In tempi recenti, il DSM-IV e il DSM-IV-TR (APA, 1994, 2000) hanno definito la categoria diagnostica dei “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione dell’Infanzia o della Prima Fanciullezza”. Dati sulla prevalenza indicano che difficoltà gravi dell’alimentazione infantile, quali il rifiuto intenso e persistente del cibo o il vomito ricorrente che si associano a difficoltà di accrescimento (failure to thrive) costituiscono circa il 4-14% delle visite ambulatoriali e circa l’1-5% dei ricoveri ospedalieri (Lindberg et al., 1996; Lyons-Ruth et al., 1996); il difetto di crescita non organico (non organic failure to thrive), in assenza di un causa medica alla sua origine, ha un’incidenza di circa il 50-58% sul totale dei casi di failure to thrive (APA, 2000). Le osservazioni cliniche suggeriscono una concettualizzazione dei disturbi precoci della sfera alimentare secondo un’eziologia multifattoriale, che considera il complesso intreccio di fattori costituzionali e temperamentali, psicogeni e relazionali, che possono coesistere e determinare influenze reciproche (Benoit, 1993; Chatoor, 2000). Un modello eziologico “transazionale multifattoriale” viene proposto dalla classificazione clinico-evolutiva dei disturbi alimentari associati con difficoltà di accrescimento, proposta da Irene Chatoor, e inclusa nella recente revisione della Diagnostic Classification of Mental Health and Developmental Disorders of Infancy and Early Childhood-Revised: 0-3R (Zero-to-Three, 2005). La tassonomia psicopatologica della Classificazione Diagnostica 0-3R fa riferimento a fattori eziologici multipli, prevedendo una valutazione clinica multiassiale, al cui interno le categorie diagnostiche presentate sono sia di tipo descrittivo, sia di tipo eziologico, cioè segnalano caratteristiche individuali del genitore e del figlio e della loro relazione, come fonti causali del disturbo. I risultati di alcune ricerche, che si collocano all’interno della cornice teorica della Developmental Psychopathology, sottolineano le interconnessioni fra la qualità del sistema di caregiving e l’anoressia infantile. È emerso che i bambini con un “temperamento difficile”, ossia irregolari e imprevedibili nei ritmi biologici, poco responsivi e collaborativi durante il pasto, sono più esposti a disturbi alimentari, soprattutto quando le caratteristiche problematiche di questi bambini interagiscono con un’inadeguata sensibilità materna e con una “vulnerabilità psicologica” delle loro madri. L’indagine clinica della personalità delle madri dei bambini con anoressia infantile rileva la presenza di caratteristiche sintomatiche che hanno evidenziato, rispetto alle madri dei bambini di controllo, profili psicopatologici a rischio, caratterizzati da depressione, ansia, ostilità, sensibilità interpersonale, atteggiamenti alimentari disfunzionali (impulso alla magrezza, controllo dei comportamenti alimentari), anoressia e bulimia nervosa (Ammaniti et al., 2004; Chatoor et al., 2000; Stein et al., 2001). Inoltre, la ricerca longitudinale mette in luce che mentre alcuni sintomi nella sfera alimentare, come le coliche e il vomito tendono più spesso a risolversi nel primo anno di vita, il rifiuto alimentare e un peso inferiore alla norma persistono a 2, 4, 5-7 anni di vita in una consistente percentuale di SIMPOSI TEMATICI 168 si pone come esperienza pilota a livello nazionale ed internazionale. Consiste nell’offrire ad utenti del D.S.M. la possibilità di convivere con volontari appositamente selezionati, formati e in seguito supportati da personale qualificato. Sono previste quattro tipologie di inserimento eterofamiliare a seconda della durata media dello stesso e delle esigenze peculiari dell’ospite (part time, breve termine, medio termine, lungo termine). L’attività è regolamentata da dettagliate linee guida e dal contratto che viene approvato e sottoscritto all’inizio del periodo di prova di convivenza dalle tre parti implicate: a) l’ospite; b) la famiglia ospitante; c) l’ASL. La famiglia riceve mensilmente dall’ospite la cifra di 1.030,00 euro come rimborso spese per l’ospitalità. L’ASL, qualora sia necessario, aiuta l’ospite a disporre della cifra, arrotondata in eccesso di almeno 200,00 euro per le piccole spese