Il Metodo Aperto di Coordinamento è uno strumento delle politiche europee di coesione sociale che ha attirato l’attenzione degli studiosi per la sua innovativa, sfidante e problematica idea di ‘politica che apprende’, vale a dire l’idea che la decisione politica possa essere assunta mediante forme di cooperazione e confronto, scambio di esperienze, giudizio dei pari nel mutuo coinvolgimento di soggetti istituzionali ed espressivi della società civile, e affidata a forme di soft law. Esso ha posto domande di squisita rilevanza costituzionale che attengono: alla produzione e applicazione del diritto; alle politiche dei diritti; alle forme di legittimazione, rappresentanza e decisione politica in Europa. Questo articolo affronta queste questioni partendo dalla proposta ricostruttiva secondo cui il modello da cui il Mac scaturisce è quello che si è forgiato in Europa attraverso le politiche di genere. Sono state le politiche di genere infatti il battistrada della concezione europea del governo della società in funzione del mercato, il laboratorio di un uso dei meccanismi di soft law e di governance come strumenti di produzione del diritto attraverso i quali si snodano i contenuti di principio che animano il processo di integrazione, il territorio della costruzione di forme di rappresentanza che puntano sul coinvolgimento della società civile organizzata nell’implementazione delle azioni europee, cioè dei tre elementi caratteristici del MAC. Soprattutto, sono state le politiche di genere, attraverso le quali l’Europa si è posta consapevolmente come interlocutore e interprete della trasformazione di ruoli di genere e dei modi di vivere che ha investito le società europee nella seconda metà del Novecento, ad allenare l’Europa alla ricerca di forme di decisione politica, di produzione del diritto, di partecipazione, da un lato adattate a una società europea profondamente segnata dalla trasformazione delle soggettività, dei bisogni, delle forme di espressione degli interessi, dall’altro rispondenti alle esigenze di una architettura istituzionale che non privilegia le tradizionali forme della rappresentanza politica. I chiaroscuri tracciati dalle politiche europee di genere, dove l’elaborazione innovativa di un nuovo patto sociale tra i sessi fondato sulla scambiabilità dei ruoli di genere si è legata a una concezione formalista della parità che non sempre ha aiutato l’emersione pluralistica delle differenze, ed è spesso apparsa prevalentemente strumentale alle esigenze del mercato, guidano infine a discutere quanto l’idea cardine del Mac di una ‘politica che apprende’ esprima l’emergere di una concezione della politica come attività che si pone in ascolto e al servizio dell’esperienza concreta dei soggetti istituzionali e sociali, e quanto essa adombri, invece, un raffinato e intenso strumento di disciplinamento.

I rapporti di genere nella costruzione costituzionale europea. Spunti a partire dal metodo aperto di coordinamento

NICCOLAI, SILVIA
2006-01-01

Abstract

Il Metodo Aperto di Coordinamento è uno strumento delle politiche europee di coesione sociale che ha attirato l’attenzione degli studiosi per la sua innovativa, sfidante e problematica idea di ‘politica che apprende’, vale a dire l’idea che la decisione politica possa essere assunta mediante forme di cooperazione e confronto, scambio di esperienze, giudizio dei pari nel mutuo coinvolgimento di soggetti istituzionali ed espressivi della società civile, e affidata a forme di soft law. Esso ha posto domande di squisita rilevanza costituzionale che attengono: alla produzione e applicazione del diritto; alle politiche dei diritti; alle forme di legittimazione, rappresentanza e decisione politica in Europa. Questo articolo affronta queste questioni partendo dalla proposta ricostruttiva secondo cui il modello da cui il Mac scaturisce è quello che si è forgiato in Europa attraverso le politiche di genere. Sono state le politiche di genere infatti il battistrada della concezione europea del governo della società in funzione del mercato, il laboratorio di un uso dei meccanismi di soft law e di governance come strumenti di produzione del diritto attraverso i quali si snodano i contenuti di principio che animano il processo di integrazione, il territorio della costruzione di forme di rappresentanza che puntano sul coinvolgimento della società civile organizzata nell’implementazione delle azioni europee, cioè dei tre elementi caratteristici del MAC. Soprattutto, sono state le politiche di genere, attraverso le quali l’Europa si è posta consapevolmente come interlocutore e interprete della trasformazione di ruoli di genere e dei modi di vivere che ha investito le società europee nella seconda metà del Novecento, ad allenare l’Europa alla ricerca di forme di decisione politica, di produzione del diritto, di partecipazione, da un lato adattate a una società europea profondamente segnata dalla trasformazione delle soggettività, dei bisogni, delle forme di espressione degli interessi, dall’altro rispondenti alle esigenze di una architettura istituzionale che non privilegia le tradizionali forme della rappresentanza politica. I chiaroscuri tracciati dalle politiche europee di genere, dove l’elaborazione innovativa di un nuovo patto sociale tra i sessi fondato sulla scambiabilità dei ruoli di genere si è legata a una concezione formalista della parità che non sempre ha aiutato l’emersione pluralistica delle differenze, ed è spesso apparsa prevalentemente strumentale alle esigenze del mercato, guidano infine a discutere quanto l’idea cardine del Mac di una ‘politica che apprende’ esprima l’emergere di una concezione della politica come attività che si pone in ascolto e al servizio dell’esperienza concreta dei soggetti istituzionali e sociali, e quanto essa adombri, invece, un raffinato e intenso strumento di disciplinamento.
2006
genere; OMC; Unione europea
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