Il settore dell’azzardo legalizzato rappresenta l’esempio più calzante di quella che i due premi Nobel per l’Economia, George Akerlof e Robert Shiller hanno definito nel loro ultimo libro l’“economia della manipolazione e dell’inganno”. Argomentiamo qui, circa l’inefficacia di forme di regolamentazione tradizionali, che mal si adattano alla natura stessa del “bene” in questione. La fornitura azzardo, infatti, è progettata specificamente per indurre dipendenza sfruttando alcuni meccanismi cognitivi, come l’avversione alla perdita, gli errori nel giudizio probabilistico, la fallacia dello scommettitore e l’illusione del controllo. Una macchina economicamente perfetta: l’impresa che vende un “bene” di cui i consumatori non possono più fare a meno. La retorica del “gioco responsabile”, fondata sulla assunzione di razionalità del consumatore, unita ad una sempre più dilagante offerta, sostenuta da una pubblicità onnipresente, ha favorito negli anni recenti l’esplosione del numero dei giocatori, del volume di denaro raccolto e dei profitti delle società private coinvolte. Il regolatore nazionale sembra ignorare i costi sociali connessi a tale esplosione, lasciando, e spesso contrastando, l’azione di prevenzione dell’insorgenza della ludopatia alle Regioni e ai Comuni. Auspichiamo, infine, una seria e sistematica raccolta di dati che consenta l’elaborazione di una approfondita analisi costi/benefici che possa orientare i decisori politici ad ogni livello verso le azioni più efficaci nel promuovere primariamente il benessere dei cittadini piuttosto che le entrate erariali. In assenza di tali valutazioni le scelte politiche non potranno che essere, nel migliore dei casi, miopi, nel peggiore, nefaste.

L’economia della manipolazione e dell’inganno: il settore dell’azzardo in Italia

Pelligra, Vittorio
2018-01-01

Abstract

Il settore dell’azzardo legalizzato rappresenta l’esempio più calzante di quella che i due premi Nobel per l’Economia, George Akerlof e Robert Shiller hanno definito nel loro ultimo libro l’“economia della manipolazione e dell’inganno”. Argomentiamo qui, circa l’inefficacia di forme di regolamentazione tradizionali, che mal si adattano alla natura stessa del “bene” in questione. La fornitura azzardo, infatti, è progettata specificamente per indurre dipendenza sfruttando alcuni meccanismi cognitivi, come l’avversione alla perdita, gli errori nel giudizio probabilistico, la fallacia dello scommettitore e l’illusione del controllo. Una macchina economicamente perfetta: l’impresa che vende un “bene” di cui i consumatori non possono più fare a meno. La retorica del “gioco responsabile”, fondata sulla assunzione di razionalità del consumatore, unita ad una sempre più dilagante offerta, sostenuta da una pubblicità onnipresente, ha favorito negli anni recenti l’esplosione del numero dei giocatori, del volume di denaro raccolto e dei profitti delle società private coinvolte. Il regolatore nazionale sembra ignorare i costi sociali connessi a tale esplosione, lasciando, e spesso contrastando, l’azione di prevenzione dell’insorgenza della ludopatia alle Regioni e ai Comuni. Auspichiamo, infine, una seria e sistematica raccolta di dati che consenta l’elaborazione di una approfondita analisi costi/benefici che possa orientare i decisori politici ad ogni livello verso le azioni più efficaci nel promuovere primariamente il benessere dei cittadini piuttosto che le entrate erariali. In assenza di tali valutazioni le scelte politiche non potranno che essere, nel migliore dei casi, miopi, nel peggiore, nefaste.
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