Il presente contributo coltiva l’ambizione di trattare di “diritto dell’ambiente” nel senso pregnante, dato che: pur attenendosi al dato "positivo", non ne è succube testimonianza. Si avanza, infatti, una proposta per tentare di "dominare" concettualmente quella "risorsa" e, con essa, la correlata materia, a partire dalla pluriqualificazione dell’interesse che vi orbita (per via della co-esistenza di principi antinomici, refrattaria all’invariabile affermazione di un “diritto soggettivo”), in un contesto globale di esperienza largamente improntato allo “sviluppo sostenibile”. In quest’ottica, s’intende assolvere ad un compito esulante da quello (strumentale alla didattica) proprio della manualistica in genere; infatti, di là da certa affinità di parvenza (sul piano espositivo), registrabile nella seconda parte, viene perseguito precipuamente un obiettivo "pedagogico", offrendo strumenti di comprensione alternativi onde stimolare una riflessione scientifica. A tal fine si è avanzata una riflessione che spazia dalla teoria generale della norma giuridica all’epistemologia ed alla logica dei sistemi. Così, nel governo dell’incertezza del futuro che tanta parte svolge nel campo ambientale (ben oltre i confini della responsabilità e della programmazione), solo emancipandosi dal monopolio dello schema normativo “ipotetico-casuistico” (cui, in definitiva, sono riconducibili anche "concetti-valvola" del tipo del “rischio – calcolabile –”) ed optando per la tecnica del “circolo ermeneutico”, la discrezionalità è in grado di "restituire" un’immagine autentica dell’interesse pubblico (concreto). Parimenti, solo superando anacronistiche forme di positivismo giuridico "debole" a favore di logiche (operazionale e sistemica) in grado di offrire una più salda piattaforma all’azione amministrativa, si rende assecondabile un proficuo interagire della disciplina giuridica in esame con le branche complementari del “sapere tecnico”: sull’assunto che l’"oggetto" comune vada circoscritto agli habitat naturali in un’ottica antropocentrica.

Introduzione di metodo al Diritto pubblico dell'ambiente

Cotza, Paolo
2020-01-01

Abstract

Il presente contributo coltiva l’ambizione di trattare di “diritto dell’ambiente” nel senso pregnante, dato che: pur attenendosi al dato "positivo", non ne è succube testimonianza. Si avanza, infatti, una proposta per tentare di "dominare" concettualmente quella "risorsa" e, con essa, la correlata materia, a partire dalla pluriqualificazione dell’interesse che vi orbita (per via della co-esistenza di principi antinomici, refrattaria all’invariabile affermazione di un “diritto soggettivo”), in un contesto globale di esperienza largamente improntato allo “sviluppo sostenibile”. In quest’ottica, s’intende assolvere ad un compito esulante da quello (strumentale alla didattica) proprio della manualistica in genere; infatti, di là da certa affinità di parvenza (sul piano espositivo), registrabile nella seconda parte, viene perseguito precipuamente un obiettivo "pedagogico", offrendo strumenti di comprensione alternativi onde stimolare una riflessione scientifica. A tal fine si è avanzata una riflessione che spazia dalla teoria generale della norma giuridica all’epistemologia ed alla logica dei sistemi. Così, nel governo dell’incertezza del futuro che tanta parte svolge nel campo ambientale (ben oltre i confini della responsabilità e della programmazione), solo emancipandosi dal monopolio dello schema normativo “ipotetico-casuistico” (cui, in definitiva, sono riconducibili anche "concetti-valvola" del tipo del “rischio – calcolabile –”) ed optando per la tecnica del “circolo ermeneutico”, la discrezionalità è in grado di "restituire" un’immagine autentica dell’interesse pubblico (concreto). Parimenti, solo superando anacronistiche forme di positivismo giuridico "debole" a favore di logiche (operazionale e sistemica) in grado di offrire una più salda piattaforma all’azione amministrativa, si rende assecondabile un proficuo interagire della disciplina giuridica in esame con le branche complementari del “sapere tecnico”: sull’assunto che l’"oggetto" comune vada circoscritto agli habitat naturali in un’ottica antropocentrica.
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