La rappresentazione del pianto rituale ricorre con imprevista regolarità nell’opera cinematografica di Pasolini, pur non acquisendo un ruolo preminente e manifestandosi sempre nella forma del frammento. Fin dalle sue prime collaborazioni (la stesura del testo per Stendalì, diretto da Cecilia Mangini nel 1960), Pasolini sembra interpretare il lamento funebre quale strumento capace di indagare l’incidenza del mito nella contemporaneità. D’altronde, come ha messo in luce de Martino, il pianto rituale ha istituito un rapporto costante e duplice con l’universo del mito. Le più rilevanti narrazioni del mondo antico (le stesse alle quali Pasolini fa spesso riferimento) hanno infatti rappresentato un luogo decisivo per la definizione di tale pratica e per la sua progressiva rimodulazione. Al contempo, la messa al bando del lamento funebre – portata a compimento dal cristianesimo – testimonia una volontà di superamento delle società arcaiche. Ma per il suo prolungato atto di resistenza, il pianto rituale sembra partecipare alla fondazione di una nuova mitologia: quella della sopravvivenza dell’arcaico nel contemporaneo. Precisamente in questi termini, la lamentazione sul defunto acquisisce un ruolo rilevante anche nel cinema documentario e di finzione di Pasolini, dove esso contribuisce a testimoniare la progressiva e irrimediabile cancellazione del mondo rurale dall’orizzonte della modernizzazione.
Agonia di un mondo arcaico. Mitologia del pianto funebre nel cinema di Pasolini
Mattia Cinquegrani
2016-01-01
Abstract
La rappresentazione del pianto rituale ricorre con imprevista regolarità nell’opera cinematografica di Pasolini, pur non acquisendo un ruolo preminente e manifestandosi sempre nella forma del frammento. Fin dalle sue prime collaborazioni (la stesura del testo per Stendalì, diretto da Cecilia Mangini nel 1960), Pasolini sembra interpretare il lamento funebre quale strumento capace di indagare l’incidenza del mito nella contemporaneità. D’altronde, come ha messo in luce de Martino, il pianto rituale ha istituito un rapporto costante e duplice con l’universo del mito. Le più rilevanti narrazioni del mondo antico (le stesse alle quali Pasolini fa spesso riferimento) hanno infatti rappresentato un luogo decisivo per la definizione di tale pratica e per la sua progressiva rimodulazione. Al contempo, la messa al bando del lamento funebre – portata a compimento dal cristianesimo – testimonia una volontà di superamento delle società arcaiche. Ma per il suo prolungato atto di resistenza, il pianto rituale sembra partecipare alla fondazione di una nuova mitologia: quella della sopravvivenza dell’arcaico nel contemporaneo. Precisamente in questi termini, la lamentazione sul defunto acquisisce un ruolo rilevante anche nel cinema documentario e di finzione di Pasolini, dove esso contribuisce a testimoniare la progressiva e irrimediabile cancellazione del mondo rurale dall’orizzonte della modernizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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