati dalla classe dirigente sabauda e rivelano i limiti di un sovrano attento al buon governo come Carlo Emanuele III capace di avviare, attraverso il suo ministro Bogino, le prime riforme, ma anche talmente rispettoso nei confronti della gelosa autonomia dell’antico regno di Sardegna e della forza della chiesa di Roma da non permettere l’accoglienza di minoranze religiose. Le istanze provenienti dalla Maina vengono valutate e respinte nel 1751 dal pontefice Benedetto XIV con una documentatissima “Istruzione sopra i Greci che domandano di essere collocati nell’Isola della Sardegna”, qui pubblicata e studiata per la prima volta. L’Istruzione, partendo dal progetto sardo-greco, segna una svolta e un improvviso irrigidimento del papato nei confronti della diaspora greca fino ad allora.

Diaspore e tolleranza religiosa tra Sardegna e Mediterraneo: Benedetto XIV e la colonia dei Greci a Montresta

PIRA, STEFANO
Primo
2012-01-01

Abstract

Stefano Pira "Diaspore e tolleranza religiosa tra Sardegna e Mediterraneo: Benedetto XIV e la colonia dei greci a Montresta", pp. 23-90 in "Nostos, Montresta e i Greci - Diaspore, emigrazioni e colonie nel Mediterraneo dal XVIII al XIX secolo", vol. a c. di S. Pira, AM&D Ed., Agorà Diaspore, Cagliari 2012. App. doc. a c. di S. Pira, "Istruzione sopra i Greci che domandano di essere collocati nell'Isola della Sardegna, composta dal sommo pontefice Benedetto XIV...", ibid. pp. 185-195. La storia della progettazione e della fondazione della colonia greca di Montresta, a partire dagli anni quaranta del Settecento, si rivela per lo studioso un laboratorio di rara ricchezza che permette di attraversare alcuni temi cruciali nella storia del Mediterraneo e della Sardegna: diaspore, tolleranza religiosa delle gerarchie ecclesiastiche e delle popolazioni locali, rapporto centro-periferia, difesa del territorio da parte delle singole comunità locali contro ogni ingerenza in un incontro-scontro multietnico e multireligioso, anticipatore della storia contemporanea. La classe dirigente sabauda, presente in Sardegna dal 1720, individua nelle colonie di popolamento il primo esperimento per introdurre immediati principi di buon governo in un’isola totalmente permeata dalla precedente cultura di governo spagnola. Il progetto coloniale, studiato da Stefano Pira, è quello di Montresta, territorio tra le città di Alghero e Bosa, scelto da tecnici e funzionari sabaudi secondo rigorosi parametri geografici, geologici, sanitari e giuridici che spaziano dalla vicinanza alle strade e ai porti, alla composizione dei terreni, dalla presenza di acque perenni alla qualità dell’aria, ai contenziosi con le comunità confinanti. L’esperimento di far giungere coloni dalla Maina nel Peloponneso greco assume i caratteri di un’accelerazione storica con la progettazione di una nuova diocesi greca ritagliata in quella latina di Bosa. A metà del Settecento il sovrano sabaudo Carlo Emanuele III, il pontefice Benedetto XIV Prospero Lambertini e i sette vescovi dell’isola dialogano per varare il nuovo popolamento. Nell’arco di un decennio si accumulano mappe, studi e trattative tra Sardegna, Corsica, Grecia, Torino e Roma, tra regi e sacri palazzi. I futuri coloni difendono lo spazio di libertà religiosa e istituzionale per le colonie da insediare in Sardegna chiedendo il rispetto della loro diversità religiosa: la loro terra d’origine, la Maina nel Peloponneso, accoglie sia cattolici di rito orientale che ortodossi, considerati scismatici da Roma. Il doppio dialogo della classe dirigente sabauda con il grande pontefice-intellettuale Benedetto XIV e con il fortissimo senso di identità della classe dirigente greco-maniotta produce una straordinaria documentazione che ripercorre la storia e l’evoluzione dell’intera diaspora greca nel Mediterraneo e in Europa. I temi messi in campo sono tra i più alti dal punto di vista culturale e istituzionale elaborati dalla classe dirigente sabauda e rivelano i limiti di un sovrano attento al buon governo come Carlo Emanuele III capace di avviare, attraverso il suo ministro Bogino, le prime riforme, ma anche talmente rispettoso nei confronti della gelosa autonomia dell’antico regno di Sardegna e della forza della chiesa di Roma da non permettere l’accoglienza di minoranze religiose. Le istanze provenienti dalla Maina vengono valutate e respinte nel 1751 dal pontefice Benedetto XIV con una documentatissima “Istruzione sopra i Greci che domandano di essere collocati nell’Isola della Sardegna”, qui pubblicata e studiata per la prima volta. L’Istruzione, partendo dal progetto sardo-greco, segna una svolta e un improvviso irrigidimento del papato nei confronti della diaspora greca fino ad allora.
2012
9788895462516
Diaspore; tolleranza religiosa; Grecia Sardegna; Benedetto XIV; classe dirigente sabauda; colonie di popolamento
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Descrizione: Articolo principale e pubblicazione della trascrizione di un raro inedito del Pontefice Benedetto XIV
Tipologia: versione editoriale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/49895
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