La vicenda del testamento di Agostino Migliorelli, facoltoso usuraio fiorentino morto senza eredi maschi, riveste un’importanza del tutto particolare. Per l’ammontare del patrimonio accertato dagli esecutori testamentari, circa 45mila fiorini; per l’obbligo di procedere a una complessa restituzione ad personam delle usure estorte ai vecchi clienti del banco di pegni; per la singolare documentazione contabile prodotta dagli esecutori delle volontà di Agostino, gli ufficiali del Monte del Comune di Firenze, recentemente emersa da un’opera di re-inventariazione del fondo Libri di Commercio e di Famiglia dell’Archivio di Stato. Le ricchezze accumulate senza scrupoli dal prestatore divengono oggetto di interminabili trattative quotidiane tra gli eredi designati (il Comune e l’Ospedale di S. M. Nuova), gli aventi diritto alle legittime, i beneficiari di lasciti e legati pii, i numerosissimi debitori tartassati (tra cui il vescovo!) e i funzionari dello Stato. Una storia di «male danaio» vista attraverso la ragioneria in partita doppia.

"Aghostino Chane a chui Christo perdoni". L'eredità di un grande usuraio nella Firenze di fine Trecento

TOGNETTI, SERGIO
2006-01-01

Abstract

La vicenda del testamento di Agostino Migliorelli, facoltoso usuraio fiorentino morto senza eredi maschi, riveste un’importanza del tutto particolare. Per l’ammontare del patrimonio accertato dagli esecutori testamentari, circa 45mila fiorini; per l’obbligo di procedere a una complessa restituzione ad personam delle usure estorte ai vecchi clienti del banco di pegni; per la singolare documentazione contabile prodotta dagli esecutori delle volontà di Agostino, gli ufficiali del Monte del Comune di Firenze, recentemente emersa da un’opera di re-inventariazione del fondo Libri di Commercio e di Famiglia dell’Archivio di Stato. Le ricchezze accumulate senza scrupoli dal prestatore divengono oggetto di interminabili trattative quotidiane tra gli eredi designati (il Comune e l’Ospedale di S. M. Nuova), gli aventi diritto alle legittime, i beneficiari di lasciti e legati pii, i numerosissimi debitori tartassati (tra cui il vescovo!) e i funzionari dello Stato. Una storia di «male danaio» vista attraverso la ragioneria in partita doppia.
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