Le relazioni ambientali che legano le comunità ai propri ambienti di vita e, soprattutto, l’identificazione e quantificazione dei benefici economici, sociali e culturali che le stesse traggono da essi in termini di servizi ecosistemici, sono divenute centrali nella pianificazione territoriale. La polarizzazione delle dinamiche di sviluppo attorno alle grandi città, tuttavia, continua a minare l’efficacia dei piani inibendo l’attivazione del capitale territoriale nelle aree rurali, definite al negativo ‘aree interne’. I sistemi agro-forestali non sono più utilizzati, il capitale edilizio cade in disuso, le conoscenze e le pratiche di manutenzione del territorio non si tramandano e si perdono generando i ‘paesaggi dell’abbandono’. I costi sociali degli attuali processi di produzione e di consumo divengono palesi e manifesti: dal dissesto idrogeologico, alla perdita di diversità biologica sino alla carenza dei servizi fondamentali di base per le comunità insediate (istruzione, sanità, mobilità, connettività virtuale — accesso a Internet). Nelle politiche pubbliche per le aree interne, tuttavia, l’approccio al governo delle trasformazioni territoriali non evolve e resta subordinato a fattori e domande esogene di crescita quantitativa, indifferenti alle specificità dei contesti e dei luoghi e alle loro interazioni. In risposta all’attuale policy-making, alcune comunità unitamente al mondo accademico lavorano per costruire modelli alternativi di pianificazione, basati sulla riscoperta e la valorizzazione delle produzioni tradizionali e delle pratiche sociali ad esse connesse, intese come ambiti spaziali allargati di beni comuni. Partendo dal concetto stesso di ‘area interna’ e dalle modalità con cui esso è stato declinato nella pianificazione passata, il contributo propone una riflessione sui modelli adottati nelle politiche pubbliche e nella pianificazione ordinaria e sulle loro relazioni con altri modelli alternativi bottom-up per lo sviluppo locale analizzando, attraverso l’esperienza sarda, il loro potenziale supporto all’ammodernamento delle politiche per lo sviluppo locale e per il governo del territorio.

L’esperienza bioregionalista e lo sviluppo delle aree interne. Una possibile applicazione alla regione Ogliastra

Anna Maria Colavitti;Sergio Serra;Alessia Usai
2018-01-01

Abstract

Le relazioni ambientali che legano le comunità ai propri ambienti di vita e, soprattutto, l’identificazione e quantificazione dei benefici economici, sociali e culturali che le stesse traggono da essi in termini di servizi ecosistemici, sono divenute centrali nella pianificazione territoriale. La polarizzazione delle dinamiche di sviluppo attorno alle grandi città, tuttavia, continua a minare l’efficacia dei piani inibendo l’attivazione del capitale territoriale nelle aree rurali, definite al negativo ‘aree interne’. I sistemi agro-forestali non sono più utilizzati, il capitale edilizio cade in disuso, le conoscenze e le pratiche di manutenzione del territorio non si tramandano e si perdono generando i ‘paesaggi dell’abbandono’. I costi sociali degli attuali processi di produzione e di consumo divengono palesi e manifesti: dal dissesto idrogeologico, alla perdita di diversità biologica sino alla carenza dei servizi fondamentali di base per le comunità insediate (istruzione, sanità, mobilità, connettività virtuale — accesso a Internet). Nelle politiche pubbliche per le aree interne, tuttavia, l’approccio al governo delle trasformazioni territoriali non evolve e resta subordinato a fattori e domande esogene di crescita quantitativa, indifferenti alle specificità dei contesti e dei luoghi e alle loro interazioni. In risposta all’attuale policy-making, alcune comunità unitamente al mondo accademico lavorano per costruire modelli alternativi di pianificazione, basati sulla riscoperta e la valorizzazione delle produzioni tradizionali e delle pratiche sociali ad esse connesse, intese come ambiti spaziali allargati di beni comuni. Partendo dal concetto stesso di ‘area interna’ e dalle modalità con cui esso è stato declinato nella pianificazione passata, il contributo propone una riflessione sui modelli adottati nelle politiche pubbliche e nella pianificazione ordinaria e sulle loro relazioni con altri modelli alternativi bottom-up per lo sviluppo locale analizzando, attraverso l’esperienza sarda, il loro potenziale supporto all’ammodernamento delle politiche per lo sviluppo locale e per il governo del territorio.
2018
aree interne; paesaggi dell’abbandono; Sardegna; bioregionalismo
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