Le materie di Francia e di Bretagna sembrano caratterizzate, nel Medioevo, da una reciproca impermeabilità, che parrebbe pressoché perfetta almeno fino alla superba sintesi di epica e romanzo offerta dalle tarde “enciclopedie” italiane del romanzo cavalleresco. In realtà, l’autosufficienza dei cronotopi arturiano e carolingio si incrina già in alcuni romanzi in prosa due- trecenteschi che narrano l’attesa della venuta di Carlomagno. L’arrivo dell’imperatore nella sua veste – del tutto priva di credibilità storica – di conquistatore dell’Inghilterra, infrange l’illusione che la dissoluzione della Tavola Rotonda coincida con la fine irrevocabile di ogni altra narrazione arturiana: Carlomagno e i suoi paladini vengono infatti gravati della sfida dissoltasi con l’ultimo respiro della cavalleria errante e sono chiamati a rivisitare il passato sotto la luce vivificante della speranza che il sogno infranto possa rivivere. Con il presente intervento, si traccia un quadro delle variazioni a cui è sottoposto l’episodio dell’attesa della venuta di Carlomagno attraverso un esame comparativo delle redazioni contenute nelle versioni I e II del Tristan en prose per giungere infine alle riscritture italiane della tradizione tristaniana in prosa (in particolare la Tavola Ritonda). L’esame filologico delle differenti redazioni di testi che appartengono a contesti culturali e cronologici diversi mira a definire le differenti modalità di ricezione di un episodio che, attraverso l’illusione della stipula di un vero e proprio contrat narratif tra epica e romanzo, innesca interessanti riflessioni metanarrative sull’orizzonte d’attesa del pubblico della letteratura arturiana.

L’attesa della venuta di Carlomagno nei romanzi arturiani in prosa

Giulia Murgia
2018-01-01

Abstract

Le materie di Francia e di Bretagna sembrano caratterizzate, nel Medioevo, da una reciproca impermeabilità, che parrebbe pressoché perfetta almeno fino alla superba sintesi di epica e romanzo offerta dalle tarde “enciclopedie” italiane del romanzo cavalleresco. In realtà, l’autosufficienza dei cronotopi arturiano e carolingio si incrina già in alcuni romanzi in prosa due- trecenteschi che narrano l’attesa della venuta di Carlomagno. L’arrivo dell’imperatore nella sua veste – del tutto priva di credibilità storica – di conquistatore dell’Inghilterra, infrange l’illusione che la dissoluzione della Tavola Rotonda coincida con la fine irrevocabile di ogni altra narrazione arturiana: Carlomagno e i suoi paladini vengono infatti gravati della sfida dissoltasi con l’ultimo respiro della cavalleria errante e sono chiamati a rivisitare il passato sotto la luce vivificante della speranza che il sogno infranto possa rivivere. Con il presente intervento, si traccia un quadro delle variazioni a cui è sottoposto l’episodio dell’attesa della venuta di Carlomagno attraverso un esame comparativo delle redazioni contenute nelle versioni I e II del Tristan en prose per giungere infine alle riscritture italiane della tradizione tristaniana in prosa (in particolare la Tavola Ritonda). L’esame filologico delle differenti redazioni di testi che appartengono a contesti culturali e cronologici diversi mira a definire le differenti modalità di ricezione di un episodio che, attraverso l’illusione della stipula di un vero e proprio contrat narratif tra epica e romanzo, innesca interessanti riflessioni metanarrative sull’orizzonte d’attesa del pubblico della letteratura arturiana.
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