In accordo con i più aggiornati principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione integrata, la nuova sfida per la tutela del patrimonio culturale nei contesti rurali è la prevenzione degli aspetti materiali e immateriali, messi a rischio dai sempre più estesi processi di globalizzazione. Infatti, i piccoli centri, ed in particolare quelli con una consolidata vocazione agricolo-pastorale, ovvero legati ad attività produttive ormai in crisi, vedono trasformare la loro identità paesaggistico-culturale in una nuova dimensione, fortemente compromessa da una architettura atemporale ed avulsa dalla storia dei luoghi e dalle proprie tradizioni. Questa consapevolezza impone la definizione di metodologie per giungere ad una contestuale conoscenza approfondita, sia del costruito storico monumentale e diffuso, sia dei significati immateriali. Tale 'background' rappresenta un efficace strumento di base per l’attuazione di politiche di pianificazione e gestione del territorio che includano azioni di divulgazione e di partecipazione diretta di tutti gli attori dello sviluppo locale (residenti, imprenditori, pubbliche amministrazioni ed enti). Diverse esperienze, già condotte a livello nazionale, hanno dimostrato l’utilità della creazione di banche dati relazionali - multiscala e multidisciplinari - al fine di monitorare e dunque governare le progressive trasformazioni che coinvolgono un contesto storico. La scomposizione e ricomposizione degli elementi che definiscono il paesaggio culturale che deriva dalla strutturazione di una banca dati non può e non vuole bloccare i fenomeni di trasformazione paesaggistica e culturale, bensì documentarli e comprenderne le ragioni, in particolare sotto il profilo antropologico, in vista di una consapevole azione di prevenzione, conservazione e valorizzazione. Significativi risultati in tal senso sono stati ottenuti nell’ambito di due progetti di sviluppo locale avviati dalle amministrazioni pubbliche di Muros ed Orgosolo in Sardegna, coordinati dalle autrici. In entrambi i casi è stato realizzato un database georeferenziato. Nel caso di Muros la banca dati ha riguardato prevalentemente aspetti archeologici, architettonici ed ambientali. Nel caso di Orgosolo lo stesso strumento, reso accessibile ed aggiornabile dal web, è stato implementato ed ottimizzato per la documentazione di aspetti immateriali peculiari del luogo. Esso rappresenta l’anima del nuovo “Centro di Documentazione del Supramonte”, che analizza e documenta tre importanti fenomeni caratterizzanti il contesto locale: 1. il “canto a tenore”, iscritto dal 2005 nella Lista del Patrimonio Intangibile dell’Umanità dell’UNESCO; 2. il muralismo, diffusosi a partire dagli anni sessanta del Novecento, e considerato il principale attrattore turistico-culturale locale; 3. la produzione letteraria e fotografica degli anni del Neorealismo, contraddistinta da intenti etnografici e socio-antropologici, specialmente di inchiesta, e i successivi risvolti cinematografici, che vedono nel film “Banditi ad Orgosolo” di Vittorio De Seta il principale e celebre manifesto di questo articolato e significativo momento storico. In conclusione, le esperienze citate hanno evidenziato come l’aspetto tangibile del paesaggio non costituisca una mera scenografia d’ambiente, ma la reificazione della sfera intangibile delle comunità che lo hanno scolpito e ne hanno definito il carattere identitario.

Trame materiali e significati immateriali nel mosaico paesistico-culturale: prevenzione e valorizzazione

FIORINO, DONATELLA RITA;GIANNATTASIO, CATERINA
2010-01-01

Abstract

In accordo con i più aggiornati principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione integrata, la nuova sfida per la tutela del patrimonio culturale nei contesti rurali è la prevenzione degli aspetti materiali e immateriali, messi a rischio dai sempre più estesi processi di globalizzazione. Infatti, i piccoli centri, ed in particolare quelli con una consolidata vocazione agricolo-pastorale, ovvero legati ad attività produttive ormai in crisi, vedono trasformare la loro identità paesaggistico-culturale in una nuova dimensione, fortemente compromessa da una architettura atemporale ed avulsa dalla storia dei luoghi e dalle proprie tradizioni. Questa consapevolezza impone la definizione di metodologie per giungere ad una contestuale conoscenza approfondita, sia del costruito storico monumentale e diffuso, sia dei significati immateriali. Tale 'background' rappresenta un efficace strumento di base per l’attuazione di politiche di pianificazione e gestione del territorio che includano azioni di divulgazione e di partecipazione diretta di tutti gli attori dello sviluppo locale (residenti, imprenditori, pubbliche amministrazioni ed enti). Diverse esperienze, già condotte a livello nazionale, hanno dimostrato l’utilità della creazione di banche dati relazionali - multiscala e multidisciplinari - al fine di monitorare e dunque governare le progressive trasformazioni che coinvolgono un contesto storico. La scomposizione e ricomposizione degli elementi che definiscono il paesaggio culturale che deriva dalla strutturazione di una banca dati non può e non vuole bloccare i fenomeni di trasformazione paesaggistica e culturale, bensì documentarli e comprenderne le ragioni, in particolare sotto il profilo antropologico, in vista di una consapevole azione di prevenzione, conservazione e valorizzazione. Significativi risultati in tal senso sono stati ottenuti nell’ambito di due progetti di sviluppo locale avviati dalle amministrazioni pubbliche di Muros ed Orgosolo in Sardegna, coordinati dalle autrici. In entrambi i casi è stato realizzato un database georeferenziato. Nel caso di Muros la banca dati ha riguardato prevalentemente aspetti archeologici, architettonici ed ambientali. Nel caso di Orgosolo lo stesso strumento, reso accessibile ed aggiornabile dal web, è stato implementato ed ottimizzato per la documentazione di aspetti immateriali peculiari del luogo. Esso rappresenta l’anima del nuovo “Centro di Documentazione del Supramonte”, che analizza e documenta tre importanti fenomeni caratterizzanti il contesto locale: 1. il “canto a tenore”, iscritto dal 2005 nella Lista del Patrimonio Intangibile dell’Umanità dell’UNESCO; 2. il muralismo, diffusosi a partire dagli anni sessanta del Novecento, e considerato il principale attrattore turistico-culturale locale; 3. la produzione letteraria e fotografica degli anni del Neorealismo, contraddistinta da intenti etnografici e socio-antropologici, specialmente di inchiesta, e i successivi risvolti cinematografici, che vedono nel film “Banditi ad Orgosolo” di Vittorio De Seta il principale e celebre manifesto di questo articolato e significativo momento storico. In conclusione, le esperienze citate hanno evidenziato come l’aspetto tangibile del paesaggio non costituisca una mera scenografia d’ambiente, ma la reificazione della sfera intangibile delle comunità che lo hanno scolpito e ne hanno definito il carattere identitario.
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