La ricerca si propone di far luce sul mondo dei banchieri senesi del XV secolo, sulla loro attività e sul loro livello imprenditoriale, sulle modalità operative e sulle strategie d'affari da essi adottate. L'argomento, quasi sconosciuto alla storiografia economica di Siena poco interessata a una stagione percepita come decadente rispetto alle glorie duecentesche, è stato affrontato mettendo a confronto due ricchi filoni documentari: da una parte i registri contabili di alcune grandi aziende mercantili-bancarie fiorentine operanti nelle principali piazze finanziarie italiane e mediterranee, dall'altra la fiscalità senese ovvero l'imponente serie delle Lire quattrocentesche. Il quadro che emerge è quello di un ristretto ceto di uomini d'affari senesi altamente specializzati in un'attività finanziaria che, tuttavia, trova raramente il suo completamento nel commercio e nella manifattura. Gli investimenti di capitali in un settore molto remunerativo (si pensi soprattutto ai rapporti dei banchieri senesi con la corte pontificia di Pio II), ma tutto sommato di nicchia, testimoniano di una tradizione bancaria senese così forte e persistente da poter operare anche in quadro generale di disinvestimento dai settori artigianali, di forte contrazione demografica tanto in città quanto nel territorio e di gestione dei patrimoni fondiari in una prevalente ottica da rentier.

«Fra li compagni palesi et li ladri occulti». Banchieri senesi del Quattrocento

TOGNETTI, SERGIO
2004-01-01

Abstract

La ricerca si propone di far luce sul mondo dei banchieri senesi del XV secolo, sulla loro attività e sul loro livello imprenditoriale, sulle modalità operative e sulle strategie d'affari da essi adottate. L'argomento, quasi sconosciuto alla storiografia economica di Siena poco interessata a una stagione percepita come decadente rispetto alle glorie duecentesche, è stato affrontato mettendo a confronto due ricchi filoni documentari: da una parte i registri contabili di alcune grandi aziende mercantili-bancarie fiorentine operanti nelle principali piazze finanziarie italiane e mediterranee, dall'altra la fiscalità senese ovvero l'imponente serie delle Lire quattrocentesche. Il quadro che emerge è quello di un ristretto ceto di uomini d'affari senesi altamente specializzati in un'attività finanziaria che, tuttavia, trova raramente il suo completamento nel commercio e nella manifattura. Gli investimenti di capitali in un settore molto remunerativo (si pensi soprattutto ai rapporti dei banchieri senesi con la corte pontificia di Pio II), ma tutto sommato di nicchia, testimoniano di una tradizione bancaria senese così forte e persistente da poter operare anche in quadro generale di disinvestimento dai settori artigianali, di forte contrazione demografica tanto in città quanto nel territorio e di gestione dei patrimoni fondiari in una prevalente ottica da rentier.
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