personali, attraverso lo strumento dell’assegno terapeutico. Il servizio IESA è costituito da un coordinatore ed un numero di operatori proporzionato al numero di inserimenti eterofamiliari seguiti (1 ogni 10). I professionisti e le agenzie dipartimentali che seguivano il paziente prima dello IESA, continuano a farlo nel nuovo contesto abitativo. I risultati parziali di una ricerca ancora in corso presso il nostro servizio, suggeriscono come attraverso l’inserimento in un programma IESA si possa prevedere una importante riduzione del tasso dei ricoveri per anno e una più lieve ma altrettanto significativa delle dosi di psicofarmaco (ansiolitici e neurolettici) già nei primi 12 mesi di convivenza. VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2008 - ORE 18.30-20.00 SALA ELLISSE S80 - I disturbi dell’alimentazione dalla prima infanzia alla pubertà: stato della ricerca e controversie MODERATORI A. Pascotto, G. Levi 169 SIMPOSI TEMATICI circa il 50-80% dei bambini (Ammaniti et al., 2005; De- Gangi et al., 1993; Jacobi et al., 2003; Stice et al., 1999; Sturm, Drotar, 1998). La continuità clinica dei problemi alimentari dalla prima infanzia alla fanciullezza e all’adolescenza viene evidenziata da alcuni studi prospettici (Marchi, Cohen, 1990; Kotler et al., 2001); pattern conflittuali e intensamente oppositivi e mancanza di piacere nell’esperienza dell’alimentazione nell’età infantile sono stati identificati quali fattori di rischio per lo sviluppo successivo di disturbi alimentari in adolescenza e in età giovane-adulta. I risultati delle ricerche longitudinali sono a sostegno dell’importanza di indagare i disturbi alimentari infantili in quanto possibili situazioni evolutive a rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici in fasi successive del ciclo vitale e stimolano l’approfondimento degli aspetti diagnostici ed eziologici e delle conseguenze a breve e a lungo termine dei disturbi della sfera alimentare ad esordio precoce.

Disturbi infantili della sfera alimentare e psicopatologia materna: uno studio prospettico sul rischio evolutivo

LUCARELLI, LOREDANA;
2008-01-01

Abstract

In tempi recenti, il DSM-IV e il DSM-IV-TR (APA, 1994, 2000) hanno definito la categoria diagnostica dei “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione dell’Infanzia o della Prima Fanciullezza”. Dati sulla prevalenza indicano che difficoltà gravi dell’alimentazione infantile, quali il rifiuto intenso e persistente del cibo o il vomito ricorrente che si associano a difficoltà di accrescimento (failure to thrive) costituiscono circa il 4-14% delle visite ambulatoriali e circa l’1-5% dei ricoveri ospedalieri (Lindberg et al., 1996; Lyons-Ruth et al., 1996); il difetto di crescita non organico (non organic failure to thrive), in assenza di un causa medica alla sua origine, ha un’incidenza di circa il 50-58% sul totale dei casi di failure to thrive (APA, 2000). Le osservazioni cliniche suggeriscono una concettualizzazione dei disturbi precoci della sfera alimentare secondo un’eziologia multifattoriale, che considera il complesso intreccio di fattori costituzionali e temperamentali, psicogeni e relazionali, che possono coesistere e determinare influenze reciproche (Benoit, 1993; Chatoor, 2000). Un modello eziologico “transazionale multifattoriale” viene proposto dalla classificazione clinico-evolutiva dei disturbi alimentari associati con difficoltà di accrescimento, proposta da Irene Chatoor, e inclusa nella recente revisione della Diagnostic Classification of Mental Health and Developmental Disorders of Infancy and Early Childhood-Revised: 0-3R (Zero-to-Three, 2005). La tassonomia psicopatologica della Classificazione Diagnostica 0-3R fa riferimento a fattori eziologici multipli, prevedendo una valutazione clinica multiassiale, al cui interno le categorie diagnostiche presentate sono sia di tipo descrittivo, sia di tipo eziologico, cioè segnalano caratteristiche individuali del genitore e del figlio e della loro relazione, come fonti causali del disturbo. I risultati di alcune ricerche, che si collocano all’interno della cornice teorica della Developmental Psychopathology, sottolineano le interconnessioni fra la qualità del sistema di caregiving e l’anoressia infantile. È