La chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio – di impianto romanico e di cui non si conosce l’esatta data di edificazione – un tempo campestre e oggi immersa nel tessuto cittadino, si erge a Cagliari sul punto più alto del colle calcareo di Buon Cammino, in un ambiente naturale che, per la sua posizione, rappresentava, fin dal Medioevo, un luogo ideale a divenire sacro. Infatti, pur nella loro esiguità, le fonti di epoca Medievale e della prima Età Moderna dimostrano come, fin dal XIII secolo, e ancor prima, la chiesa dovesse essere già attiva e frequentata, dal momento che fu inclusa nell’itinerario della visita pastorale dell’Arcivescovo di Pisa Federico Visconti – avvenuta nel 1263 – e beneficiaria di alcune donazioni da parte dei fedeli. Tuttavia, come emerso da nuovi studi in campo storico artistico e da recenti scavi archivistici effettuati presso l’Archivio Storico del Capitolo della Cattedrale di Cagliari, è soprattutto tra il XVII e il XIX secolo che la chiesa e il paesaggio circostante si rivelano un luogo in costante cambiamento, teatro di profonde correlazioni tra maestranze artistiche, semplici laici, enti religiosi e realtà economico-industriali che, guidati dal permanere di devozioni differenti, si sono susseguiti nel tempo contribuendo alla crescita di questo spazio ecclesiastico e segnandone la storia. La coesistenza di tre differenti culti, rispettivamente di San Pancrazio, della Vergine del Buon Cammino e di San Lorenzo, che caratterizza la chiesa, offre inoltre allo studioso uno specchio della realtà devozionale cagliaritana e della sua evoluzione. La documentazione relativa all’amministrazione della chiesa – succursale della Cattedrale di Cagliari e alle dirette dipendenze del Capitolo Metropolitano della città – mette in luce i rapporti tra la stessa e i diversi soggetti, non sempre necessariamente legati al mondo ecclesiastico, che vi gravitavano intorno. Oltre agli aspetti puramente economici, la suddetta documentazione – costituita in buona parte da rendiconti, registri di entrata e di uscita e ricevute di pagamento – consente di comprendere le modalità di finanziamento delle festività che vi si svolgevano e rivela anche aspetti curiosi e inusuali che concorrono a modificare lo stesso paesaggio religioso. Il patrimonio documentario inedito mostra, tra l’altro, l’evoluzione di una figura centrale nella gestione della chiesa, quella dei custodi che, in assenza del canonico amministratore, dovevano occuparsi di vigilare sulla stessa, aprirla quotidianamente ai fedeli e renderla fruibile in concomitanza delle festività. Tra i custodi, si susseguirono sia semplici coppie di laici – non sempre di ottima condotta – che vivevano nei locali attigui alla chiesa, sia realtà gravitanti nel mondo religioso, come l’Istituto dei Ciechi gestito dalle Figlie della Carità, che realtà economico- industriali totalmente distaccate dal contesto ecclesiastico, come la fabbrica di birra della famiglia Preliasco, che, negli stessi locali, produceva e vendeva il suo prodotto. Infine, proprio le fonti riguardanti le festività, offrono l’opportunità di comprendere l’evoluzione, soprattutto durante il XIX secolo, dello spazio circondante la chiesa, che diventa tessuto di comunicazione e di relazioni sociali: il solitario colle calcareo su cui essa sorge, grazie allo svolgersi delle celebrazioni, diventa un luogo di ritrovo e motivo di abbellimento di un contesto non più esclusivamente campestre ma quasi cittadino.

Il colle di Buon Cammino e la chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio: luoghi del sacro a Cagliari tra Medioevo ed Età Contemporanea

Andrea Pergola
Primo
2018-01-01

Abstract

La chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio – di impianto romanico e di cui non si conosce l’esatta data di edificazione – un tempo campestre e oggi immersa nel tessuto cittadino, si erge a Cagliari sul punto più alto del colle calcareo di Buon Cammino, in un ambiente naturale che, per la sua posizione, rappresentava, fin dal Medioevo, un luogo ideale a divenire sacro. Infatti, pur nella loro esiguità, le fonti di epoca Medievale e della prima Età Moderna dimostrano come, fin dal XIII secolo, e ancor prima, la chiesa dovesse essere già attiva e frequentata, dal momento che fu inclusa nell’itinerario della visita pastorale dell’Arcivescovo di Pisa Federico Visconti – avvenuta nel 1263 – e beneficiaria di alcune donazioni da parte dei fedeli. Tuttavia, come emerso da nuovi studi in campo storico artistico e da recenti scavi archivistici effettuati presso l’Archivio Storico del Capitolo della Cattedrale di Cagliari, è soprattutto tra il XVII e il XIX secolo che la chiesa e il paesaggio circostante si rivelano un luogo in costante cambiamento, teatro di profonde correlazioni tra maestranze artistiche, semplici laici, enti religiosi e realtà economico-industriali che, guidati dal permanere di devozioni differenti, si sono susseguiti nel tempo contribuendo alla crescita di questo spazio ecclesiastico e segnandone la storia. La coesistenza di tre differenti culti, rispettivamente di San Pancrazio, della Vergine del Buon Cammino e di San Lorenzo, che caratterizza la chiesa, offre inoltre allo studioso uno specchio della realtà devozionale cagliaritana e della sua evoluzione. La documentazione relativa all’amministrazione della chiesa – succursale della Cattedrale di Cagliari e alle dirette dipendenze del Capitolo Metropolitano della città – mette in luce i rapporti tra la stessa e i diversi soggetti, non sempre necessariamente legati al mondo ecclesiastico, che vi gravitavano intorno. Oltre agli aspetti puramente economici, la suddetta documentazione – costituita in buona parte da rendiconti, registri di entrata e di uscita e ricevute di pagamento – consente di comprendere le modalità di finanziamento delle festività che vi si svolgevano e rivela anche aspetti curiosi e inusuali che concorrono a modificare lo stesso paesaggio religioso. Il patrimonio documentario inedito mostra, tra l’altro, l’evoluzione di una figura centrale nella gestione della chiesa, quella dei custodi che, in assenza del canonico amministratore, dovevano occuparsi di vigilare sulla stessa, aprirla quotidianamente ai fedeli e renderla fruibile in concomitanza delle festività. Tra i custodi, si susseguirono sia semplici coppie di laici – non sempre di ottima condotta – che vivevano nei locali attigui alla chiesa, sia realtà gravitanti nel mondo religioso, come l’Istituto dei Ciechi gestito dalle Figlie della Carità, che realtà economico- industriali totalmente distaccate dal contesto ecclesiastico, come la fabbrica di birra della famiglia Preliasco, che, negli stessi locali, produceva e vendeva il suo prodotto. Infine, proprio le fonti riguardanti le festività, offrono l’opportunità di comprendere l’evoluzione, soprattutto durante il XIX secolo, dello spazio circondante la chiesa, che diventa tessuto di comunicazione e di relazioni sociali: il solitario colle calcareo su cui essa sorge, grazie allo svolgersi delle celebrazioni, diventa un luogo di ritrovo e motivo di abbellimento di un contesto non più esclusivamente campestre ma quasi cittadino.
2018
Cagliari; Storia religiosa; Culti; Archivistica; Sardegna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/281968
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