L'actuopaleontologia può risultare un ottimo strumento per studiare l'evoluzione ambientale naturale ad evidenziare I'antropizzazione e le modalità con cui essa stessa si esplica nell'ambiente. Importante è discriminare, nell'evoluzione ambientale, ciò che avviene naturalmente da quello che è di derivazione culturale. I fondali antistanti la costa della Sardegna settentrionale possono risultare un opportuno campo di indagine, in quanto in quest'area si alternano o si sommano situazioni naturali e antropizzate dell'ambiente. Ciò è stato già dimostrato dai primi risultati ottenuti con lo studio di foraminiferi e, soprattutto, ostracodi, che mettono in luce come la biodiversità, a volte anche in maniera notevole, può mutare. In alcune aree, apparentemente meno soggette all'antropizzazione, si nota come le microfaune più o meno diversificate siano strettamente collegate alle condizioni edafiche; alcuni taxa, inoltre, segnalano la presenza di ben definite caratteristiche tessiturali, batimetriche e geomorfologiche del fondale o eventuali micro-ambienti soggetti a locali influenze dulcicole (Golfo Saline). In altre aree (Porto Pozzo, Porto Puddu, il triangolo Razzoli-Budelli-S. Maria) I'intervento umano sull'ambiente è evidente, con un impoverimento della biodiversità microfaunistica. Il posidonieto del "triangolo", ad esempio, reca evidenti segni di ancoraggi ed una ostracofauna molto povera. Aree ad alta e/o ridotta biodiversità sono ben individualizzate attraverso analisi statistiche (es.: Shannon-Weaver, analisi multivariata, Ecc.) Ne sono esempi le condizioni più favorevoli delle praterie a Posidonia oceanica e quelle sfavorevoli dei fondali a macchie di P. oceanica. Un risultato atteso alla luce dei primi dati è la proposta di una gerarchia di bioindicatori, ai cui estremi vi siano specie opportuniste e specie di equilibrio ambientale. Ne consegue che lo studio delle microfaune attuali trova un possibile utilizzo nel monitoraggio ambientale. L'individuazione delle relazioni microfauna-substrato, inoltre, può essere di notevole utilità per ricostruire I'evoluzione naturale recente dell'area. In quest'ottica, lo studio dei processi tafonomici può diventare utile per inquadrare correttamente l'evoluzione ambientale. Si è visto, per esempio, che tra la costa sarda e le Isole di La Maddalena e S. Stefano i foraminiferi presentano gusci meglio e peggio conservati a profondità, rispettivamente, inferiori e superiori a 25m. E' probabile che nei primi 25m la vegetazione funga da protezione, mentre più in profondità I'idrodinamismo aumenti. E’ stata inoltre analizzata recentemente l'area delle Bocche di Bonifacio, ove a condizioni ad elevato stress idrodinamico corrispondono associazioni bentoniche ad alghe rosse e celenterati ad alta biodiversità. In questo settore, l'analisi actuopaleontologica è mirata al riconoscimento di evidenze di degrado legato anche all'intenso traffico marittimo. Le ricerche effettuate si basano essenzialmente su campioni prelevati nel corso delle campagne oceanografiche svolte nell'ambito di Progetti Interreg II e III.

Actuopaleontologia in ambienti costieri della Sardegna settentrionale

IBBA, ANGELO;MELIS, RITA TERESA;DEMURO, SANDRO;ORRU', PAOLO EMANUELE
2005-01-01

Abstract

L'actuopaleontologia può risultare un ottimo strumento per studiare l'evoluzione ambientale naturale ad evidenziare I'antropizzazione e le modalità con cui essa stessa si esplica nell'ambiente. Importante è discriminare, nell'evoluzione ambientale, ciò che avviene naturalmente da quello che è di derivazione culturale. I fondali antistanti la costa della Sardegna settentrionale possono risultare un opportuno campo di indagine, in quanto in quest'area si alternano o si sommano situazioni naturali e antropizzate dell'ambiente. Ciò è stato già dimostrato dai primi risultati ottenuti con lo studio di foraminiferi e, soprattutto, ostracodi, che mettono in luce come la biodiversità, a volte anche in maniera notevole, può mutare. In alcune aree, apparentemente meno soggette all'antropizzazione, si nota come le microfaune più o meno diversificate siano strettamente collegate alle condizioni edafiche; alcuni taxa, inoltre, segnalano la presenza di ben definite caratteristiche tessiturali, batimetriche e geomorfologiche del fondale o eventuali micro-ambienti soggetti a locali influenze dulcicole (Golfo Saline). In altre aree (Porto Pozzo, Porto Puddu, il triangolo Razzoli-Budelli-S. Maria) I'intervento umano sull'ambiente è evidente, con un impoverimento della biodiversità microfaunistica. Il posidonieto del "triangolo", ad esempio, reca evidenti segni di ancoraggi ed una ostracofauna molto povera. Aree ad alta e/o ridotta biodiversità sono ben individualizzate attraverso analisi statistiche (es.: Shannon-Weaver, analisi multivariata, Ecc.) Ne sono esempi le condizioni più favorevoli delle praterie a Posidonia oceanica e quelle sfavorevoli dei fondali a macchie di P. oceanica. Un risultato atteso alla luce dei primi dati è la proposta di una gerarchia di bioindicatori, ai cui estremi vi siano specie opportuniste e specie di equilibrio ambientale. Ne consegue che lo studio delle microfaune attuali trova un possibile utilizzo nel monitoraggio ambientale. L'individuazione delle relazioni microfauna-substrato, inoltre, può essere di notevole utilità per ricostruire I'evoluzione naturale recente dell'area. In quest'ottica, lo studio dei processi tafonomici può diventare utile per inquadrare correttamente l'evoluzione ambientale. Si è visto, per esempio, che tra la costa sarda e le Isole di La Maddalena e S. Stefano i foraminiferi presentano gusci meglio e peggio conservati a profondità, rispettivamente, inferiori e superiori a 25m. E' probabile che nei primi 25m la vegetazione funga da protezione, mentre più in profondità I'idrodinamismo aumenti. E’ stata inoltre analizzata recentemente l'area delle Bocche di Bonifacio, ove a condizioni ad elevato stress idrodinamico corrispondono associazioni bentoniche ad alghe rosse e celenterati ad alta biodiversità. In questo settore, l'analisi actuopaleontologica è mirata al riconoscimento di evidenze di degrado legato anche all'intenso traffico marittimo. Le ricerche effettuate si basano essenzialmente su campioni prelevati nel corso delle campagne oceanografiche svolte nell'ambito di Progetti Interreg II e III.
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