Dall’analisi della produzione argentaria sarda emergono influssi diversi provenienti dal Levante iberico, dal nord Europa, dalla Provenza e da varie regioni italiane, tra cui si distingue un filo rosso di interscambio artistico tra Sicilia e Sardegna, che, favorito dai rapporti politici ed economici fra le due isole, si sviluppò dal Medioevo fino al XVII secolo, epoca in cui conobbe un peculiare sviluppo. Particolare rilevanza ebbe l’importazione diretta di magnifici manufatti dalla Sicilia, per mediazione di viceré, prelati e nobiltà, ricchi mercanti o ordini religiosi, ma anche la stimolante presenza di artefici siciliani all’interno delle maestranze locali. Nella capitale sarda, Cagliari, la colonia di immigrati si riunì in confraternita all’interno della chiesa della Nazione siciliana, intitolata alla patrona di Palermo, S. Rosalia, la cui devozione si diffuse soprattutto dopo la peste della metà del Seicento. Qui si presenta l’inedito inventario dei beni della Cappella, arricchito dai cospicui doni della famiglia Genovés ed altri benefattori come il duca di San Pietro Antonio Maria Coppola.
Oreficeria siciliana in Sardegna e la Hermandad de los Cicilianos a Cagliari
PASOLINI, ALESSANDRA
2016-01-01
Abstract
Dall’analisi della produzione argentaria sarda emergono influssi diversi provenienti dal Levante iberico, dal nord Europa, dalla Provenza e da varie regioni italiane, tra cui si distingue un filo rosso di interscambio artistico tra Sicilia e Sardegna, che, favorito dai rapporti politici ed economici fra le due isole, si sviluppò dal Medioevo fino al XVII secolo, epoca in cui conobbe un peculiare sviluppo. Particolare rilevanza ebbe l’importazione diretta di magnifici manufatti dalla Sicilia, per mediazione di viceré, prelati e nobiltà, ricchi mercanti o ordini religiosi, ma anche la stimolante presenza di artefici siciliani all’interno delle maestranze locali. Nella capitale sarda, Cagliari, la colonia di immigrati si riunì in confraternita all’interno della chiesa della Nazione siciliana, intitolata alla patrona di Palermo, S. Rosalia, la cui devozione si diffuse soprattutto dopo la peste della metà del Seicento. Qui si presenta l’inedito inventario dei beni della Cappella, arricchito dai cospicui doni della famiglia Genovés ed altri benefattori come il duca di San Pietro Antonio Maria Coppola.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
oadi_14_pasolini.pdf
accesso aperto
Descrizione: Articolo principale
Tipologia:
versione editoriale (VoR)
Dimensione
4.85 MB
Formato
Adobe PDF
|
4.85 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.