Anteriormente alla l. n. 219 del 22 dicembre 2017 non esisteva alcuna disposizione vigente nell’ordinamento italiano sia in merito al rapporto paziente/medico, in particolare con riferimento all’interruzione di un trattamento sanitario, sia per quanto riguarda il valore legale da riconoscere alle c.d. dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), redatte in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi; sì che la giurisprudenza aveva fatto ricorso (nei casi, pur differenti, di Welby, dell’Englaro e dei testimoni di Geova) ad un’attività ermeneutica dei principi costituzionali, delle norme civili e penali, delle Carte e Convenzioni internazionali. La lotta tra valori ha una tragica serietà, la quale non può essere placata o nascosta con illusioni o ingenuità umanitarie; non c'è alcuna necessità che ci costringa a preferire l'un valore all'altro. Il nostro Paese, chiaramente improntato ad una visione cattolica di sacralità della vita, fatica comprensibilmente ancora oggi a consentire di padroneggiare totalmente l’esistenza umana. Il processo del morire che rispetta la dignità del malato sottintende un concetto meramente soggettivo e storicamente relativizzato, poiché influenzato non solo dal proprio sentire individuale ma da quello socio-ambientale. Nulla esclude, dunque, che nuove istanze sociali vengano in futuro accolte dal legislatore.

La dignità del morire, tra istanze etiche e giuridiche

Cicero, Cristiano;Rinaldo, Marianna
2018-01-01

Abstract

Anteriormente alla l. n. 219 del 22 dicembre 2017 non esisteva alcuna disposizione vigente nell’ordinamento italiano sia in merito al rapporto paziente/medico, in particolare con riferimento all’interruzione di un trattamento sanitario, sia per quanto riguarda il valore legale da riconoscere alle c.d. dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), redatte in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi; sì che la giurisprudenza aveva fatto ricorso (nei casi, pur differenti, di Welby, dell’Englaro e dei testimoni di Geova) ad un’attività ermeneutica dei principi costituzionali, delle norme civili e penali, delle Carte e Convenzioni internazionali. La lotta tra valori ha una tragica serietà, la quale non può essere placata o nascosta con illusioni o ingenuità umanitarie; non c'è alcuna necessità che ci costringa a preferire l'un valore all'altro. Il nostro Paese, chiaramente improntato ad una visione cattolica di sacralità della vita, fatica comprensibilmente ancora oggi a consentire di padroneggiare totalmente l’esistenza umana. Il processo del morire che rispetta la dignità del malato sottintende un concetto meramente soggettivo e storicamente relativizzato, poiché influenzato non solo dal proprio sentire individuale ma da quello socio-ambientale. Nulla esclude, dunque, che nuove istanze sociali vengano in futuro accolte dal legislatore.
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