emerso che i bambini con un “temperamento difficile”, ossia irregolari e imprevedibili nei ritmi biologici, poco responsivi e collaborativi durante il pasto, sono più esposti a disturbi alimentari, soprattutto quando le caratteristiche problematiche di questi bambini interagiscono con un’inadeguata sensibilità materna e con una “vulnerabilità psicologica” delle loro madri. L’indagine clinica della personalità delle madri dei bambini con anoressia infantile rileva la presenza di caratteristiche sintomatiche che hanno evidenziato, rispetto alle madri dei bambini di controllo, profili psicopatologici a rischio, caratterizzati da depressione, ansia, ostilità, sensibilità interpersonale, atteggiamenti alimentari disfunzionali (impulso alla magrezza, controllo dei comportamenti alimentari), anoressia e bulimia nervosa (Ammaniti et al., 2004; Chatoor et al., 2000; Stein et al., 2001). Inoltre, la ricerca longitudinale mette in luce che mentre alcuni sintomi nella sfera alimentare, come le coliche e il vomito tendono più spesso a risolversi nel primo anno di vita, il rifiuto alimentare e un peso inferiore alla norma persistono a 2, 4, 5-7 anni di vita in una consistente percentuale di SIMPOSI TEMATICI 168 si pone come esperienza pilota a livello nazionale ed internazionale. Consiste nell’offrire ad utenti del D.S.M. la possibilità di convivere con volontari appositamente selezionati, formati e in seguito supportati da personale qualificato. Sono previste quattro tipologie di inserimento eterofamiliare a seconda della durata media dello stesso e delle esigenze peculiari dell’ospite (part time, breve termine, medio termine, lungo termine). L’attività è regolamentata da dettagliate linee guida e dal contratto che viene approvato e sottoscritto all’inizio del periodo di prova di convivenza dalle tre parti implicate: a) l’ospite; b) la famiglia ospitante; c) l’ASL. La famiglia riceve mensilmente dall’ospite la cifra di 1.030,00 euro come rimborso spese per l’ospitalità. L’ASL, qualora sia necessario, aiuta l’ospite a disporre della cifra, arrotondata in eccesso di almeno 200,00 euro per le piccole spese personali, attraverso lo strumento dell’assegno terapeutico. Il servizio IESA è costituito da un coordinatore ed un numero di operatori proporzionato al numero di inserimenti eterofamiliari seguiti (1 ogni 10). I professionisti e le agenzie dipartimentali che seguivano il paziente prima dello IESA, continuano a farlo nel nuovo contesto abitativo. I risultati parziali di una ricerca ancora in corso presso il nostro servizio, suggeriscono come attraverso l’inserimento in un programma IESA si possa prevedere una importante riduzione del tasso dei ricoveri per anno e una più lieve ma altrettanto significativa delle dosi di psicofarmaco (ansiolitici e neurolettici) già nei primi 12 mesi di convivenza. VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2008 - ORE 18.30-20.00 SALA ELLISSE S80 - I disturbi dell’alimentazione dalla prima infanzia alla pubertà: stato della ricerca e controversie MODERATORI A. Pascotto, G. Levi 169 SIMPOSI TEMATICI circa il 50-80% dei bambini (Ammaniti et al., 2005; De- Gangi et al., 1993; Jacobi et al., 2003; Stice et al., 1999; Sturm, Drotar, 1998). La continuità clinica dei problemi alimentari dalla prima infanzia alla fanciullezza e all’adolescenza viene evidenziata da alcuni studi prospettici (Marchi, Cohen, 1990; Kotler et al., 2001); pattern conflittuali e intensamente oppositivi e mancanza di piacere nell’esperienza dell’alimentazione nell’età infantile sono stati identificati quali fattori di rischio per lo sviluppo successivo di disturbi alimentari in adolescenza e in età giovane-adulta. I risultati delle ricerche longitudinali sono a sostegno dell’importanza di indagare i disturbi alimentari infantili in quanto possibili situazioni evolutive a rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici in fasi successive del ciclo vitale e stimolano l’approfondimento degli aspetti diagnostici ed eziologici e delle conseguenze a breve e a lungo termine dei disturbi della sfera alimentare ad esordio precoce.
2008
Disturbi alimentari infantili; Psicopatologia dello sviluppo; Studi longitudinali
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