Asistemico, non organico, frammentato: il panorama urbano contemporaneo rivela l’erosione profonda dei suoi spazi e del suo tessuto di relazioni: le sue parti non sono più pensate come luogo, ma come area di transito. Vie e spazi urbani perdono lo status di segno teso a sostenere relazioni varie per scala e tenore. Un tema ulteriore è l'eterogeneità del tessuto sociale contemporaneo cui consegue il maturare di una pratica urbana che, divergendo da più note e consuete routines, causa uno scollamento tra i tempi della città e i tempi della società. Nasce perciò l’esigenza di un nuovo modo di pensare la città, il cui riferimento sia la persona, non più come costumer, ma come cives, come parte di un insieme coeso, la civitas, fondata su un’identità condivisa. È importante notare come i desideri che una società reca in sé, siano, non di rado, latenti, tali da non consentire una stima a priori. Essi emergono solo quando la proposta di scenari, aperti a nuovi modi d'uso, li rivela. È la risposta a far emergere la domanda. Se non si può, pertanto, esperire un esame preventivo dei desiderata, si può definire una strategia che riconosca nei vuoti una risorsa per dar vita a nuove iniziative volte a far emergere i desiderata latenti. La proposta qui presentata vuole sostituirsi ad un’idea del vuoto urbano come mero spazio residuale, concependolo come ambito in cui riunire urbs, civitas e polis, come luogo di condivisione e di formazione di una comunità, data dal lavorare insieme, dal prendere parte ad uno sforzo comune, continuativo e non consueto. Si ritiene che le figure su cui fondare il recupero dei vuoti siano il giardino, l’orto ed il parco. La figura del giardino si adatta al recupero di vuoti che si aprono entro o ai margini di tessuti urbani definiti e si configura come sistema verde di minute dimensioni, poco strutturato, teso ad individuare punti in cui le persone possano riunirsi, luogo aperto ad una varietà di minimi e spontanei episodi; L’orto, considerata la figura principe dello spazio pubblico autogestito, è adatto a vuoti di medie dimensioni in cui suolo ed aria non siano fortemente degradati; Il parco si ritiene la figura più idonea con cui conformare il recupero dei margini di estesi sistemi lineari, promuovendo la creazione di un bordo teso a mediare ambiti diversi. La previsione del tipo di scenario urbano, dipende da un esame del vuoto, teso a valutare in primis l’estensione, la posizione, il nesso con il tessuto urbano, la natura del suolo. Ampio è il novero di figure da riunire così da sostenere tale forma di recupero: reti di utenti, portatori di una proposta di nuovi usi; investitori; l’Università e le scuole, al fine di elevare il recupero di un vuoto e la sua gestione a momento educativo. Non secondario è il ruolo di enti aventi un ruolo nel governo di un’area urbana, cui è deputato lo studio di forme di governance entro cui far maturare un’ipotesi condivisa di riuso e gestione di un vuoto urbano. Il fine è così innescare una diversità di contenuto il cui esito sia uno scambio intenso e costante. Tali prototipi di spazio urbano, favoriscono poi un recupero temporaneo dei vuoti, che consenta una rapida risposta ad un esteso desiderio latente di nuovi spazi di relazione, che consenta di adeguare un luogo al mutare dei desideri che la civitas reca in sè, che restituisca ai residenti scenari vividi, nel tempo che serve ad individuare forme di recupero permanente.

ORTO GIARDINO PARCO RIUSO E GESTIONE DEI VUOTI URBANI

PISANO, CARLO
In corso di stampa

Abstract

Asistemico, non organico, frammentato: il panorama urbano contemporaneo rivela l’erosione profonda dei suoi spazi e del suo tessuto di relazioni: le sue parti non sono più pensate come luogo, ma come area di transito. Vie e spazi urbani perdono lo status di segno teso a sostenere relazioni varie per scala e tenore. Un tema ulteriore è l'eterogeneità del tessuto sociale contemporaneo cui consegue il maturare di una pratica urbana che, divergendo da più note e consuete routines, causa uno scollamento tra i tempi della città e i tempi della società. Nasce perciò l’esigenza di un nuovo modo di pensare la città, il cui riferimento sia la persona, non più come costumer, ma come cives, come parte di un insieme coeso, la civitas, fondata su un’identità condivisa. È importante notare come i desideri che una società reca in sé, siano, non di rado, latenti, tali da non consentire una stima a priori. Essi emergono solo quando la proposta di scenari, aperti a nuovi modi d'uso, li rivela. È la risposta a far emergere la domanda. Se non si può, pertanto, esperire un esame preventivo dei desiderata, si può definire una strategia che riconosca nei vuoti una risorsa per dar vita a nuove iniziative volte a far emergere i desiderata latenti. La proposta qui presentata vuole sostituirsi ad un’idea del vuoto urbano come mero spazio residuale, concependolo come ambito in cui riunire urbs, civitas e polis, come luogo di condivisione e di formazione di una comunità, data dal lavorare insieme, dal prendere parte ad uno sforzo comune, continuativo e non consueto. Si ritiene che le figure su cui fondare il recupero dei vuoti siano il giardino, l’orto ed il parco. La figura del giardino si adatta al recupero di vuoti che si aprono entro o ai margini di tessuti urbani definiti e si configura come sistema verde di minute dimensioni, poco strutturato, teso ad individuare punti in cui le persone possano riunirsi, luogo aperto ad una varietà di minimi e spontanei episodi; L’orto, considerata la figura principe dello spazio pubblico autogestito, è adatto a vuoti di medie dimensioni in cui suolo ed aria non siano fortemente degradati; Il parco si ritiene la figura più idonea con cui conformare il recupero dei margini di estesi sistemi lineari, promuovendo la creazione di un bordo teso a mediare ambiti diversi. La previsione del tipo di scenario urbano, dipende da un esame del vuoto, teso a valutare in primis l’estensione, la posizione, il nesso con il tessuto urbano, la natura del suolo. Ampio è il novero di figure da riunire così da sostenere tale forma di recupero: reti di utenti, portatori di una proposta di nuovi usi; investitori; l’Università e le scuole, al fine di elevare il recupero di un vuoto e la sua gestione a momento educativo. Non secondario è il ruolo di enti aventi un ruolo nel governo di un’area urbana, cui è deputato lo studio di forme di governance entro cui far maturare un’ipotesi condivisa di riuso e gestione di un vuoto urbano. Il fine è così innescare una diversità di contenuto il cui esito sia uno scambio intenso e costante. Tali prototipi di spazio urbano, favoriscono poi un recupero temporaneo dei vuoti, che consenta una rapida risposta ad un esteso desiderio latente di nuovi spazi di relazione, che consenta di adeguare un luogo al mutare dei desideri che la civitas reca in sè, che restituisca ai residenti scenari vividi, nel tempo che serve ad individuare forme di recupero permanente.
In corso di stampa
ORTO; VUOTI; RIUSO
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/89893
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact