Il saggio si propone di individuare alcune linee di intervento per una messa a punto dei criteri di selezione e classificazione delle parole del lessico di base. Negli ultimi anni il VdB (Vocabolario di base) di De Mauro (1980 con successive riedizioni) si è cristallizzato su posizioni che riflettono troppo marcatamente le caratteristiche del corpus del LIF (Lessico di frequenza della lingua italiana contemporanea) di Bortolini, Tagliavini e Zampolli (1971): da un lato vi compaiono parole legate a contesti non più attuali (carbonaio, madama, mezzadro) o diffuse in ambiti circoscritti (addrizzare, bracco, pittare); dall’altro non vi figurano vocaboli che l’evoluzione sociale e il progresso tecnico hanno reso di amplissima circolazione (auto, supermercato, cellulare). Nemmeno l’apparizione del LIP (Lessico di frequenza dell’italiano parlato) di De Mauro et alii (1993) è riuscita a innescare un processo di revisione del lemmario del VdB. Un rapporto di sostanziale continuità intercorre tra il VdB e il DIB (Dizionario di base della lingua italiana) di De Mauro e Moroni (1996, 2000). Ma un dizionario di base tradisce la sua stessa natura di regesto selettivo se non discerne il raro dal comune, il regionale dal panitaliano, l’obsoleto dall’attuale e se conferisce il crisma della basilarità a parole di scarsissima diffusione o con una spiccata impronta localistica o i cui referenti sono scomparsi ormai da tempo.
“Carbonaio” è una parola di alto uso? Riflessioni sul “Vocabolario di base” e sul “Dizionario di base della lingua italiana”
TRIFONE, MAURIZIO
2007-01-01
Abstract
Il saggio si propone di individuare alcune linee di intervento per una messa a punto dei criteri di selezione e classificazione delle parole del lessico di base. Negli ultimi anni il VdB (Vocabolario di base) di De Mauro (1980 con successive riedizioni) si è cristallizzato su posizioni che riflettono troppo marcatamente le caratteristiche del corpus del LIF (Lessico di frequenza della lingua italiana contemporanea) di Bortolini, Tagliavini e Zampolli (1971): da un lato vi compaiono parole legate a contesti non più attuali (carbonaio, madama, mezzadro) o diffuse in ambiti circoscritti (addrizzare, bracco, pittare); dall’altro non vi figurano vocaboli che l’evoluzione sociale e il progresso tecnico hanno reso di amplissima circolazione (auto, supermercato, cellulare). Nemmeno l’apparizione del LIP (Lessico di frequenza dell’italiano parlato) di De Mauro et alii (1993) è riuscita a innescare un processo di revisione del lemmario del VdB. Un rapporto di sostanziale continuità intercorre tra il VdB e il DIB (Dizionario di base della lingua italiana) di De Mauro e Moroni (1996, 2000). Ma un dizionario di base tradisce la sua stessa natura di regesto selettivo se non discerne il raro dal comune, il regionale dal panitaliano, l’obsoleto dall’attuale e se conferisce il crisma della basilarità a parole di scarsissima diffusione o con una spiccata impronta localistica o i cui referenti sono scomparsi ormai da tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.