Con questo contributo si riporta l’attenzione sull’uso del colore nelle decorazioni dei palazzi di fine Ottocento, attraverso lo studio di un esempio situato nel paese di Sorgono, nella Sardegna centrale. Nella prima metà del XIX secolo si ha in tutta l’isola un cambiamento radicale dell’assetto politico ed economico dovuto ad un mutamento di governo, determinato dal passaggio dal mondo feudale a quello borghese. Questo dà luogo un cambiamento dell’assetto urbano dei centri abitati e ad una vasta attività edilizia intesa al rinnovamento del linguaggio architettonico. Grazie ad alcuni architetti, pittori e scultori, che hanno avuto modo di studiare nelle accademie italiane, l’isola si riporta in equilibrio con la cultura della terraferma e si assiste così alla fioritura del linguaggio neoclassico. Nei paesi del centro questa attività si manifesta con la nascita della nuova tipologia edilizia del palazzo. In alcuni casi questi edifici venivano impreziositi con degli affreschi negli interni. Era del tutto inusuale, invece, la decorazione delle facciate, che ritroviamo in un unico esempio nel paese di Sorgono: il palazzo Cubeddu. L’edificio è perfettamente in linea con il gusto architettonico del periodo, ma ciò che lo distingue sono i preziosi affreschi della facciata principale in cui si può notare un uso nuovo, per queste zone, del disegno e del colore. Gli affreschi in facciata sono realizzati con tinte tenui e tutte le decorazioni non suggeriscono immagini tipiche dell’iconografia sarda, si tratta, perlopiù, di personaggi mitologici, che non appartengono a questa cultura. Vi sono cavalli alati, cigni, serpenti, sirene e tritoni, leoni alati, draghi, impreziositi da motivi floreali. Gli infissi sono valorizzati da cornici disegnate, diversificate a seconda della posizione sulla facciata. La maggior parte delle decorazioni si trova nella fascia del primo piano, dove anche le cornici delle porte sono più elaborate: se ne possono distinguere tre tipologie che si ripetono simmetricamente. L’edificio è affrescato anche negli interni, nelle volte di quasi tutte le stanze; i disegni sono impostati su una matrice geometrica, ripropongono motivi floreali e scenari aulici dalle tinte forti e contrastanti che creano nell’insieme un senso di luminosità e di vivacità. Il restauro degli affreschi è stato curato dal pittore sorgonese Pietro Arru, il quale ha proceduto in una prima fase alla pulitura dall’intonaco soprastante e all’individuazione di tutte le parti costituenti il disegno originale. Dopo un lungo lavoro di studio e analisi, il pittore, mediante diverse tecniche è riuscito a risalire ai colori originali riproducendoli con l’uso di tinte naturali. Tale edificio è unico nel suo genere, ma è interessante osservare come, mentre la presenza degli affreschi in facciata sia completamente innovativo, i colori utilizzati ricordano quelli tipici della zona, che si ritrovano anche in altri edifici dello stesso periodo.

Il colore negli affreschi dei palazzi ottocenteschi. Un caso particolare nella Sardegna centrale

PISU, CLAUDIA
2011-01-01

Abstract

Con questo contributo si riporta l’attenzione sull’uso del colore nelle decorazioni dei palazzi di fine Ottocento, attraverso lo studio di un esempio situato nel paese di Sorgono, nella Sardegna centrale. Nella prima metà del XIX secolo si ha in tutta l’isola un cambiamento radicale dell’assetto politico ed economico dovuto ad un mutamento di governo, determinato dal passaggio dal mondo feudale a quello borghese. Questo dà luogo un cambiamento dell’assetto urbano dei centri abitati e ad una vasta attività edilizia intesa al rinnovamento del linguaggio architettonico. Grazie ad alcuni architetti, pittori e scultori, che hanno avuto modo di studiare nelle accademie italiane, l’isola si riporta in equilibrio con la cultura della terraferma e si assiste così alla fioritura del linguaggio neoclassico. Nei paesi del centro questa attività si manifesta con la nascita della nuova tipologia edilizia del palazzo. In alcuni casi questi edifici venivano impreziositi con degli affreschi negli interni. Era del tutto inusuale, invece, la decorazione delle facciate, che ritroviamo in un unico esempio nel paese di Sorgono: il palazzo Cubeddu. L’edificio è perfettamente in linea con il gusto architettonico del periodo, ma ciò che lo distingue sono i preziosi affreschi della facciata principale in cui si può notare un uso nuovo, per queste zone, del disegno e del colore. Gli affreschi in facciata sono realizzati con tinte tenui e tutte le decorazioni non suggeriscono immagini tipiche dell’iconografia sarda, si tratta, perlopiù, di personaggi mitologici, che non appartengono a questa cultura. Vi sono cavalli alati, cigni, serpenti, sirene e tritoni, leoni alati, draghi, impreziositi da motivi floreali. Gli infissi sono valorizzati da cornici disegnate, diversificate a seconda della posizione sulla facciata. La maggior parte delle decorazioni si trova nella fascia del primo piano, dove anche le cornici delle porte sono più elaborate: se ne possono distinguere tre tipologie che si ripetono simmetricamente. L’edificio è affrescato anche negli interni, nelle volte di quasi tutte le stanze; i disegni sono impostati su una matrice geometrica, ripropongono motivi floreali e scenari aulici dalle tinte forti e contrastanti che creano nell’insieme un senso di luminosità e di vivacità. Il restauro degli affreschi è stato curato dal pittore sorgonese Pietro Arru, il quale ha proceduto in una prima fase alla pulitura dall’intonaco soprastante e all’individuazione di tutte le parti costituenti il disegno originale. Dopo un lungo lavoro di studio e analisi, il pittore, mediante diverse tecniche è riuscito a risalire ai colori originali riproducendoli con l’uso di tinte naturali. Tale edificio è unico nel suo genere, ma è interessante osservare come, mentre la presenza degli affreschi in facciata sia completamente innovativo, i colori utilizzati ricordano quelli tipici della zona, che si ritrovano anche in altri edifici dello stesso periodo.
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