Dopo essersi dedicato ad un lungo apprendistato dell’arte dell’oreficeria animato da diverse esperienze, e a una conseguente pratica dell’arte, e successivamente alla scultura in bronzo, Cellini negli ultimi anni della vita compone i due trattati dedicati all’oreficeria e alla scultura, nei quali indica le procedure delle tecniche: dal ‘niello’, al ‘filo’, dallo ‘smalto’ dell’oreficeria, al ‘getto’ della scultura in bronzo. Le tecniche portano in campo il nome degli strumenti (il coreggiuolo, il coreggioletto, i mantacetti da orefice, il mastico, il sangue di drago, il palettieri, il brunitoio, il mandriano, ecc.), la descrizione delle fasi della preparazione e della lavorazione, in cui prende forma lo stile segnato dai tecnicismi collaterali (struggere ‘fondere’, incorporare ‘fondere insieme’, serrato ‘compatto’), il ricorso ai nomi generali (“di accomodarla su una cosa di ferro lunga tanto…”). Nella rappresentazione dell’esperienza (“usando quella discrezione che ti si apresenta secondo le occasione”), nei singoli passaggi delle pratiche artigianali, dalla preparazione dei minerali, o della terra, dalla cottura, all’allestimento delle fornaci, si assiste alla nascita dell’opera dell’arte. Nella dichiarazione proemiale dell’autore, “in cambio di operare di terra o legno, presi la penna, e di mano in mano che la memoria mi porgeva, scrivevo tutte le mie estreme fatiche, fatte nella mia giovanezza, qual sono molte arte diverse l’una dall’altra”, agli strumenti dell’arte è sostituito lo strumento della scrittura, e necessariamente all’interno della descrizione delle tecniche trovano ampio spazio inserti biografici, mentre l’opera d’arte si accampa (fa il suo ingresso) nel testo: “Per essere stata la figura di grandezza di più di cinque braccia e con difficile attitudine ad avere una testa nella mano mancina levata in alto, figurata per la testa di Medusa, con molti ricchi ornamenti di capelli e serpi, ed il braccio ritto del mio Perseo tirato in dietro con attitudine ardita e la gamba mancina piegava assai: queste tutte diversità di membri fanno difficilissimo il getto…”.

Forgiare e fondere la lingua: le parole delle tecniche nei trattati di Benvenuto Cellini

Gabriella Macciocca
2020-01-01

Abstract

Dopo essersi dedicato ad un lungo apprendistato dell’arte dell’oreficeria animato da diverse esperienze, e a una conseguente pratica dell’arte, e successivamente alla scultura in bronzo, Cellini negli ultimi anni della vita compone i due trattati dedicati all’oreficeria e alla scultura, nei quali indica le procedure delle tecniche: dal ‘niello’, al ‘filo’, dallo ‘smalto’ dell’oreficeria, al ‘getto’ della scultura in bronzo. Le tecniche portano in campo il nome degli strumenti (il coreggiuolo, il coreggioletto, i mantacetti da orefice, il mastico, il sangue di drago, il palettieri, il brunitoio, il mandriano, ecc.), la descrizione delle fasi della preparazione e della lavorazione, in cui prende forma lo stile segnato dai tecnicismi collaterali (struggere ‘fondere’, incorporare ‘fondere insieme’, serrato ‘compatto’), il ricorso ai nomi generali (“di accomodarla su una cosa di ferro lunga tanto…”). Nella rappresentazione dell’esperienza (“usando quella discrezione che ti si apresenta secondo le occasione”), nei singoli passaggi delle pratiche artigianali, dalla preparazione dei minerali, o della terra, dalla cottura, all’allestimento delle fornaci, si assiste alla nascita dell’opera dell’arte. Nella dichiarazione proemiale dell’autore, “in cambio di operare di terra o legno, presi la penna, e di mano in mano che la memoria mi porgeva, scrivevo tutte le mie estreme fatiche, fatte nella mia giovanezza, qual sono molte arte diverse l’una dall’altra”, agli strumenti dell’arte è sostituito lo strumento della scrittura, e necessariamente all’interno della descrizione delle tecniche trovano ampio spazio inserti biografici, mentre l’opera d’arte si accampa (fa il suo ingresso) nel testo: “Per essere stata la figura di grandezza di più di cinque braccia e con difficile attitudine ad avere una testa nella mano mancina levata in alto, figurata per la testa di Medusa, con molti ricchi ornamenti di capelli e serpi, ed il braccio ritto del mio Perseo tirato in dietro con attitudine ardita e la gamba mancina piegava assai: queste tutte diversità di membri fanno difficilissimo il getto…”.
2020
978-88-7667-817-2
Linguaggi settoriali e specialistici; La lingua di Benvenuto Cellini; Etimologia e storia di parole
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